L’estate è appena terminata, ormai tutti o quasi hanno fatto rientro dalle meritate ferie. Le scuole sono iniziate e anche i pensionati hanno terminato le vacanze settembrine. L’autunno però, come ogni anno, immerge tutti nella realtà quotidiana della burocrazia.
L’invenzione della burocrazia
Così, con un termine che abbiamo imparato a detestare, si chiama l’insieme della pubblica amministrazione, da quella statale in giù per i mille rivoli che diventano per ognuno di noi lacci e lacciuoli sempre più complessi da sciogliere. Quella che fu inventata attorno al 1750 sommando i termini bureau, “ufficio”, e kratòs, che in greco indica il “potere”. É una parola cui già l’economista e ministro del commercio francese J.C.M. Vincent de Gournay – che la coniò – diede una valenza negativa. L’inventore della teoria del laissez faire et laissez passer, ovvero della più ampia liberalizzazione dei commerci e delle attività artigianali e industriali, non poteva che essere contro il centralismo regolamentatore, ereditato dalla gestione dell’economia nel XVII secolo a opera di Jean-Baptiste Colbert, che pure aveva salvato la Francia dalla bancarotta.
La burocrazia di oggi
Oggi le code agli sportelli, gli uffici dove è impossibile trovare un filo di Arianna di riferimento e dove gli utenti possono sembrare un pallone da basket da far rimbalzare dall’uno all’altro, i tempi di attesa geologici, sono diventati una quotidianità con cui confrontarsi. È troppo spesso un problema concludere un adempimento amministrativo. La burocrazia che alimenta sé stessa, grazie anche a norme affidate nella loro stesura finale agli stessi burocrati, è la vera “padrona” del Paese. Tanto che le semplificazioni della Pubblica amministrazione e degli adempimenti amministrativi da tutti individuate come necessarie ormai da lustri e lustri si sono per ora limitate ad alcune possibilità di eseguire l’autocertificazione, ad alcuni documenti che si possono richiedere online e – come aiuto a ricordarle – al portare le scadenze di carta d’identità e patente, con il primo rinnovo, al giorno del compleanno del titolare. Non molto.
SPID, facilitatore di burocrazia
La strada per rendere snello il rapporto con la pubblica amministrazione è ancora molto lunga, però qualche trucco per approfittare di quanto fatto finora c’è. Il suggerimento iniziale è quello di attivare lo Spid, la propria identità digitale. Questo sistema di identificazione consente, utilizzando le stesse credenziali (nome utente e password), di accedere a tutti i servizi pubblici online. L’attivazione è relativamente semplice, anche se richiede un riconoscimento a vista – via cam per i più preparati oppure presso un ufficio postale, previo appuntamento facilmente ottenibile sul sito delle Poste – e la presentazione di carta d’identità e codice fiscale, oltre a un numero di cellulare e una casella mail personali. Una volta in possesso dei dati dello SPID non si dovranno più ricordare decine di codici di accesso diversi. E si eviteranno code inutili e assembramenti, quanto mai da eludere in questo momento storico.
Attenzione a scadenze e rinnovi
Se non sono coperte dall’identità digitale ci sono comunque diverse pratiche che vanno o possono essere risolte in modalità telematica. Quindi è sempre meglio controllare prima se si può utilizzare la rete. Inoltre, come accennavamo per le Poste, c’è spesso la possibilità di prenotare l’appuntamento sul sito dell’ente cui ci si deve rivolgere: meglio verificare. Infine ricordiamo sempre che la burocrazia ha tempi dilatati rispetto ai nostri. Ci pone di fronte a scadenze da ricordare, uffici da scovare e procedure più o meno complicate da seguire. Per non perdersi in questo dedalo e minimizzare le comunque inevitabili perdite di tempo è opportuno tenere sempre d’occhio le scadenze – spesso pratiche e documenti devono essere rinnovati entro termini precisi – e muoversi con anticipo, senza ridursi all’ultimo minuto, preparando per tempo tutto ciò che serve, ricevute/incartamenti/attestati/certificati e quant’altro, per portare a termine l’operazione ed evitare viaggi e attese inutili.
Custodire i documenti
Infine ricordiamo sempre che, una volta risolta la pratica, sia essa un mutuo, un’iscrizione a scuola, un documento di viaggio, oppure abbia a che fare con il Servizio sanitario nazionale o con l’Inps o con una banca, i passaggi richiesti non sono conclusi. Bisogna conservare testimonianza documentale di quanto fatto, perché tutto può essere contestato, magari in forma indiretta (e anche se la legge prevede scadenze per alcune documentazioni, comprese quelle fiscali), perfino dopo molti anni.
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