Qual è la routine quotidiana degli ospiti delle Rsa? A questa domanda prova a rispondere lo studio condotto da un team di ricerca australiano.
Un gruppo di ricercatori australiani ha condotto una ricerca per scoprire la routine nelle Rsa. Lo ha fatto attraverso il monitoraggio di 39 persone residenti in sei diverse strutture residenziali assistite di Sydney, per un totale di 312 ore, fra il 30 settembre 2019 e il 16 gennaio 2020. Lo studio, approvato dal Macquarie University Human Research Ethics Committee, è stato condotto attraverso un programma di osservazione concordato con ogni struttura.
Lo studio su Rsa
I partecipanti sono stati scelti in base all’età, pari o superiore ai 55 anni. E anche alla residenza in struttura o in un reparto indipendente, alla volontà di partecipare, alla consapevolezza nel poter fornire un consenso scritto. Non solo, anche a seguito di diagnosi medica che certificasse l’assenza di traumi cerebrali o patologie neurodegenerative.
I risultati della ricerca australiana
Dall’osservazione prolungata è risultato che dopo la sveglia e la cura personale, a volte assistita dagli operatori, si trascorre del tempo nella sala da pranzo per la colazione e il resto della mattinata nell’area comune o nel salotto, partecipando a volte a un’attività gestita dal personale della struttura.
Dopo il pranzo, la maggior parte degli ospiti rientra nella sua stanza fino all’ora di cena. I momenti dei pasti risultano essere quelli di massima interazione.
In generale, il 45% del campione ha trascorso la maggior parte della giornata nella sua stanza, prevalentemente da solo, il 55% ha interagito per almeno un terzo del suo tempo quotidiano con un altro residente. La maggiore socialità si è dimostrata associabile a una migliore qualità della vita dell’ospite, che ha assunto livelli inferiori per coloro che restavano maggiormente da soli o avevano pochi scambi comunicativi quasi ed esclusivamente con il personale sanitario.
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Plos One e hanno messo in evidenza alcune criticità: se è vero che gli anziani oggetto di indagine sono stati in gran parte attivi, in termini di attività condotte durante la giornata e di scambi sociali con gli altri ospiti, è altrettanto vero che in termini di socializzazione di possano creare nuove opportunità.
Le criticità
Non bisogna dimenticare, come hanno sottolineato i ricercatori, che il passaggio dalla propria casa alla Rsa è un momento molto delicato, spesso associato a una perdita di indipendenza, di identità e di controllo, quindi non dovrebbe sorprendere che i livelli di benessere psicofisico che si riscontrano nelle strutture possano essere non ottimali.
Ricerche precedenti hanno rilevato che i residenti partecipano con difficoltà alle attività proposte dalla struttura. E anche le conversazioni spesso si riducono solo a brevi scambi con gli operatori relativi alle proprie cure fisiche.
I suggerimenti dei ricercatori
Inoltre, secondo quanto è emerso, i ricercatori consigliano di sopperire alla carenza endemica di personale che potrebbe favorire una maggiore varietà di attività. Suggeriscono poi di adattare il metodo Montessori all’ambiente delle Rsa. Questo per creare un approccio collaborativo con attività di apprendimento attraverso il gioco, per esercitare la memoria e stimolare l’indipendenza e l’interesse.
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