Altos Labs, una nuova start up americana con sede operativa nell’ipertecnologica Silicon Valley, è impegnata nella riprogrammazione biologica. Il fine? Ringiovanire le cellule e allungare il confine della vita umana. Ma non è l’unica impegnata nella ricerca di una giovinezza eterna.
Se un’epidemia inimmaginabile nel XXI secolo ha messo in ginocchio l’intero pianeta, perché non credere in un futuro utopico di eterna giovinezza? Certo, al momento gli studi sembrano escludere questa possibilità, ma c’è chi sta lavorando per renderla possibile.
Secondo MIT Technology Review – rivista del Massachusetts Institute of Technology che seleziona e documenta le più importanti innovazioni tecnologiche – proprio pochi giorni fa, sulle colline californiane si sono incontrati alcuni dei più prestigiosi scienziati nel campo della biotecnologia. Tema della conferenza: impiegare le biotecnologie per ringiovanire le persone. È nata così Altos Labs, la nuova azienda con l’ambizione di applicare la riprogrammazione biologica, già sperimentata sugli animali, agli esseri umani.
Il top dell’ingegneria genetica
Tra gli scienziati che partecipano al progetto, figura Juan Carlos Izpisúa Belmonte, autore di ricerche di ingegneria genetica al limite dell’etica. Come quella che portò alla creazione di embrioni chimera uomo-scimmia. Un passo decisivo, ma discusso, verso la medicina rigenerativa. Belmonte è famoso anche per aver ringiovanito topi anziani attraverso un cocktail di geni per far “ringiovanire” le cellule. Una tecnica funzionante anche su cellule umane in provetta.
Ma si prevede la presenza anche del genetista Steve Horvath, sviluppatore dell’orologio biologico in grado di misurare accuratamente l’invecchiamento umano. In questo modo sarà possibile verificare l’efficacia di qualsiasi terapia anti-età sviluppata da Altos Labs.
Un Nobel nel team degli scienziati reclutati
A presiedere il comitato scientifico c’è Shinya Yamanaka, Premio Nobel per la Medicina nel 2012 grazie alle sue scoperte nel campo della tecnica della riprogrammazione biologica. Lo scienziato è noto per aver individuato 4 proteine, che ora portano il suo nome, in grado di far ringiovanire le cellule con le proprietà di cellule staminali embrionali. E proprio la sua scoperta è alla base dell’esperimento sui topi anziani di Izpisúa Belmonte. La dimostrazione che, su piccoli organismi animali, il processo di invecchiamento può essere manipolato.
Finanziamenti da capogiro
Ma dietro un progetto così ambizioso come quello di Altos Labs ci sono finanziatori più che facoltosi. Come il fondatore di Amazon, Jeff Bezos e Yuri Milner, il miliardario che ha fatto la sua fortuna attraverso Facebook.
Milner ha 59 anni e Bezos 57. Forse la mezza età è la molla che li ha spinti al grande passo. Certo, oltre la (ipotetica) paura di invecchiare, dispongono (indubbiamente) di un notevole potere economico, necessario per un investimento di questa portata. Per Forbes, infatti, Bezos è la persona più ricca del mondo, mentre la ricchezza di Milner è stimata intorno a 4,8 miliardi di dollari. Con un fondo di 270 milioni di dollari, l’azienda promette stipendi favolosi e alcuni degli scienziati contattati hanno già visto crescere i loro attuali salari. Anche se la prospettiva immediata sembrerebbe quella di creare un centro studi “di eccellenza”.
Pronti per il ringiovanimento? Non secondo tutti
Per alcuni ricercatori, però, i tempi per applicare la tecnologia di riprogrammazione cellulare all’organismo umano non sono ancora maturi.
Uno di questi è Alejandro Ocampo, collaboratore di Izpisúa Belmonte, il quale ha affermato che la riprogrammazione non solo rende le cellule più giovani, ma cambia anche la loro identità. L’attuale tecnica per trasformare una qualsiasi cellula della pelle in una cellula staminale è ancora troppo pericolosa per essere testata sull’uomo. D’altro canto, ammette che il metodo funziona perfettamente negli esperimenti di laboratorio, se applicato a singole cellule. «Puoi prendere una cellula da un ottantenne e, in vitro, invertire l’età di 40 anni. Non esiste un’altra tecnologia in grado di farlo», ha dichiarato.
I “Paperoni” della Silicon Valley finanziano l’eterna giovinezza
Ma Altos Labs non è sola nella sfida alla mortalità. Se l’ultima nata spera di posticipare la morte ringiovanendo le cellule del corpo umano, altri cercano di combattere le malattie legate all’invecchiamento.
Nel frattempo, nei laboratori della Silicon Valley, ricchi e misteriosi Paperoni stanno finanziando l’industria dell’eterna giovinezza a tutti i costi. Così il progetto Human Longevity, attraverso elaborati algoritmi, cerca di prevedere – sulla base di un test del Dna – i rischi di contrarre cancro o malattie genetiche. Un’altra start-up, invece, la Ambrosia, spera di combattere la vecchiaia attraverso trasfusioni di plasma da giovani donatori. Con risultati, per la verità, ancora tutti da dimostrare. Mentre già nel 2013 Google ha dato vita a Calico, un progetto miliardario e segretissimo col compito di allungare la vita umana.
Chi vuol essere giovane per sempre?
Secondo un rapporto di P&S Intelligence, il mercato dell’anti-invecchiamento passerà dai 191,5 miliardi di dollari di oggi a 421,4 miliardi entro il 2030. I prossimi anni potrebbero rivelarsi promettenti per la ricerca sulla riprogrammazione dell’età.
Ma un mondo senza vecchiaia – e infine senza morte -, posto che sia possibile, sarebbe veramente auspicabile? Tra tutte le risposte che potremmo immaginare forse una su tutte sarebbe sufficiente. Negando la vecchiaia – e rifuggendo la morte – neghiamo il nostro essere persone. Vivremo un’eterna giovinezza, ma saremo qualcos’altro.
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