«Il voto referendario venne vissuto come l’occasione per dimostrare che la donna aveva dei diritti all’interno della famiglia e della società, e che poteva essere anche eletta», ci dice Rita Palumbo, autrice di diversi scritti e libri dedicati alla questione femminile attraverso la voce delle sue protagoniste, tra i quali Camilla Ravera racconta la sua vita. «Il diritto al voto e ad essere elette non arrivò per caso. Parte dal Risorgimento, dalle donne che parteciparono ai movimenti mazziniani come Adelaide Cairoli, oppure Gualberta Alaide Beccari, giornalista e direttrice del periodico La donna (che fondò nel 1868 ndr). Tra le sue collaboratrici c’era Anna Maria Mozzoni, considerata la capostipite del femminismo italiano: nel 1879 fondò la Lega per la promozione degli interessi femminili. Oppure Anna Kuliscioff, medico italo-russo che nel 1911 fondò il Comitato socialista per il suffragio universale. Sono state tante le donne che hanno fatto la storia del nostro Paese, eppure molte sono state dimenticate. Il primo congresso delle donne italiane ci fu a Roma nel 1908, organizzato dal Consiglio Nazionale delle Donne Italiane. Eppure solo dopo il ’46 si sono fatti passi in avanti; prima di allora, qualsiasi minimo progresso veniva successivamente cancellato. Si andava avanti e indietro, come fosse una tela di Penelope».
Nel 1882 le donne vennero escluse dalla riforma elettorale, nel 1912 il suffragio fu solo maschile. «Nel 1925 Mussolini concesse alle donne il voto amministrativo, ma conosciamo gli sviluppi di questo provvedimento». Nemmeno l’enorme contributo alla liberazione dal nazifascismo fu sufficiente. Le donne dovettero lottare ancora per veder riconosciuti i propri diritti politici. «Nel 1944 fu l’Udi, l’Unione donne in Italia, a fare la prima richiesta di eleggibilità delle donne». Il 31 gennaio del 1945, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi emanò un decreto che riconosceva alle donne il diritto di voto. Ma fu il decreto del 10 marzo 1946, Norme per l’elezione dei deputati all’Assemblea Costituente, ad includere le donne tra gli eleggibili.
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