Dato il periodo che stiamo vivendo la notizia non ha goduto della massima attenzione. L’emergenza sanitaria e tutte le problematiche a questa collegate sono ormai l’argomento principe dell’informazione, capace di oscurare tutto il resto.
Invece, il gesto di Twitter, uno dei più importanti Social Network del panorama digitale, rappresenta un ulteriore passo in avanti nella lotta all’ageismo. Agli inizi dello scorso marzo la dirigenza del famoso Social ha deciso di rivedere nel suo regolamento le categorie protette dalle policy contro le discriminazioni.
Twitter e l’ageismo inteso come hate speech
Da qualche mese a questa parte, insomma, l’uccellino più famoso della Rete riconosce come hate speech – cioè come discorsi di incitamento all’odio – anche i commenti offensivi contro gli anziani.
Si tratta di una “revisione” che include contemporaneamente anche le categorie di chi è disabile e malato. Se l’anno scorso erano stati aggiunti nella lista frasi e atteggiamenti che potevano offendere gruppi religiosi, ora il Social può contrastare anche i tweet che discriminano anziani, disabili e malati.
In genere, i Social Network presentano approcci diversi alle discriminazioni, non valutandole sempre allo stesso modo. In linea di massima, però, tendono ad aggiornare continuamente le loro policy sulla base dei trend di interazione tra gli utenti. L’obiettivo finale è chiaramente contenere i comportamenti più pericolosi e velenosi osservati nel corso degli ultimi mesi, in modo da stroncarli.
Ad oggi, oltre a quelle citate, la lista di categorie protette da Twitter contro l’hate speech include le etnie e le razze, le nazionalità, le caste, gli orientamenti sessuali, le identità di genere e le affiliazioni religiose.
(Foto: Tero Vesalainen/Shutterstock.com)
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