Il mercato dei prodotti sostenibili è in crescita, che si tratti di abbigliamento, cosmesi, edilizia. Ad aumentare maggiormente, però, l’alimentazione a base vegetale
Secondo i dati rilevati da Euromonitor, società di ricerca internazionale, il 75% delle aziende globali riconosce ormai l’influenza del cambiamento climatico sui comportamenti di consumo e il 72% di esse si comporta di conseguenza.
Stili di vita sostenibili: l’alimentazione a base vegetale
Adottare uno stile di vita sostenibile è ormai diventato un fenomeno strutturale che sta portando a notevoli trasformazioni. Sul fronte alimentare, il Rapporto del think tank internazionale Good Food Institute, rileva che le vendite globali di prodotti simili a carne e latticini ma a base vegetale hanno raggiunto i 29 miliardi di dollari nel 2023, con una crescita del 3,5% rispetto al 2022 e del 34% rispetto al 2019.
In Europa il settore ha visto crescere gli investimenti del 74%, toccando quasi i 500 milioni di euro. Le aziende che producono questi cibi includono piccole start up ma anche multinazionali che nello scorso anno hanno investito miliardi di dollari in nuovi impianti e linee di produzione. Anche le grandi catene di fast food continuano ad aggiungere le opzioni vegetali ai loro menù.
La situazione in Italia
L’Italia è il terzo mercato in Europa per le proteine vegetali, dopo Germania e Gran Bretagna. Secondo il Rapporto Eurispes 2024, in dieci anni vegetariani e vegani sono quadruplicati e oggi rappresentano il 9,5% della popolazione (nel 2023 erano il 6,6%). Anche la proposta alimentare è sempre più variegata: ci sono imprese locali come Joy Food con la linea di carne vegetale, Felsineo Veg con la produzione di affettati vegetali, start up come Rad food per il pesce vegetale e Dreamfarm per il formaggio. A queste aziende si aggiungono anche i marchi convenzionali che hanno attivato linee vegetali.
Nonostante la crescita dei consumatori, secondo Good Food Institute bisogna aspettarsi un rallentamento delle vendite dovuto all’inflazione e alle differenze di Iva, ad esempio fra le bevande vegetali al 22% e il latte al 4%.
Meno carne più legumi
Uno studio sulle abitudini alimentari in dieci paesi fra i quali l’Italia, realizzato nell’ambito del progetto Smart protein finanziato dall’Ue, ha preso in esame 7.500 persone adulte: il 51% degli intervistati ha dichiarato di aver ridotto il consumo di carne (+5% rispetto al 2022) e il 57% ha introdotto i legumi nella sua dieta, almeno una volta a settimana; il 28% consuma regolarmente cibi a base vegetale e il 17% alternative a base di legumi.
Il 43% del campione prevede anche di aumentarne il consumo.
In ambito europeo, Italia e Spagna sono i paesi in cui si consumano più legumi, ma il nostro paese è autosufficiente solo per la produzione di pollame. Da qui l’esigenza di creare nuove produzioni alternative, utilizzando anche i sottoprodotti agricoli. Un esempio in questo senso è Proseed, un progetto europeo creato in collaborazione con altre realtà come l’Università di Torino e le aziende Caviro e Inalca che lavora alla produzione di ingredienti proteici a partire dai semi d’uva.
© Riproduzione riservata