Il Coronavirus non ha fermato gli spacciatori di fake news, figuriamoci i cybercriminali. Sembra anzi ci sia stata un’impennata di reati informatici.
Il motivo è semplice: la situazione attuale si è trasformata in una vera e propria manna per gli hacker che hanno pensato bene di rimettere in azione malware da tempo sopiti.
È il caso del trojan bancario Zeus Sphinx. Uscito di scena da circa tre anni, ha iniziato a ripresentarsi verso dicembre. A marzo c’è stato un significativo aumento del suo traffico, dovuto all’interesse per le notizie sul Covid-19. Si può infatti camuffare in un semplice documento Office e, una volta avviato, può copiare e inviare dati ad un server remoto.
I cybercriminali stanno sfruttando lo stato d’animo dei cittadini confinati in casa dall’attuale emergenza. Centinaia di milioni di persone, a livello globale, sono impegnate nello smart working e lezioni scolastiche online. Senza contare che c’è chi fa la spesa attraverso le piattaforme di e-commerce oppure fa lunghe conversazioni in videocall.
In questa situazione Internet si sta rivelando (per chi ancora non lo avesse capito) uno strumento indispensabile. Ma l’altra faccia della medaglia resta una maggiore esposizione al rischio di attacco.
Secondo Bitdefender, leader nella sicurezza informatica, a marzo le segnalazioni di malware legati all’emergenza Coronavirus sono cresciute di oltre il 475%. Dopotutto i cybercriminali non si fanno scrupolo di nulla: lanciano persino campagne phishing e tentano frodi online contro le strutture sanitarie già in ginocchio.
Vecchi e nuovi cyber-rischi in tempi di Coronavirus
Di sicuro il rischio più frequente, al di là dell’emergenza sanitaria in corso, resta il furto di informazioni, come i dati relativi a carte di credito e a codici d’accesso all’home bankig.
Ora però in palio, per via dello smartworking, ci sono anche delicate e riservate informazioni lavorative. Una possibile criptazione dei dati sui dischi rigidi potrebbe far perdere il sonno a qualsiasi persona impegnata a lavorare da casa. In genere, si tratta di inconvenienti dovuti ad un attacco ransomware dopo il quale i cybercriminali chiedono un riscatto per sbloccare i file “rubati”.
C’è sempre poi il “vecchio e caro” furto delle credenziali d’accesso a social network, alla posta elettronica o ai servizi di streaming online. Ma sussiste un altro aspetto molto più preoccupante: il rischio che i minori, collegati in video-lezioni, possano essere adescati da malintenzionati che sfruttano la rete per i loro scopi.
Rendiamo la vita difficile ai cybercriminali
Tutto sommato le regole per preservare la nostra sicurezza on line non sono difficili da ricordare e attuare. Innanzitutto, lì dove è possibile, è sempre bene proteggere i propri account con una doppia autenticazione.
Magari, per ottenere password più forti, possiamo provare ad usare programmi e strumenti in grado di generarle. Così eviteremo di impiegare sempre la medesima password. Qualche suggerimento? In questo caso possiamo usare programmi come Bitwarden, 1Password, LastPass, KeePass, Dashlane, etc. Sul Web c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Altra regola aurea: facciamo continui back-up su hard disk esterni per salvaguardare i nostri dati. E non dimentichiamoci di tenere aggiornati tutti i dispositivi con cui ci colleghiamo a Internet. Parliamo di computer sì, ma anche di tablet e smatphone. Le vulnerabilità sono ovunque e gli aggiornamenti ci forniscono le patch, le “pezze”, cioè quelle porzioni di software progettate per aggiornare o migliorare un programma e risolvere anche eventuali problemi di sicurezza.
Ultimo, ma non meno importante: usiamo un antivirus. Ogni dispositivo che naviga in rete deve averlo, si tratta di uno strumento essenziale per proteggersi dai malware.
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