Esiste un modo che permetta di preservare le funzioni cognitive stando in compagnia e mantenendo il buonumore? Pare di sì e la risposta sembrerebbe trovarsi nella recitazione. In particolare in quella teatrale.
Lo testimoniano i “Curtain Up Player” (Gli attori del sipario alzato) che hanno dato vita ad un gruppo artistico per over 50 al Lawrence Batley Theater di Huddersfield, cittadina inglese a qualche chilometro da Manchester. Il gruppo conta 13 elementi molto diversi tra loro, ma tra i quali si è instaurata una vera amicizia, tanto da essere di supporto gli uni per gli altri.
«Ad alcuni di noi è capitato di vivere un lutto recentemente e abbiamo cercato di creare una piccola rete di sostegno», racconta un membro del cast. «Ci aiutiamo divertendoci. Non ricordo uno solo dei nostri incontri in cui non abbiamo riso a crepapelle almeno una volta!». La loro allegria raggiunge anche il pubblico che presenzia agli spettacoli annuali della compagnia. Si esibiscono a teatro, ma anche in sale private e nei locali, dopo aver provato per mesi. Una delle loro tecniche preferite, però, è l’improvvisazione: «Lasciamo sempre che qualche scena venga improvvisata: ci mantiene attivi mentalmente, tiene vivo il fuoco della creatività e della spontaneità. Questo ci permette anche di interagire con il pubblico e metterci in contatto con loro».
D’altronde, il teatro prevede un coinvolgimento attivo e secondo un articolo proposto dalla rivista scientifica Ageing and Society potrebbe anche essere un ottimo modo per contrastare la marginalizzazione. Il giornale britannico fa riferimento al progetto Ages and Stages (ovvero Età e Palcoscenico) in cui un team di professionisti e studiosi ha esplorato le rappresentazioni e l’interpretazione dell’invecchiamento all’interno del contesto teatrale. La ricerca ha anche studiato il rapporto che lega gli anziani al teatro sia come pubblico, che come dipendenti e volontari. I risultati dimostrano che l’essere coinvolti a qualsiasi titolo all’interno del mondo teatrale produce connessioni affettive ed emotive con esso. In particolare, la partecipazione ad attività creative sembra avere un ruolo fondamentale nelle fasi di transizione della vita, offrendo un nuovo inizio per i soggetti coinvolti. Il teatro rappresenta, quindi, uno strumento che valorizza la connessione con la propria identità, l’autostima, la sicurezza e il benessere.
Un fenomeno che avviene anche negli spettatori: grazie al potere della catarsi, infatti, il pubblico è in grado di immedesimarsi nelle emozioni e nei tormenti degli attori dando vita a un’analisi introspettiva alla scoperta di se stessi. Tuffarsi all’interno di un’opera teatrale seguendo le vicende narrate porta a una crescita morale, oltre che culturale: permette di osservare gli usi e i costumi di epoche diverse o di ascoltare linguaggi arcaici confrontandoli con quelli odierni. Il teatro, così come il cinema, aiuta a sviluppare un’apertura mentale nei confronti del nuovo e dell’ignoto affinando la capacità di osservazione e di comprensione dei linguaggi verbali e non verbali.
D’altronde, come sosteneva Victor Hugo, “Il teatro non è il paese della realtà, ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco”.
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