Si rafforzano le protezioni e i sistemi d’allarme nei musei. Eppure, anche se in misura minore rispetto agli scorsi anni, non si fermano i furti né i trafficanti senza scrupoli. I dati del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri.
Mentre Napoleone rastrellava opere d’arte dai territori conquistati con le sue Campagne, lo studioso francese Quatremère de Quincy scriveva che un museo «è composto dai luoghi, dai siti, dalle montagne, dalle strade, dalle vie antiche, dalle rispettive posizioni delle città in rovina, dai rapporti geografici, dalle relazioni fra tutti gli oggetti, dai ricordi, dalle tradizioni locali, dagli usi ancora esistenti, dai paragoni e dai confronti che non si possono fare se non nel Paese stesso». Una denuncia forte di come la perdita di “pezzi” del patrimonio artistico e archeologico di un popolo sia un depauperamento della sua identità, della sua storia, della sua cultura, e un impoverimento del suo futuro.
Non sembri retorica ma piuttosto un invito alla sua valorizzazione e preservazione, perché nel tempo il patrimonio storico-artistico (e anche paesaggistico) italiano è sempre stato, ed è tuttora, costantemente a rischio. Sue nemiche giurate, di volta in volta, sono state le guerre e le calamità naturali, l’incuria e la polvere del tempo, ma soprattutto, ieri oggi domani, l’umana ingordigia. Non solo, da più parti si lamenta che in Italia si stia a poco a poco perdendo, da parte della gente, e dei giovani in particolare, l’attenzione e la conoscenza dei valori che l’arte porta con sé e diffonde, attenzione e conoscenza che costituiscono la loro più importante difesa.
Oggi i musei sono protetti piuttosto bene – gli ultimi furti sono delle rapine, effettuati bloccando l’addetto alla vigilanza e non perché l’impianto d’allarme non funzionava o non era inserito -, ma per gli scavi e le chiese la situazione è differente, perché gli uni sono diffusi su ampie zone e le altre sono numerosissime e non di rado non presidiate. Non c’è lo stesso livello di sicurezza di un museo, dove però ci sono numerose opere importanti, mentre in altre situazioni magari ce n’è una sola o non si sa neppure se sotto terra c’è qualcosa.
Il dossier Attività operativa 2021 del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri è il più recente specchio della situazione in Italia dei traffici illeciti di beni culturali e del loro contrasto. I dati dicono di oltre 2.000 persone denunciate e più di 1.200 deferite all’autorità giudiziaria, con quasi 7.000 controlli (38 gli scavi clandestini chiusi) e 565 perquisizioni. Il NTPC, solo lo scorso anno, ha recuperato quasi 34.000 beni (tra cui 23.441 reperti archeologici) e di 1.748 falsi (particolarmente importante l’operazione contro una banda di contraffattori delle opere di Francis Bacon), per un valore di circa 550 milioni di euro. Risultati importanti, che da alcuni anni fanno sì che le azioni illegali legate ai beni artistici siano in calo, e per il 2021 il confronto è con il 2020, annus horribilis della pandemia, in cui qualunque attività si era come sospesa, comprese quelle criminali. E, se i furti sono aumentati da 287 a 346, quasi uno al giorno, si è dimezzato il numero delle opere trafugate.
Il NTPC ha recuperato di tutto, dalle statuette di epoca precolombiana a vari reperti archeologici romani, dai sarcofagi ai crateri, dalle antefisse alla preziosa Testa dell’Imperatore Settimio Severo (tra le principali restituzioni ottenute da numerosi stati), dalle monete ai libri antichi, dagli affreschi strappati agli elementi architettonici, fino a quadri più recenti, tra cui un fondo oro del maestro del Quattrocento senese Sano di Pietro e un importante dipinto del XVI secolo di Key Willem, trafugato dalle truppe naziste nel giugno 1944 ai danni di Villa San Marco di Perugia. E fino ai 658 falsi Bacon in tecnica mista, pronti a essere immessi sul mercato per un valore valutato attorno ai 240 milioni di euro. Inoltre, la recente approvazione del progetto di legge A.C. 893-B riforma le disposizioni penali a tutela del patrimonio culturale, contenute prevalentemente nel “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (D. Lgs. n. 42 del 2004), e le inserisce nel Codice penale, con un inasprimento delle sanzioni e la possibilità di utilizzare nuovi strumenti d’indagine, tra cui l’attività sotto copertura e l’attivazione di siti civetta per i reati di riciclaggio e auto-riciclaggio di beni culturali.
© Riproduzione riservata