La riassume così Tsuneko Sasamoto la ricetta del successo e della sua lunga vita: «Non dovresti mai diventare pigro. Mantieniti positivo e non lasciarti andare. Imponi a te stesso di stare attento: è il modo giusto per andare avanti». E c’è da crederle visto che è una tra le più longeve fotogiornaliste al mondo, nonché una donna che, a 105 anni, è ancora in piena attività.
La fotoreporter, infatti, è al lavoro su un nuovo progetto – Hana Akari, un tributo agli amici fotografi scomparsi. A guidare da sempre il suo lavoro è stata la curiosità – come ammette lei stessa -, una caratteristica balzata agli occhi dei suoi committenti quando aveva appena 25 anni e che attirò l’attenzione degli editori con le foto del suo Giappone post-bellico.
Le origini di una lunghissima carriera
Con una carriera iniziata nel 1940, la Sasamoto ha infatti testimoniato il passaggio del Giappone dalla Guerra a superpotenza economica. Ha ritratto la povertà, Hiroshima dopo i bombardamenti, la realtà intima e inafferrabile delle Geishe nonché i tumulti sociali e politici di un Paese in rapida ascesa. Ma è stata anche la fotografa che ha saputo delineare il profilo di donne indipendenti nate nell’era Meiji (1868-1912) e che hanno lottato contro il sessismo radicato per trovare la propria voce come attrici, attiviste e romanziere. A settembre scorso, quando ha compiuto 105 anni, ha detto: «Da sempre avverto l’esigenza di affrontare il mondo e far conoscere ciò che vedo. Voglio solo scattare foto». Foto i cui volti spaziano da cittadini poveri che si guadagnano di che vivere ai contestatori studenteschi fino ai minatori in sciopero.
Timida o audace?
E nonostante dica di essere stata una giovane timida, spesso il suo comportamento sul lavoro si è rivelato piuttosto audace, almeno quando si trattava di scattare la foto perfetta. Memorabile l’occasione in cui fu incaricata di fotografare il generale Douglas MacArthur. L’ordine era di non parlare ai membri dell’esercito: lei chiese al comandante supremo delle forze armate e a sua moglie di posare di nuovo.
Una reporter tra colleghi uomini
Ma essere donna – e per giunta fotoreporter – in quegli anni non deve essere stato affatto facile. «Le donne – ha raccontato Tsuneko Sasamoto ai cronisti giapponesi – dovevano indossare gonne e tacchi alti quando lavoravano, il che rendeva difficile salire le scalette per scattare da angolazioni più alte e migliori». Uno svantaggio che si univa al fatto di «dover sopportare commenti discriminatori da parte di funzionari e burocrati» che le capitava di fotografare.
La vita privata
Un lavoro, il suo, che dava in casa non poche preoccupazioni specie perché Sasamoto era abituata a lavorare fino a tardi la sera. Fu infatti il fratello a dirle di mollare tutto e sposarsi, cosa che lei respinse con fermezza. Il primo matrimonio, però, avvenne e il divorzio arrivò che aveva appena trent’anni. Lui l’aveva sostenuta sul lavoro ma, come lei stessa ricorda: «È difficile trovare il tempo e capirsi quando si lavora come freelance». Un matrimonio finito presto, dunque, seguito poi da uno più longevo, interrotto dalla scomparsa in età matura del secondo compagno. «Oggi vivo da sola – dice – ma mi tengo in contatto con la famiglia e gli amici, tra cui le figlie del mio primo marito e sua sorella».
L’elisir di lunga vita di Tsuneko Sasamoto
Ma qual è il segreto di una vita e una carriera così longeva? La fotoreporter non ha dubbi: «La passione per il lavoro e una dieta sana che prevede un bicchiere di vino rosso a cena e un pezzo di cioccolato ogni giorno». Ma stando al suo racconto, la carta vincente è anche mantenersi al passo coi tempi: «Oggi le macchine fotografiche sono molto più leggere e non faccio alcuna fatica a portarle in giro. Certo, preferisco quelle vecchie, anche se le uso poco. Mi cimento ogni giorno con le fotocamere digitali, anche se le tante funzioni, talvolta, non mi sono chiare».
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