Non è detto che un ambiente di vita favorevole sia garanzia di un buon invecchiamento. Le generazioni precedenti a quella dei baby boomers hanno vissuto in periodi storici e contesti sociali molto difficili eppure avevano capacità cognitive maggiori rispetto agli over 50 di oggi.
La scoperta arriva da uno studio che misura proprio le tendenze del funzionamento cognitivo attraverso le generazioni. L’indagine è stata condotta dal Dipartimento di sociologia della Ohio State University e pubblicata su The Journal of Gerontology.
Generazioni a confronto
Le generazioni statunitensi messe a confronto dagli studiosi sono sei. La “greatest generation” (i nati tra il 1890 e il 1923), i nati nei primi anni della Depressione (1924 – 1930), nella tarda Depressione (1931 – 1941), la generazione della guerra (1942 – 1947), i primi baby boomers (1948 – 1953) e i “baby boomers” (nati tra il 1954 e il 1959).
All’indagine hanno partecipato oltre 30 mila individui statunitensi coinvolti nello Studio Salute e Pensionamento (Health and Retairement Study), dal 1996 al 2014, con una età pari e superiore a 51 anni. I dati dei test cognitivi, sottoposti ogni due anni, sono stati confrontati con le analisi precedenti.
I risultati
Dallo studio è emerso che la funzionalità delle capacità cognitive degli over 50 è andata migliorando a partire dai nati negli anni della “Great generation” fino agli anni della II Guerra mondiale. Il declino, invece, è iniziato immediatamente dopo per concludersi in maniera significativa proprio negli anni del baby boom. Una condizione generalizza che riguarda donne e uomini e indipendente dall’origine etnica, dal livello di reddito o dall’istruzione.
I motivi
Perché questo significativo declino cognitivo? I nati negli anni del baby boom hanno vissuto in un contesto decisamente migliore rispetto ai loro genitori, nonni e bisnonni. Hanno potuto studiare, avere maggiori possibilità di impiego. Eppure, risultano avere una ricchezza familiare inferiore rispetto ai loro predecessori. Ma non è questo l’unico motivo.
Secondo i ricercatori, infatti, le cause potrebbe ritrovarsi nella sfera affettiva e relazionale. Le minori possibilità di mettere su famiglia, di avere matrimoni stabili si sommano a livelli più alti di solitudine, di depressione e di problematiche psichiatriche. A questo si aggiungono anche maggiori fattori di rischio cardiovascolare, obesità, inattività fisica, ipertensione.
Le conseguenze e i rimedi
Secondo i risultati, le prospettive sono allarmanti. Negli ultimi decenni, infatti, i livelli di demenza senile sono diminuiti tra la popolazione, ma potrebbero risalire nei prossimi anni. La forte flessione delle capacità cognitive degli over 50 rispetto alle generazioni precedenti potrebbe causare un aumento dei casi di demenza al raggiungimento dell’età avanzata.
Per invertire la rotta, suggeriscono i ricercatori, bisognerebbe intervenire dando risposte efficaci anche a livello politico, come: l’aumento del sostegno finanziario, la promozione di una maggiore socialità, l’incoraggiamento dell’attività fisica e il trattamento delle malattie cardiovascolari e psichiatriche.
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