L’aumento delle temperature sta influenzando drasticamente il settore del lavoro, con impatti significativi sia sulla salute che sulla crescita economica. Lo studio di Fondazione CMCC: nel 2022 sono morti cinque lavoratori in Italia
Un nuovo studio, che coinvolge ricercatori di diverse istituzioni tra cui il CMCC, illustra nei dettagli come lo stress climatico stia plasmando il futuro del lavoro in diversi settori e regioni del mondo. Qualche dato: Nel 2022 sono morti cinque lavoratori in Italia, mentre in Francia i decessi sul lavoro legati agli effetti del calore sono aumentati da quattro nel 2020 a dodici nel 2022.Inoltre Lo studio rileva perdite stimate del PIL del 5,9% nell’Asia meridionale e del 3,6% in Africa. Glu impatti indiretti potrebbero ridurre il PIL dell’UE di quasi mezzo punto percentuale entro il 2050.
I decessi nel mondo da stress climatico
La manodopera è fortemente influenzata dallo stress termico dovuto alle alte temperature. Una letteratura sempre più ricca dimostra che il caldo ha un impatto negativo sulla salute dei lavoratori e sulla crescita economica, a seconda delle regioni e dei settori. In base ai suoi dati si stima che per lo stress termico ogni anno muoiono oltre 10.000 lavoratori nei paesi del Golfo. Nel 2022 sono morti cinque lavoratori in Italia, mentre in Francia i decessi sul lavoro legati agli effetti del calore sono aumentati da quattro nel 2020 a dodici nel 2022. oltre 550 lavoratori sono deceduti in Qatar tra il 2009 e il 2019. Questi decessi sono in aumento in paesi come Cina, India e in Medio Oriente.
La salute dei lavoratori sempre più a rischio
Lo stress climatico influisce sulla salute dei lavoratori attraverso risposte fisiologiche e comportamentali, che a loro volta influiscono sul numero di ore di lavoro (offerta di manodopera), sulla produzione durante queste ore di lavoro (produttività del lavoro) e sulla capacità fisiologica di svolgere il lavoro in sicurezza (capacità lavorativa). In casi estremi, lo stress da calore può portare alla morte dei lavoratori. Risultano in aumento, infatti, assenze dal lavoro, riduzione delle funzioni cognitive, giudizio compromesso, stanchezza, pause più frequenti, coordinazione ridotta, impatti sulla salute mentale, rischio di incidenti o infortuni sul lavoro. Ciò significherà per le aziende un aumento dei costi in termini di perdita di produzione, un aumento della spesa sanitaria e della copertura assicurativa.
Le proiezioni per il futuro
“Il nostro studio è la prima rassegna completa che esplora esplicitamente la misura in cui lo stress da caldo influisce sulle diverse componenti della forza lavoro – offerta, produttività e capacità lavorativa – e i relativi impatti economici e sulla salute sul lavoro”, sottolinea Shouro Dasgupta, ricercatore del CMCC. La relazione tra le prestazioni della forza lavoro e la temperatura è in gran parte non lineare e diminuisce bruscamente quando si superano le soglie massime di temperatura. Le proiezioni indicano che questi impatti negativi sulla forza lavoro – compresa la variabilità geografica e settoriale – peggioreranno a causa del riscaldamento futuro. Secondo le proiezioni, i settori ad alta esposizione, come l’agricoltura e l’edilizia, subiranno le maggiori perdite a causa dei cambiamenti climatici futuri, con maggiori impatti in Africa, Asia e Oceania.
I settori che ne soffriranno di più
Si prevedono perdite di manodopera anche nei settori a bassa esposizione, come quello manifatturiero e dei servizi pubblici, ma il Nord Europa tende a beneficiarne nel breve periodo. Questi impatti sulla manodopera portano a riduzioni considerevoli del PIL e del welfare, con perdite del PIL previste del 5,9% in Asia meridionale e del 3,6% in Africa. Gli sforzi di mitigazione possono fornire co-benefici economici e sanitari globali in tutti i settori e in tutte le regioni, ma l’adattamento sarà probabilmente importante per proteggere i lavoratori dall’aumento dello stress da caldo, anche se il riscaldamento si limita a 1,5°C.
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