Similes cum similibus congregantur, dicevano gli Antichi. E sebbene avesse per loro un’accezione negativa – “i simili sia accompagnano con i simili” – a ben pensarci potrebbe essere un’interessante visione dell’amore di coppia. Più degli opposti che si attraggono in amore, infatti, sembrerebbe valere il contrario. Sembriamo cercare nell’altro un gemello o comunque qualcuno che ci assomigli somaticamente.
Ad ulteriore dimostrazione della fondatezza di quanto detto sopra, arriva uno studio dell’Università di Stanford che è persino stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature. I ricercatori non solo smentiscono il luogo comune che le persone sposate tendano a somigliarsi di più col passare del tempo, ma hanno anche scoperto che si tende a scegliere un partner con caratteristiche facciali simili alle proprie.
Un interrogativo per la psicologia sociale
Tutto è partito da una domanda che ha sempre incuriosito gli psicologi: i volti dei coniugi col tempo iniziano ad avere lo stesso aspetto? «Il nostro studio oggi ci ha condotto a due conclusioni – ha spiegato uno degli autori, Pin Pin Tea-makorn -. Primo, le persone tendono a selezionare partner che somiglino a loro stessi. Secondo, questa somiglianza non aumenta col passare del tempo».
In realtà, già nel 1987 lo psicologo Robert Zajonc aveva condotto uno studio al riguardo, giungendo ad opposte conclusioni. Secondo Zajonc, infatti, le coppie sposate che convivevano da oltre 20 anni, tendevano ad assomigliarsi perché conducevano un’esistenza “simbiotica”. Imitando reciprocamente le espressioni facciali, modificano gradualmente i tratti del viso. La similitudine appariva addirittura accentuata nei matrimoni più felici.
Alla fine, l’idea si è radicata nell’immaginario collettivo, ma Tea-makorn si è accorto di aver trovato poche prove a sostegno. E l’ha definita una “leggenda metropolitana”. Lo studio originale di Zajonc, infatti, aveva considerato solo le foto di una dozzina di coppie. Troppo poche per convalidare una teoria.
A caccia di foto
Tea-makorn e il suo collega Michal Kosinski allora hanno setacciato Google e i giornali alla ricerca di annunci di anniversario e siti di genealogia. Hanno raccolto così le immagini di 517 coppie, ritratte nel giorno del loro matrimonio e 20 o 69 anni dopo quella data.
Per verificare se e quanto i volti delle coppie fossero diventati simili nel tempo, hanno mostrato ai volontari la foto di una persona detta “bersaglio”, accompagnata da altri sei volti. Uno di questi era il vero coniuge, gli altri cinque erano stati selezionati a caso. Ai volontari è stato quindi chiesto di paragonare ciascuna faccia al “bersaglio” per valutarne la somiglianza. Lo stesso compito è stato poi svolto da un moderno software di riconoscimento facciale. Conclusione: molte coppie si somigliavano fin dall’inizio, ma questa somiglianza non è mai aumentata col tempo.
Perché scegliamo un partner che ci somiglia?
«Varie ragioni spingono le persone a selezionare partner simili a loro. Non solo l’aspetto, ma anche le personalità, i valori e lo status socioeconomico», ha spiegato Tea-makorn.
Dopo tutto viviamo in ambienti omogenei – geograficamente e socialmente -. È naturale sviluppare una preferenza per ciò che è più familiare. Crescendo, poi, siamo circondati dai volti dei nostri familiari e dal nostro viso riflesso e col tempo tendiamo ad essere attratti da chi ci somiglia. Un’evidenza suffragata dalla biologia. Tea-makorn sostiene infatti che tutti gli esseri viventi tendono a selezionare compagni che hanno geni simili, in modo da trasmetterli alle generazioni successive.
Il limite delle ricerca nelle scienze sociali
Questa indagine ha messo di nuovo sotto i riflettori l’importanza di verificare la validità degli studi precedenti, prima di intraprendere nuove ricerche. Per Kosinski infatti il limite delle scienze sociali oggi è la ricerca stessa: «Uno dei maggiori problemi nelle scienze sociali è la pressione ad elaborare teorie nuove, sorprendenti e degne di nota. Solo così è possibile diventare famosi ed essere assunti. Di conseguenza, il campo è pieno di concetti e teorie che vengono rivendicati, pubblicizzati o non convalidati adeguatamente».
Ripulire il campo dalle ricerche errate rappresenta la sfida più importante per uno scienziato. Ma è un compito che difficilmente offre fama e gloria. Questo pensiero però non ferma i due ricercatori che già si preparano alla prossima sfida.
È possibile prevedere con precisione i nomi delle persone guardandole semplicemente nel volto? «È una diceria comune – ha affermato Kosinski -, ma noi siamo scettici».
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