Ad oltre un anno dall’inizio della pandemia torna il desiderio di mettersi in viaggio. Per recuperare le partenze mancate del 2020, e con una maggiore fiducia riposta nei vaccini. Meglio una vacanza che un nuovo amore o una promozione sul lavoro, dicono gli intervistati di un’azienda del settore, ma attenzione ad ansie e aspettative a breve termine
Con l’arrivo dell’estate e il piano vaccinale ormai avviato da qualche mese, la speranza di ricominciare a viaggiare è comune a molti, appassionati di mete lontane ma anche entusiasti delle gite fuori porta e di località nostrane. Certo, le restrizioni ancora in vigore e una situazione che continua ad essere fluida non solo in Italia, ma a livello globale, limitano le opzioni di viaggio e anche la crisi economica conseguente alla pandemia è un fattore con il quale fare i conti.
Il distanziamento, la paura del contagio, le frontiere chiuse e la sospensione dei collegamenti con molti Paesi hanno caratterizzato l’ultimo anno. E il turismo è sicuramente uno dei settori che ha risentito di più della situazione di emergenza. Adesso, però, le prenotazioni stanno ricominciando a crescere e riprendere a viaggiare sembra essere in cima alla lista dei desideri.
Desiderio del viaggio? I dati degli italiani
Un’indagine condotta da Booking, l’agenzia olandese per le prenotazioni online di alloggi per turismo, rivela che tra i 28mila viaggiatori di altrettanti Paesi, interpellati sul desiderio di partire, il 71% degli intervistati in questo 2021 preferirebbe andare in vacanza piuttosto che trovare l’amore. Il 66% preferirebbe un viaggio ad una promozione sul posto di lavoro e per il 64% viaggiare è più importante ora rispetto a prima del Covid.
Due terzi degli intervistati (66%) nutrono maggiori speranze di partire grazie alla diffusione dei vaccini. Il 59% di loro, invece, sostiene che non andrà all’estero finché non sarà vaccinato. Ma sei persone su dieci sperano comunque di andare in spiaggia nel corso dell’estate. Guardando ai soli intervistati italiani, sono sette su dieci quelli che pensano di avere più possibilità di spostarsi grazie alla campagna vaccinale. Il 70% di loro spera di recuperare quest’anno tutti gli spostamenti negati nell’estate 2020. Spesso si tratta di persone che hanno trascorso il tempo in casa a pianificare la prossima meta. In tutto il mondo, i viaggiatori riconoscono di aver avuto un impatto negativo sul proprio benessere psicofisico a causa della mancanza di viaggi dall’inizio della pandemia, e per il 47% ammettono di essersi sentiti “prigionieri” in casa a causa delle restrizioni.
«Tutti sentono l’esigenza di uscire, di essere un po’ più liberi; quando si pensa alla libertà la mente va subito al viaggio, fosse pure la gita fuori porta – spiega a 50&Più Chiara Di Nuzzo, psicologa del viaggio e psicoterapeuta -. Ormai è un desiderio sempre più presente, dopo le restrizioni, la fatica mentale e fisica di sottostare alle regole per l’ incolumità propria e altrui».
Da cosa nasce il desiderio del viaggio?
La percezione dell’incertezza, di qualcosa di cui ancora non si riesce a vedere chiaramente la fine, porta all’emersione di un desiderio sempre più forte. Quello di vedersi fisicamente altrove, anche se con qualche preoccupazione in più, come è normale che sia. L’esigenza di evadere, di visitare posti nuovi, si scontra con la sensazione che il viaggio si sia trasformato, che non abbia più la spensieratezza che lo caratterizzava prima della pandemia. Spesso le persone percepiscono un conflitto tra cosa vorrebbero fare e cosa sono in grado di sostenere emotivamente, perché la preoccupazione ci mette in difficoltà. Sarebbe importante, prima di fare una scelta di viaggio in questo momento, chiedersi che cosa si riesce a reggere a livello emotivo.
La fase di concretizzazione del viaggio si scontra con quello che è realmente possibile fare, ma anche con una serie di cose alle quali non avevamo pensato prima. Ad esempio, molti finora hanno scelto e continuano a scegliere le Canarie. Si fanno tante domande sulle tempistiche dei tamponi, sulla possibilità di tenersi aggiornati con le normative per entrare in un paese straniero ma anche per rientrare nel proprio, su come comportarsi una volta arrivati sul posto, quando ci si troverà lontani da casa. E questo vale per l’estero ma anche per spostamenti più brevi, da una regione all’altra.
C’è il rischio che emergano nuove ansie rispetto all’organizzazione di un viaggio?
Ci sono persone che si trovano a vivere delle ansie che nemmeno sapevano di avere rispetto al viaggiare. Ansie che erano “sotto soglia” e sono emerse o si sono amplificate con la pandemia. Poi c’è anche chi riesce a sostenere meglio l’incertezza, è più flessibile in fatto di tempi e gestisce meglio eventuali preoccupazioni legate a una possibile quarantena, ad un ritardo o alla cancellazione di un volo.
Cosa consiglierebbe ai viaggiatori per gestire eventuali ansie?
La prima cosa che consiglio alle persone che mi chiedono un aiuto è di trovare un compromesso fra quello che desiderano fare e ciò che si sentono di riuscire a fare, ossia cercare di sfruttare la loro flessibilità, in termini di opzioni alternative, per non sentirsi eccessivamente vincolati. È importante mettersi nella condizione di fare quello che si desidera, senza forzarsi ad esempio a prendere un aereo, un treno, a condividere l’auto con altre persone.
Anche nell’incertezza del momento si può gestire il breve termine: le cose su cui possiamo avere il controllo non sono tantissime ma ci sono, dobbiamo concentrarci su quelle, altrimenti subentra la frustrazione, con la sensazione di aver fatto un viaggio poco piacevole. E rispetto a una delusione, è meglio cercare un compromesso gratificante senza eccedere, perché più avanti si potranno realizzare tanti altri desideri di viaggio. In questo particolare momento bisogna entrare nell’ottica che molte cose vanno fatte in modo diverso. Non bisogna legarsi troppo a dei programmi che rischiamo di dover cambiare in corso d’opera. Fra chiusure e riaperture, orari e restrizioni che possono variare.
Lei ha deciso di specializzarsi in Psicologia del viaggio e ha anche realizzato un progetto sul tema, che condivide in un blog (travelpsych.it): da dove è nata l’idea, oltre che dalla passione personale per il viaggio?
Da appassionata di viaggi mi sono accorta che nel mio modo di viaggiare avevo sempre lo sguardo da psicologa. Il progetto è nato perché quando raccontavo delle mie esperienze, e mi chiedevano consigli sul tema, le spiegazioni che davo erano d’aiuto. Nella pratica clinica mi sono ritrovata frequentemente a parlare del viaggio con molti pazienti. Perché si tratta di un’attività che ha a che fare con la libertà e la crescita; il ritrovarsi in situazioni che avvengono al di fuori dell’ambito familiare è un’opportunità di cambiamento.
Molte delle persone che ho incontrato e seguito erano frenate, magari volevano viaggiare ma non ci riuscivano, così ho creato un supporto più specifico. Gruppo che si è rivelato molto utile. Prima della pandemia abbiamo fatto diversi progetti, anche attraverso la realtà virtuale, su come si sentiva la persona, sulla sua consapevolezza, per arrivare a un viaggio gratificante, attraverso scelte in linea con i propri desideri e attitudini. Speriamo di riprendere presto da dove abbiamo interrotto.
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