İslahiye e Nurdağı, in provincia di Gaziantep, sono vicinissime all’epicentro del terremoto in Turchia e distano l’una dall’altra poco più di venti chilometri, lungo la strada che porta dritta a Kahramanmaraş, cinquanta chilometri più a nord.
Entrambe sono quasi completamente distrutte e il sindaco di Nurdağı è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta sui palazzi di nuova costruzione realizzati a Maraş e crollati nel terremoto.
İslahiye dopo il terremoto
A İslahiye, lungo la Atatürk Bulvarı, la strada principale a due corsie che attraversa la città, le palazzine più danneggiate sono quelle di recente realizzazione. Oltre ad alcune case bifamiliari completamente collassate, una terrazza sull’altra. In molti da queste parti avevano investito acquistando un appartamento o un locale commerciale nuovo. Come Ismayl, un uomo che aveva da poco aperto una piccola tipografia, trasferendosi da Diyarbakiyr per lavorare con suo fratello nella nuova attività. Ad appena una settimana dall’apertura, c’è stato il terremoto che in una notte ha vanificato gli investimenti e le possibilità di futuro di questa e di altre decine di migliaia di famiglia. Da queste parti una grossa fetta degli aiuti sono arrivati dalla società civile, dalle persone comuni che avevano dei parenti nelle zone più colpite e che hanno tentato di soccorrere i propri cari.
Nurdağı dopo il terremoto
A Nurdağı, dove prima c’erano i nuovi quartieri residenziali realizzati due anni e mezzo fa, ci sono montagne di macerie. Palazzi di otto, dieci o più piani non hanno retto al terremoto. Perché in una delle zone a più alto rischio sismico del mondo, non erano stati costruiti con criteri antisismici, ma con un cemento armato di scarsa qualità e ferro non adeguato.
Alla speculazione edilizia si sono aggiunte negli anni diverse sanatorie, che hanno consentito di “regolarizzare” alcuni edifici non conformi, senza curarsi del rischio per gli abitanti in casi come questo.
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