Con il contributo di Age Platform il 29 aprile si celebra in Europa la giornata della solidarietà tra le generazioni. Contro l’ageismo per una società equa e solidale.
Il 29 aprile si celebra la Giornata europea della solidarietà tra le generazioni, lanciata per la prima volta nel 2009. Il tema è quanto mai attuale: gli avvenimenti degli ultimi anni (il Covid, la transizione demografica, la crisi del sistema pensionistico) ci ricordano che una società equa, resiliente e inclusiva è possibile solo con la partecipazione dei cittadini di tutte le età.
Conoscere l’altro
I pregiudizi e gli atteggiamenti negativi nei confronti della popolazione anziana, al contrario, creano pericolose barriere alla partecipazione della vita di comunità. E al contempo dividono la società in gruppi antagonisti tra loro, alimentando il conflitto per età in particolare nel mondo del lavoro, dell’assistenza e della sanità. Se la differenza tra idee, sviluppo tecnologico, mode e comportamenti tra le generazioni più giovani e quelle precedenti (con relative “critiche” da ambo le parti), è antica quanto l’uomo, il pregiudizio che ne deriva è frutto della mancanza di comprensione e di conoscenza.
Il Covid ha favorito la nascita di stereotipi e pregiudizi
Un esempio di antagonismo tra giovani e anziani si può infatti leggere nei dati dell’Osservatorio Censis-Tendercapital sulla silver economy (“La silver economy e le sue conseguenze nella società post Covid-19″). L’indagine mostra come, tra gli strascichi della pandemia, si registra anche quello di aver creato una faglia intergenerazionale. Da un lato gli over 65, sempre più in buona salute, economicamente solidi, con vite appaganti e un’utilità sociale riconosciuta. Dall’altro i giovani portatori di un malcontento alimentato dal desiderio di rivalsa nell’accesso alle risorse e ai servizi pubblici. Una visione completamente errata, che vede nelle persone longeve individui privilegiati e consumatori delle risorse pubbliche. Un rancore privo di ogni fondamento, indotto dal racconto falsato degli avvenimenti e da una gestione della crisi inadeguata.
L’antagonismo tra le generazioni
Ma il pregiudizio lavora anche al contrario, colpendo le categorie più giovani, anch’esse più volte nel corso del tempo accusate ingiustamente di lassismo o assistenzialismo. In questo modo nasce un antagonismo che da generazionale diventa sociale, creando un ostacolo per elaborare politiche di welfare eque per tutte le età. Il modo migliore per contrastare questo scenario e le stereotipizzazioni legate all’età anagrafica, invece, è proprio quello di sostenere la solidarietà e la cooperazione intergenerazionale.
L’impegno di Age per un dialogo tra le generazioni
Tra i sostenitori della Giornata è Age Platform, il network internazionale di no profit impegnate nella promozione del benessere e dell’invecchiamento attivo. Per l’intergenerzionalità Age, impegnata in un nuovo progetto finanziato dall’UE, FutuRes, volto a identificare le politiche per favorire la resilienza alle crisi per le prossime generazioni, promuove MEET (Mobilise Europe = Engaging Together), guidato dal Forum europeo della gioventù (YFJ). Il progetto mira a mettere la solidarietà intergenerazionale al centro del dibattito europeo in vista delle elezioni del 2024. Il Manifesto è una dichiarazione intergenerazionale congiunta, che servirà da strumento per la difesa della causa a livello locale ed europeo per i prossimi 2 anni.
Cambiamo lessico!
Il rispetto tra le generazioni passa anche attraverso il linguaggio, come ha recentemente twittato il parlamentare europeo Milan Brglez. Proprio in vista delle celebrazioni della Giornata europea, Brglez, a nome di un gruppo di deputati, promuove una campagna di sensibilizzazione per l’abolizione di alcuni termini “ageisti”. Primo fra tutti la parola “anziani”, troppo generica e spersonalizzante, da sostituire con “persone anziane”. Per ricordarci che i gruppi sono composti di individui, ciascuno con la sua storia, i suoi bisogni e le sue preferenze. Dire “gli anziani”, significa in realtà dividere la popolazione in fasce di età, creando la falsa impressione che “gli anziani” e “i giovani” siano due categorie distinte nei diritti e nelle aspirazioni. Anche la lingua, invece, dovrebbe supportare l’interazione e promuovere la partecipazione di tutti nella società.
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