Ogni anno, nel mese di ottobre, si celebrano due importanti ricorrenze: la Giornata Internazionale degli Anziani e la Festa dei nonni. I due appuntamenti sono da anni l’occasione per ricordare il ruolo che gli anziani in generale e i nonni in particolare ricoprono nelle nostre famiglie e nella nostra società, ma anche per evidenziare tutti gli ostacoli che sono ancora da superare affinché la terza età possa essere vissuta in modo pieno, consapevole, senza limitazioni imposte, in virtù dell’età anagrafica, dai contesti nei quali si è inseriti.
L’ageismo è una delle forme di discriminazione di cui oggi si parla ma forse non ancora abbastanza: quante e quali sono le forme di pregiudizio e svalorizzazione ai danni delle persone dovute alla loro età? Lo abbiamo chiesto ai nostri lettori attraverso un sondaggio veicolato sulle pagine di spazio50.org, finalizzato a capire se e come gli over 50 sentano di subire pregiudizi.
Lo stimolo è venuto anche dal documento di presentazione del Decennio per un invecchiamento sano 2020-2030, licenziato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità lo scorso mese di agosto. Tra i cambiamenti indicati come fondamentali per promuovere un invecchiamento sano, migliorare la vita delle persone anziane, delle loro famiglie e delle comunità, troviamo azioni da intraprendere, ma anche, e in primo luogo, atteggiamenti da modificare. Il primo dei quattro ambiti di intervento indicati coinvolge ognuno di noi, chiamandoci a cambiare il modo di pensare, sentire e agire nei confronti dell’età e dell’invecchiamento.
Ogni volta allora che verso una persona abbiamo un comportamento particolare, un pensiero specifico, diverso da quello che avremmo avuto verso un interlocutore di vent’anni di più (o vent’anni di meno!), ecco allora dobbiamo chiederci se non siamo vittime di un pregiudizio, di un giudizio a priori che ci induce a classificare il nostro interlocutore come appartenente a una determinata categoria e, come tale, ovvio destinatario di comportamenti e pensieri specifici.
L’impegno di 50&Più per scardinare gli stereotipi negativi che gravano sulle persone anziane è stato costante negli anni, l’intento è da sempre quello di offrire un’immagine veritiera della vita a 50, 60, 70, 80 e più anni, evitando però di veicolare modelli eccessivamente patinati che risulterebbero altrettanto stereotipati e pertanto castranti. Ma questo è ciò che ci impegniamo a fare su queste pagine.
Poi ognuno di noi, là fuori, in coda al supermercato, alla guida nel traffico, mentre racconta una barzelletta o un episodio legato a un collega più giovane o più anziano ha un suo ruolo specifico nel rinforzare o contrastare stereotipi legati all’età che inquinano il rapporto tra le generazioni.
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