Un milione di persone sono fuggite dall’Ucraina da quando l’esercito russo ha invaso il Paese. Sono le stime che l’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati ha recentemente rilasciato con un tweet. In soli setti giorni sotto gli occhi del mondo si è materializzato un esodo biblico di profughi verso i Paesi vicini. Secondo la Fondazione Gimbe, il Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze, c’è urgente necessità di un piano vaccinale anti-Covid per i soggetti anziani e più fragili.
È una lunga catena umana quella che si allontana dall’Ucraina. Uomini, donne, bambini, anziani, persone fragili continuano ad attraversarne i confini per mettersi in salvo. Giungono in Polonia (dove si concentra il flusso maggiore), Romania, Moldavia, Ungheria.
Dalle 4 del mattino – ora italiana – dello scorso 24 febbraio la loro vita è cambiata. Tra il contrastante alternarsi di un’opinione pubblica scettica su un conflitto nel cuore dell’Europa, ad oggi sono almeno 2.000 le vittime civili in Ucraina secondo il governo locale. C’è chi resiste, ma c’è anche chi scappa. Soprattutto chi fugge dagli esiti di un conflitto che ha scosso la pace europea dopo anni.
Profughi in cerca di pace anche in Italia
Dall’inizio degli attacchi, secondo l’agenzia della Guardia di frontiera polacca, la sola Polonia ha dato ospitalità a quasi 600.000 persone. Il nostro Paese invece – stando perlomeno alle stime dell’Associazione Italia-Ucraina – attenderebbe circa 800.000 persone. Ad oggi, ai confini del Friuli Venezia Giulia, sono giunti per il momento solo 4.000 ucraini.
Non dobbiamo dimenticare che qui, in Italia, abbiamo la più grande comunità ucraina in Europa con 236.000 residenti. Allo stato attuale neanche il Viminale, data la fluidità della situazione e l’impossibilità di stabilire la durata del conflitto, riesce a quantificare il possibile numero di profughi. Si lavora su un’accoglienza basata soprattutto sul supporto (sanitario, alimentare, formativo) a chi troverà ospitalità a casa di amici e familiari che vivono e lavorano nel nostro Paese.
Ad oggi sono la Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Veneto e la Campania le regioni che presentano le comunità più vaste. E sono anche quelle che si stanno dando più da fare per affrontare l’emergenza.
Non serve solo accoglienza ma anche vaccini, soprattutto per anziani e soggetti fragili
Ci sono ulteriori aspetti che destano pensieri al di là della guerra. Aspetti sanitari. L’OMS stessa ha espresso preoccupazione su una possibile recrudescenza del Covid in Europa dovuti alle rotte dei profughi.
Nonostante i segnali positivi delle ultime settimane, la pandemia non sembra essere ancora agli sgoccioli. L’Italia, rispetto agli altri Paesi europei, è fra i Paesi con la più bassa percentuale di popolazione non vaccinata (16,1%). Non può dirsi però la stessa cosa per l’Ucraina che ha tassi di copertura ridotti. Solo il 35% della popolazione risulta essere vaccinato e ovviamente il Covid in questo momento, data la situazione, non è tra le priorità.
Da qui è nato l’appello della Fondazione Gimbe dopo l’ultimo rapporto sulla pandemia. Secondo il suo presidente, Nino Cartabellotta, i dati vaccinali ucraini non vanno sottovalutati visto che la drammatica situazione porterà in Italia migliaia di persone dalle aree di guerra nelle prossime settimane. I piani di accoglienza del Governo per i civili in fuga dovranno quindi includere necessariamente un programma di vaccinazioni che guardi con particolare attenzione agli anziani e ai soggetti fragili.
(Foto Apertura: Yanosh Nemesh/Shutterstock.com)
© Riproduzione riservata