Lui è il calcio fatto persona, il giocatore a cui tutti, almeno una volta nella vita, avrebbero voluto assomigliare. Lui è Edson Arantes do Nascimento, un nome che direbbe ben poco ai non addetti ai lavori, se non fosse che abbiamo imparato a conoscerlo (e ad amarlo) con un nome d’arte: Pelé.
Oggi “O Rey”, Il Re, come è stato ribattezzato, compie 80 anni. È stato il miglior giocatore nella storia del calcio, anche se di lui si dice che non sia stato il più veloce, né quello con il dribbling migliore. Nessuno però è riuscito a superarlo nella visione del gioco e nello straordinario senso tattico. Elementi che lo hanno portato ad improvvisare giocate impossibili. Una carriera fatta di 1.361 partite e 1.284 gol, cui si aggiungono le tre vittorie del Campionato del Mondo: nel 1958, nel 1962 e nel 1970.
Le origini di un mito
“O Rey” ha goduto in pieno la vita, eppure non ha mai dimenticato le sue modeste origini a Três Corações, nel sud est del Brasile. Figlio di un calciatore frustrato nelle aspettative che si strappò i legamenti il giorno del suo debutto all’Atlético Mineiro, Pelé ha finito col realizzare il sogno di suo padre. Ma se gli chiedete le origini del suo singolare soprannome non saprà darvi una spiegazione, sebbene sia poi divenuto un vero e proprio “marchio” di fabbrica.
Grazie infatti alla sua enorme popolarità, è stato il volto di tantissime pubblicità di prodotti che avevano poco a che fare con lo sport: sigarette, bevande alcoliche e persino una carta di credito. Fonte di ispirazione per migliaia di bambini che hanno cercato di emularlo per decenni, nel 1980 è stato nominato “Atleta del secolo”.
Un “patrimonio nazionale”
Da quando aveva 20 anni il Brasile lo dichiarò “patrimonio nazionale” e ne proibì il trasferimento in un club straniero, vanificando il sogno dell’allora presidente dell’Inter, Angelo Moratti, di vederlo giocare con la maglia nerazzurra.
Ma il caso volle che l’Italia fosse il primo Paese che Pelé visitò, quando nel 1958 la Nazionale brasiliana vi giunse per disputare due amichevoli, di passaggio per il Mondiale in Svezia. Quello stesso Mondiale che poi il grande “carioca” conquistò, a soli 17 anni, quando già brillava nel “suo” Santos.
Una vita in copertina
Il Re è stato ricevuto in 88 Paesi da 70 Presidenti o Primi Ministri, 40 capi di Stato e perfino da tre diversi Papi. L’artista Andy Warhol lo ha immortalato nei suoi ritratti e a Baurú, la città dove ha mosso i primi passi nel calcio, hanno eretto una statua che, a detta di alcuni, fa miracoli.
Ambasciatore di buona volontà per le Nazioni Unite e l’Unicef ed ex ministro dello Sport brasiliano, la sua vita privata è un libro. Sposato più volte e padre di otto figli tra cui Edinho, l’unico a seguire le sue orme diventando portiere del Santos, che gli ha dato non poche preoccupazioni. Le sue storie d’amore con due reginette di bellezza e una famosa cantante brasiliana ne hanno accresciuto il mito, che ha trasceso il calcio finendo per farne un idolo in tutto il mondo.
«A 80 anni affronto la vita con sorriso»
Oggi 23 ottobre 2020, Edson compie 80 anni, raggiunti con un’energia sorprendente. Soprattutto perché da quasi un decennio combatte contro gravi problemi fisici e di salute. Nel novembre 2012 un intervento chirurgico per una protesi all’anca ha trasformato la sua vita.
Da allora ha subìto diversi ricoveri ed interventi, anche in condizioni critiche. Tuttavia, agli inizi di quest’anno è riapparso. Più fragile e con qualche difficoltà a camminare, ma lucido e determinato. Ha anche smentito le voci che raccontavano di un Re ormai depresso: «Ho alti e bassi, come tutti, ma affronto la vita con un sorriso», ha affermato sereno nelle interviste.
Un video messaggio per ringraziare Dio (e i suoi fan)
Il campione ha iniziato a festeggiare i suoi 80 anni con qualche giorno d’anticipo. Nella sua villa di Guarujá, sul litorale di San Paulo, dove si è ritirato per timore del Covid, ha registrato (e diffuso in anteprima) un video per salutare i suoi fan. «Ringrazio tutti per gli auguri, ma fondamentalmente ringrazio Dio per avermi permesso di raggiungere questa età in maniera così lucida», ha dichiarato nel messaggio. E scherzosamente ha concluso: «Spero che quando sarà il mio turno di andare in paradiso, Dio mi accoglierà nello stesso modo in cui tante persone mi accolgono qui grazie al nostro amato calcio».
«Dai retta al vecchietto, figliolo», canta il Re
Sempre ironico, per festeggiare il traguardo degli 80 anni, ha persino registrato un brano, Acredite no veio, con due giovani cantanti, Rodrigo e Gabriela. Il ritornello dice “Dai retta al vecchietto, figliolo, che è ancora forte e farà vincere la sua squadra”. E a chi gli chiede perché si è lanciato anche in quest’ultima impresa, lui risponde: «Ho scritto tanti libri, ho segnato tanti gol, ho avuto figli, ho piantato molti alberi. L’unica cosa che manca è un ricordo musicale della mia vita».
L’uomo e la leggenda: Edson e Pelé
Pelé, insomma, sembra essere eterno. Ma prima ancora della leggenda c’è Edson Arantes do Nascimento, che per tutta la vita ha parlato di Pelé in terza persona, tanto che spesso lo si sente ancora affermare: «Pelé è perfetto, Edson è una persona come le altre».
È stato sempre così, sia nei 21 anni di carriera che negli oltre 40 seguiti al ritiro. Quando da genio del pallone è diventato un mito, Edson girava il mondo parlando di Pelé. Ha sempre saputo che è necessario separare l’uomo dal calciatore. La leggenda dall’essere umano.
La nostalgia per un calcio che non c’è più
Ricordare le imprese di Pelé significa fare un nostalgico tuffo nel passato. Un vero appassionato sa che il calcio di quegli anni è irrecuperabile, un po’ come l’adolescenza.
“Il tempo passa e gli amori non tornano mai più”, scriveva il poeta Guillaume Apollinaire. È vero, Pelé non tornerà mai più, ma il suo genio continuerà a brillare ogni volta che una palla volerà sul campo per finire in porta. Buon compleanno, allora, e lunga vita al mito, al campione e all’uomo.
(Foto di apertura: A.PAES/Shutterstock.com)
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