Silvana Stocchi. Appassionata di letteratura scrive da alcuni anni. Ha partecipato a diversi concorsi ottenendo lusinghieri riconoscimento. Partecipa al Concorso 50&Più per la prima volta. Vive a Parma.
Ricordo quel lontano giorno, seduta nella panchina del giardino a osservare il cielo, mentre pensieri e immagini si alternavano nella mente legata al passato, mi vedevo in situazioni che avevo dimenticato, o forse si trattava di una visita diretta nel futuro, rivelazioni, o passaggi temporali, mi vedevo in uno dei tanti momenti di depressione che conoscevo bene, sdraiata senza vita e senza capire cosa mi era successo, cosa mi aveva portato in quella situazione, ero completamente sola, percepivo disperazione, paura e solitudine, pillole, accanto a me, senza respiro, un libero arbitrio, con gravi conseguenze. Non era una mia liberazione, ma quello che avevo causato all’universo, alla vita stessa di tutti che ci unisce, era di grandissima importanza, vedevo l’ultimo mio istante e nel frattempo storie che s’intrecciavano e che stavano cambiando senza la mia presenza, ascoltavo un rimprovero di quello che avevo causato, io volevo alleviare le mie sofferenze, invece stavo causando un terribile cambiamento nel tempo e nello spazio, il mio suicidio non era un caso isolato, siamo tutti uniti da un disegno universale, la mia morte opera mia, era legata all’universo e aveva spezzato bruscamente il filo conduttore tra tempo e spazio, le nostre scelte sono legate al destino degli altri, con il suicidio, il filo conduttore s’interrompe e anche le altre vite prendono una svolta libera che non si può modificare. Tutto questo lo avevo intuito in quell’ultimo respiro, e non era possibile tornare indietro. Mentre osservavo il cielo, i pensieri si facevano ancora più fitti, le immagini della mente ancora più limpide, mi vedevo appena spirata e mi trovavo in un luogo lontano dalla vita e dalla morte, un limbo, dove l’amore per la vita era la priorità su tutto, dove la conoscenza dell’universo era fatta solo di energia positiva. La mia anima abbandonata a se stessa, per vedere i danni che il mio gesto aveva causato a tutta la storia delle altre anime, persone che non conoscevo ma che con il mio gesto, in una situazione non più controllata, era senza rimedio per intervenire.
Sentivo infine ancora più la depressione, la disperazione e la solitudine, non ero più collegata a niente e a nessuno. Il suicidio non è la soluzione, ma è la peggiore delle risposte a momenti che sembrano impossibili da sostenere ma che diventano invece eterni in un luogo oscuro dove l’anima non risponde più a nessuno. Mentre la mente era avvolta a tutti questi pensieri, le nuvole, si coloravano di rosa in un tramonto spettacolare, e incantata a osservare, le mie immagini mentali, sparirono del tutto. Da quel lontano giorno ero cambiata, interiormente e definitivamente e quando sento dentro di me il desiderio di morire, con quel terrificante sentimento di disperazione e solitudine, che conosco molto bene, che è sofferenza pura, e mi provoca una forte depressione, so che devo aspettare e guardare il cielo, che come quel giorno, come in un magico libro, nelle sue nuvole, pagine colorate di rosa, mi fanno vedere la bellezza di un sistema universale perfetto che non si deve interrompere.