Lo sport come antidoto all’isolamento dei giovani e degli adolescenti per contrastare piaghe sociali tra queste, lo stigma legato al peso. Ne abbiamo parlato con Paola Ciaralli, psicologa e psicoterapeuta
Stili di vita sani e regolare attività fisica per evitare l’insorgenza di malattie anche croniche, come l’obesità. Secondo i dati forniti dal ministero della Salute Pubblica e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, quelli in crescita riguardano l’obesità infantile. Il fenomeno coinvolge tutte le fasce socioeconomiche e vede una rapida ascesa in tutti i paesi in via di sviluppo, comportando rischi di salute e impatti psicologici e sociali. Ne parliamo con Paola Ciaralli, psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, specializzata nella neuroriabilitazione cognitiva dell’età evolutiva.
Ciaralli, come incidono stili di vita e attività sportiva sulla salute mentale di giovani e giovanissimi?
L’attività fisica è essenziale per uno stile di vita sano e dovrebbe essere incoraggiata fin dall’infanzia. Oltre ai benefici fisici, lo sport aumenta la fiducia e l’autostima. Nei bambini piccoli, attività non strutturate migliorano le capacità cognitive e creative, mentre le attività sportive strutturate aiutano a modulare il comportamento e le interazioni sociali. Soprattutto recentemente, lo sport è diventato importante per contrastare la crescente sedentarietà della generazione Z e l’uso eccessivo di dispositivi tecnologici.
Lo sport può essere considerato un antidoto contro l’isolamento dei giovani?
Lo sport è un potente antidoto contro l’isolamento, perché promuove inclusione e coesione sociale. Negli ultimi decenni, l’attenzione dei professionisti della salute mentale si è concentrata sugli hikikomori, giovani che si isolano nelle loro stanze e interagiscono solo tramite social media. La pandemia ha aggravato le difficoltà dei giovani a socializzare, aumentando le richieste di aiuto. In questo contesto, l’attività sportiva è fondamentale nella cura psicologica e nella prevenzione di disagi mentali gravi.
Come possiamo incoraggiare i bambini a mantenere la motivazione verso uno stile di alimentazione più sano ed equilibrato?
I bambini imparano dai genitori, è quindi essenziale offrire un ambiente sereno durante i pasti, evitando discussioni, commenti inappropriati e distrazioni. Questo li aiuta a concentrarsi sul cibo e ascoltare il proprio corpo. Coinvolgerli nella preparazione del pasto insegna l’importanza di una buona alimentazione.
Quali sono i pregiudizi che i bambini con obesità affrontano?
L’ingresso alla scuola primaria rappresenta un momento cruciale nella formazione dell’immagine sociale di un bambino. Coloro che non corrispondono agli standard fisici dominanti rischiano di essere oggetto di stereotipi negativi e discriminazioni. Il pregiudizio legato al peso può manifestarsi in modi sia sottili che evidenti, con episodi di insulti, ridicolizzazioni e l’esclusione sociale, come il non essere invitati a partecipare a giochi o festicciole.
In che modo lo stigma legato al peso può influenzare la qualità dello sviluppo psicologico del bambino?
Il bambino con obesità esprime il proprio disagio e desiderio di accettazione attraverso il corpo. I coetanei spesso notano le differenze fisiche ed emarginano il bambino, alimentando un circolo vizioso di autoetichettamento e comportamenti disfunzionali, che lo fanno sentire inferiore e ferito.
Genitori e insegnanti possono identificare i segnali di bullismo?
I segnali precoci di bullismo includono il ritiro sociale, l’ansia, l’insonnia, disturbi alimentari e la riluttanza a frequentare la scuola. È essenziale notare che il bullismo può provenire anche dagli adulti, che invece dovrebbero essere modelli positivi per i giovani.
Cosa può fare la scuola per sensibilizzare i giovani al tema?
Un’attività di psicoeducazione svolta in ogni classe, mirata a sensibilizzare i bambini alla scoperta e al riconoscimento dei propri punti di forza, permette di valorizzare le caratteristiche personali che vanno oltre l’apparenza. Coinvolgere gli alunni in progetti di gruppo, dove ognuno può riconoscere ed esprimere il proprio ruolo, facilita l’integrazione di chi è considerato ‘diverso’. Il successo di questi interventi è reso possibile dalla collaborazione tra famiglie e insegnanti.
Quali sono le conseguenze psicologiche di comportamenti discriminatori nei confronti di chi non è normopeso?
Chi non rientra nei canoni estetici può soffrirne psicologicamente. Bullismo e obesità sono collegati in un rapporto causa-effetto, usando il cibo come conforto. Questo aggrava i problemi alimentari, riduce la motivazione al cambiamento e può causare depressione o suicidio. Il supporto professionale è spesso essenziale.
Il bullismo può incidere significativamente sulla percezione di sé e quindi sull’autostima?
Il bullismo comporta sempre un abbassamento dell’autostima nella vittima e, quando si verifica durante l’infanzia, può interferire con lo sviluppo delle abilità sociali e relazionali, impedendo la costruzione di un’immagine di sé capace di affrontare le sfide quotidiane. Queste esperienze negative possono causare un’ipersensibilità, generando sentimenti di colpa e vergogna che minano il senso di sé in formazione.
In che modo il supporto psicologico può aiutare i bambini a gestire le pressioni del bullismo?
È essenziale offrire sostegno psicologico personalizzato a vittime e bulli, coinvolgendo individui, famiglie, scuole e gruppi. Il bullismo può causare problemi a lungo termine, specialmente nei bambini piccoli. L’intervento per le vittime rafforza l’autoefficacia e le competenze sociali, mentre per i bulli aumenta empatia e competenze emotive, promuovendo azioni prosociali e responsabilità. È importante anche il supporto familiare per affrontare comportamenti disfunzionali.
Quali azioni può intraprendere la comunità per creare un ambiente più inclusivo e privo di pregiudizi?
L’obesità rappresenta un’epidemia seria e necessita di un approccio integrato in grado di coinvolgere l’intera comunità. Promuovere il body positive e diffondere informazioni sulle conseguenze per la salute è cruciale. È, quindi, essenziale contrastare il bullismo nelle scuole e coinvolgere pediatri e genitori in programmi educativi sull’alimentazione e sull’attività fisica.
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