Nelle città colpite dal sisma, dove gli ospedali sono stati ridotti al collasso in poche ore a causa del numero dei feriti, si è reso necessario attivare dei presidi sanitari per le prime necessità di una popolazione di sfollati che sfiora il milione di persone.
Si calcola che siano almeno 47 mila gli edifici distrutti o fortemente danneggiati, e dunque da demolire, e che i sopravvissuti fra coloro che li abitavano si trovino ora in rifugi temporanei, quasi sempre non idonei perché senza servizi igienici, acqua corrente, elettricità, riscaldamento.
Per questo in diverse zone sono nate associazioni e gruppi spontanei di volontari della società civile che stanno provando ad aiutare, parallelamente alle organizzazioni nazionali e internazionali.
L’ambulatorio di Adiyaman con medici volontari e altri professionisti
Ad Adiyaman un gruppo di giovani medici, infermieri, farmacisti e studenti di medicina hanno deciso di mettersi a disposizione per garantire un servizio di emergenza. Inizialmente impegnati nel recupero dei superstiti dalle macerie, hanno poi deciso di costituire un ambulatorio con annessa farmacia per fornire un supporto a chi ne ha bisogno: dagli anziani che con il terremoto hanno perso i farmaci che avevano in casa e spesso a causa dello shock non ricordano nemmeno il nome delle medicine che assumevano, ai bambini con raffreddori e influenze dovute alla vita al freddo nelle tendopoli.
“Abbiamo trovato questo spazio dove offriamo visite gratuite e farmaci di prima necessità – ha spiegato Jusuf, medico volontario – negli ospedali non ci sarebbero state le condizioni per lavorare sul supporto a quella fetta di popolazione che non ha ferite gravi ma che necessita di assistenza, anche dal punto di vista igienico, date le condizioni in cui si è ritrovata a vivere da un momento all’altro. C’è bisogno di medicinali, e molti non sono in grado di reperirli da soli, poi ci sono i malati cronici che devono essere monitorati periodicamente.”
Il lavoro a domicilio dei medici volontari
Oltre a questo presidio medico e farmacologico, i volontari lavorano anche a domicilio, spostandosi dalla città ai villaggi dei dintorni, dove altri sfollati hanno perso tutto e non hanno la possibilità di muoversi per richiedere una visita medica.
“Siamo qui dal giorno dopo il terremoto – continua Jusuf – e il nostro lavoro è già cambiato, e cambierà ancora nel tempo. Ma noi ci saremo finché ce ne sarà bisogno, cercando di assecondare il più possibile i bisogni reali delle persone.”
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