Puntare sulle innovazioni tecnologiche per superare le criticità potrebbe essere la risposta al contenimento delle emissioni e al peso del settore trasporti sul cambiamento climatico.
Il nodo del trasporto pubblico è tuttora uno degli aspetti cruciali e più difficili da risolvere: la pandemia ha ribaltato paradigmi finora dati per scontati, come la necessità di abbandonare il mezzo privato a favore di quello condiviso, per abbattere l’impatto ambientale.
In realtà, siamo ancora legati a vecchi schemi che non corrispondono più alla realtà, come ha spiegato a 50&Più Marco Ponti, docente di Economia al Politecnico di Milano e consulente internazionale nel settore dei trasporti: «Oggi il mezzo pubblico è un veicolo di infezione riconosciuto, l’80% di capienza – come era stato inizialmente indicato – non consentiva di rispettare il distanziamento, e il pericolo di contagio resta nettamente superiore al mezzo privato. Eppure non si è letto da nessuna parte un messaggio che incentivi all’uso dell’automobile, nonostante lo smart working abbia decongestionato il traffico e le auto siano sempre meno inquinanti».
Professor Ponti, a proposito di lavoro flessibile: lo smart working può essere incluso nei cambiamenti positivi di questo 2020?
Lo smart working è destinato a permanere, non si sa ancora in che misura, ma indubbiamente presenta vantaggi non trascurabili, indipendentemente dal virus, perché fa risparmiare soldi e tempi di viaggio alla gente e rende flessibile l’occupazione da remoto. L’unico aspetto negativo riguarda l’eventuale perdita di posti di lavoro dovuta all’automatizzazione che incide sul terziario. Non dimentichiamo, però, che porta vantaggi non indifferenti anche sui costi delle case, che nelle zone urbane centrali sono molto alti. C’è un effetto positivo sui prezzi degli immobili, perché lavorando da remoto non occorre essere in pieno centro. Lo ha messo in luce anche l’architetto Stefano Boeri, che ha parlato di valorizzazione di centri minori, come pure degli insediamenti isolati; penso alle categorie a basso reddito che stanno in luoghi urbani marginali e che possono di nuovo avere un vantaggio sull’abitare, i suoi costi e sulla qualità della vita. Portare la gente fuori dalle aree centrali significa meno rendita urbana, e un abbassamento dei prezzi degli immobili delle aree centrali non è affatto male dal punto di vista sociale.
Torniamo agli spostamenti: le nuove tecnologie ci aiuteranno in questo cambiamento?
Una macchina di oggi inquina un decimo di un’auto di vent’anni fa, e questa tendenza è in accelerazione. Dal punto di vista ambientale non siamo lontani da una situazione in cui il trasporto non rientrerà tra le fonti più inquinanti. Nel miglioramento della qualità dell’aria i trasporti privati hanno avuto un ruolo importante perché inquinano sempre di meno. Oggi si punta a un’auto elettrica che sia competitiva e alla portata economica di tutti. C’è una grande rivoluzione in corso, in termini di inquinamento e di sicurezza. L’altra innovazione in arrivo, ma ci vorrà più tempo, è la guida autonoma. Le macchine autonome determinano un’evoluzione molto più forte di quelle elettriche perché nessuno avrà più bisogno di possederne una, ci saranno i taxi senza guidatore e l’ammortamento non esisterà perché cammineranno molto di più, non dovendo rispettare turni orari. Questo vale anche per i camion e la tecnologia migrerà anche sul trasporto merci.
Avremo innovazioni anche in campo ferroviario o aereo?
Sul fronte degli aerei si lavora a quelli meno inquinanti, perché anche se il combustibile non è tassato, producono il 2,5% delle emissioni totali; quindi si va verso tecnologie meno inquinanti, sempre che la crisi del settore rientri. Si stanno sviluppando anche i cosiddetti taxi volanti: a Dubai si sperimentano già, pilotati come droni da remoto. Un’innovazione è l’Hyperloop, un tubo di vetro e acciaio in cui viene tolta la resistenza atmosferica all’interno del quale viaggia un treno, a 900 km orari, su un campo magnetico che lo tiene sollevato. Essendo un sistema radicalmente nuovo necessita di infrastrutture e ha un investimento con un rischio di base molto forte. La cosa positiva è che tutto il mondo sta lavorando sulle macchine che non inquinano, che diventano sempre più sicure e che un domani si guideranno da sole. Noi come Paese dobbiamo ancora imparare dagli altri, perché stiamo investendo tutto in ferrovie, ma lì i vantaggi ambientali sono destinati a ridursi perché le autostrade diventeranno a bassissimo impatto ambientale.
© Riproduzione riservata