Un programma di allenamento per le persone affette da decadimento cognitivo lieve è in grado di rallentare i sintomi neurodegenerativi.
Si chiama Train the brain il programma sviluppato dall’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa, in collaborazione con l’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa e dell’Ircss Fondazione Stella Maris. I risultati del progetto sono pubblicati sulla rivista Age and Aeging e hanno dimostrato effetti benefici anche a distanza di tempo.
“Lo studio è cominciato nel 2012 ma, mentre nelle sperimentazioni passate abbiamo analizzato i risultati subito dopo il training, in questa sessione abbiamo deciso di osservarne gli effetti a distanza di diversi mesi dall’allenamento”, ha spiegato Alessandro Sale, primo autore della ricerca. “I risultati ci dicono che gli stimoli ambientali riescono ad arrestare, e talvolta far regredire, il decadimento cognitivo dei partecipanti, e gli effetti benefici perdurano nel tempo. Questi effetti non sembrano essere condizionati dai fattori generalmente correlati alla demenza, come il genere, l’età e il tasso di scolarità. Inoltre il miglioramento appare più marcato nelle donne e nei soggetti con minor gradi di istruzione, che all’inizio del training presentavano una maggiore compromissione delle funzioni cognitive.”
Lo studio
I 113 partecipanti al programma sono stati accolti in una struttura all’interno dell’area di ricerca del Cnr, dove è stata allestita una sorta di palestra della mente. Al suo interno c’è la possibilità di esercitare la memoria, la logica e l’attenzione. I partecipanti hanno affrontato cicli di stimolazione cognitiva e motoria, anche attraverso la musicoterapia, in un contesto creativo, effettuando attività individuali e di gruppo. La sperimentazione si è svolta in due sessioni settimanali di allenamento in palestra, condotte da fisioterapisti, e con lo svolgimento periodico di test guidati da medici specialisti in neurologia.
“La popolazione dei paesi industrializzati vede aumentare costantemente la percentuale di anziani, un processo di invecchiamento demografico che comporta un incremento del numero di persone che sviluppano forme di demenza anche gravi, come l’Alzheimer”, ha dichiarato Lamberto Maffei, ricercatore ed ex direttore del Cnr-In. “Una vita ricca di stimoli si dimostra un paradigma ideale per incentivare la plasticità cerebrale in maniera non invasiva, con effetti più marcati negli anziani, una fascia di popolazione che spesso è costretta a vivere in condizioni di isolamento e di carenza, o assenza, di stimoli.”
A supporto del progetto, la sezione di Epidemiologia e ricerca sui servizi sanitari ha realizzato una piattaforma web. Al suo interno è attiva un’opportuna profilazione delle utenze per la raccolta dei dati forniti dai ricercatori: valutazioni neuropsicologiche e comportamentali, test di funzione vascolare, analisi genetiche, test olfattometrici, esami biochimico-clinici, risonanze magnetiche, terapie farmacologiche e stili di vita. Questi dati sono stati considerati per la conferma della diagnosi di disturbo cognitivo e per valutare successivamente eventuali regressioni/avanzamenti della condizione patologica.
Un progetto utile alla prevenzione
Lo scorso anno la Fondazione Igea ha proposto l’applicazione del protocollo Train the brain in alcune aziende per la prevenzione dei lavoratori. Un’iniziativa contro l’invecchiamento del cervello, la perdita di memoria e le patologie collegate come le demenze e l’Alzheimer. In questo caso i test tendono a valutare le risorse personali, monitorandole nel corso degli anni, e il protocollo, con modalità diverse, costituisce un’azione di prevenzione importante. Tanto che lo stesso Ministero della Salute consiglia di effettuare periodicamente esami di questo tipo dopo i 50 anni.
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