Sorseggiare placidamente una tazza di tè verde, magari dopo averne eseguito il famoso rituale giapponese, la cosiddetta cerimonia Chadō o Sadō: sembra non ci sia nulla di più rilassante. E da oggi potremmo aggiungere anche di più salutare. Sì, perché stando ad uno studio pubblicato sulla rivista BMJ Open Diabetes Research & Care, il consumo di tè verde e caffeina sembrerebbe allungare l’aspettativa di vita dei pazienti affetti da diabete di tipo 2.
La ricerca, condotta dalla Kyushu University di Fukuoka in Giappone, ha coinvolto 4.923 persone (2.790 uomini e 2.133 donne), la cui età media era di 66 anni. Tutti affetti da diabete di tipo 2, la forma più frequente (interessa il 90% dei casi), tipica dell’età matura.
Gestire il diabete per migliorare la vita
Gestire correttamente una malattia come il diabete permette di migliorare sensibilmente la qualità di vita delle persone. Un paziente diabetico, infatti, può andare più facilmente incontro – rispetto ad un suo coetaneo che non ne è affetto – a complicanze cardiovascolari. Ha inoltre più possibilità di incorrere in malattie gravi, tra cui tumori e demenza.
Il diabete, infatti, non perdona. È un killer silenzioso che può danneggiare i vasi sanguigni, causando retinopatia, nefropatia e neuropatia. Inoltre, può generare l’arterosclerosi, che a sua volta conduce ad infarto e ictus.
Per prevenire le complicanze diabetiche, è necessario non solo gestire adeguatamente i livelli di glucosio nel sangue, ma anche tutti gli altri fattori di rischio. È per questo che lo stile di vita assume un’importanza particolare: sane abitudini alimentari, attività fisica e astensione dal fumo.
Uno studio durato 5 anni
I partecipanti allo studio sono stati monitorati per 5 anni, analizzando abitudini alimentari e stile di vita. Tramite questionari i ricercatori hanno verificato per ognuno di loro le informazioni riguardanti la durata della malattia, l’abitudine al fumo, l’assunzione di alcol, l’attività fisica, la durata del sonno e eventuali sintomi depressivi. I 309 decessi avvenuti durante il periodo di osservazione, sono stati dovuti principalmente all’insorgenza di tumori e disturbi cardiovascolari.
L’importanza della scoperta
Ma adesso arriva la scoperta sorprendente, ovvero la correlazione tra longevità e consumo di determinate bevande. Secondo Yuji Komorita, che ha diretto la ricerca, infatti, i pazienti abituali consumatori di tè verde e caffè si sono mostrati meno soggetti a rischio di morte “per tutte le cause” rispetto agli altri esaminati. Non solo: l’assunzione di queste bevande è risultata essere direttamente proporzionale alla diminuzione del rischio stesso.
Consumare tè verde e caffè, un aiuto per ridurre la mortalità
È stato osservato – infatti – che bere giornalmente fino a una tazza di tè verde riduce la mortalità del 15%. Ma consumarne 4 o più tazze quasi la dimezza, abbassandola del 40%. Risultati analoghi sono stati riscontrati per gli amanti del caffè. Per loro il rischio si riduce del 19% con la classica tazzina mattutina, fino a raggiungere il 41% semplicemente raddoppiando la dose. La riduzione della mortalità è addirittura inferiore per chi consuma entrambe le bevande. Infatti, il consumo giornaliero abbinato di 4 o più tazze di tè verde e 2 o più tazze di caffè, abbassa la soglia del rischio al 63%.
I “protettori”, gli antiossidanti e le molecole attive
L’effetto “protettivo” di queste bevande viene attribuito alla presenza di antiossidanti e altre molecole attive benefiche, come l’acido clorogenico. I polifenoli contenuti sia nel caffè che nel tè verde possiedono infatti un’azione antiossidante e anti-infiammatoria tale da ridurre sensibilmente il rischio di problematiche legate alla pressione e al cuore.
Conclusioni
Naturalmente parlando di caffeina è opportuno ricordare che – nonostante i benefici qui riportati – i pazienti ipertesi o con malattie cardiache devono evitare un eccesso di dosi. Non più di un paio di tazzine al giorno, come consigliano i medici.
Il team di Yuji Komorita ha ripreso studi precedenti effettuati in Cina e in Giappone, che già evidenziavano gli effetti benefici delle sostanze contenute nelle due bevande. Per la prima volta, però, la Ricerca ha dimostrato che tali effetti riguardano anche pazienti anziani giapponesi affetti da diabete di tipo 2.
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