In Italia c’è molta più socialità tra i senior rispetto ad altri Paesi europei. E proprio questo sembrerebbe aver innescato anche una maggior circolazione del Covid-19.
A prima vista potrebbe apparire come una riflessione tutta da verificare, invece è quanto emerge da una ricerca pubblicata sulla famosa rivista scientifica Plos One. A condurre lo studio sono state l’Università di Trento, della Sorbona e di Bologna. Fino ad oggi si era sempre pensato che fosse stata la forza dei legami tra generazioni, all’interno delle famiglie, a propagare il virus, soprattutto in una prima fase.
La socialità: è lei la variabile principale
Stando a questo studio, invece, a fare da vettore è stato il maggior numero di incontri quotidiani, con persone di qualsiasi età, che gli italiani hanno avuto in modo più cospicuo rispetto ad altri Paesi europei come la Germania e il Regno Unito. Amiamo più stare con gli altri, circondarci di persone anziché chiuderci in casa: eccolo l’identikit italiano che supera ogni barriera anagrafica.
Gli studiosi dei tre atenei, per individuare i fattori potenzialmente più rilevanti nella diffusione del Coronavirus, si sono serviti di una serie di metodi di simulazione, che hanno poi combinato con dati reali sulle caratteristiche dei contatti sociali di persona.
A finire sotto la lente di ingrandimento, in particolare, sono state le peculiarità delle reti sociali in Italia, Germania e Regno Unito. Si sono concentrati sulla cosiddetta “degree distribution”, ovvero su quanti contatti faccia a faccia hanno, mediamente, le persone in queste tre Paesi. Poi ad essere preso in considerazione è stato una altro fattore: l’“age-mixing”, ovvero le differenze di età delle persone che si incontrano. Infine, un altro parametro rilevante è il “clustering”, ovvero la tendenza delle persone a condividere gli stessi contatti nelle reti sociali.
Ebbene, mettendo a confronto e in relazione queste tre variabili, e raccogliendo i dati di Italia, Germania e Regno Unito, è emerso che le differenze di età tra i contatti sociali hanno un impatto decisamente basso. Invece, a determinare una maggior diffusione del contagio, è stato il numero complessivo di contatti faccia a faccia tra le persone. E in questa particolare classifica, i senior italiani, hanno primeggiato sui tedeschi e sugli anglosassoni.
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