50&Più ha condotto una ricerca su comportamenti e consumi consolidati, in un’ottica di economia compatibile con salvaguardia dell’ambiente e future generazioni. Ecco quanto è emerso.
Come sarebbe un mondo in cui il consumo e la produzione di beni seguono logiche responsabili? Un mondo dove tutti possono utilizzare acqua pulita e potabile e dove gli esseri viventi vengono tutelati e salvaguardati? Un’utopia, diranno gli scettici. Eppure, l’ONU sogna in grande e progetta un pianeta dove a questi obiettivi si aggiungono anche un maggior utilizzo di energia pulita, una continua lotta al cambiamento climatico e la costruzione di città e comunità sostenibili in tutti i 193 Paesi che ne fanno parte.
È scritto tutto nero su bianco nel documento Trasformare il nostro mondo. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile o, più comunemente, l’Agenda 2030. Diciassette obiettivi che riconoscono lo stretto legame tra il benessere umano e la salute dei sistemi naturali, per cui si lavorerà fino alla fine di questa decade. Il progetto, insomma, è ambizioso e riguarda tutti. Tanto che ognuno di noi può fare la propria parte partendo dalla quotidianità.
Ma come se la cavano gli italiani e i soci di 50&Più quando si tratta di consumo sostenibile? Abbiamo cercato di scoprirlo, con l’aiuto di Format Research, conducendo un’indagine in merito all’ultimo anno su 1.854 persone, di cui 578 associati, provenienti da tutta Italia. Ci siamo domandati, infatti, se su questo tema si notano differenze tra le varie aree geografiche del Paese, ma anche tra le diverse fasce d’età e persino tra uomini e donne.
IL CONCETTO DI “CONSUMO SOSTENIBILE”
Le prime risposte positive sono arrivate già al primo quesito. Quando abbiamo chiesto agli intervistati se sapessero cosa significa adottare comportamenti sostenibili, il concetto è sembrato chiaro alla maggioranza, con uno scarto positivo degli associati 50&Più. L’88,4% di loro, infatti, ha dichiarato di sapere come si comporta un consumatore attento alla sostenibilità, contro l’81% del campione totale.
Tra i comportamenti più riportati da entrambi i gruppi ci sono la scelta di utilizzare lampadine a basso consumo o fare una corretta raccolta differenziata, ridurre gli sprechi acquistando solo il necessario, privilegiare i prodotti a km zero o di supporto al mercato locale, acquistare prodotti ecologici o sostenibili, prediligere mezzi di trasporto meno inquinanti e riparare gli oggetti fino a quando è possibile, piuttosto che acquistarne subito di nuovi. Una serie di azioni che sembrano attuate più spesso dalle donne tra i 65 e gli 85 anni residenti nelle regioni a Nord-Est.
A sorpresa, però, coloro che tendono a riparare gli oggetti usurati prima di rimpiazzarli sono i giovani tra i 18 e i 34 anni. La stessa fascia di popolazione che risulta più attenta quando si tratta dell’acquisto di prodotti ecologici e sostenibili insieme a quella dai 35 ai 64 anni. Sono i senior, tuttavia, ad affermare maggiormente che chi adotta comportamenti sostenibili può definirsi un consumatore che “fa la cosa giusta”. Un’idea condivisa dal 36% dei soci 50&Più, mentre il campione totale afferma che chi agisce nel rispetto di un consumo sostenibile è una persona che adotta comportamenti responsabili e di civiltà (26%) e, per il 19,2%, fa qualcosa di buono per il pianeta (figura 1).
LE ABITUDINI
Gli acquisti non alimentari
Quando si passa dalla teoria alla pratica, però, gli italiani si applicano – sfortunatamente – un po’ meno. Nel 2020, infatti, il 68,3% ha avuto modo di acquistare prodotti non alimentari ecologici o sostenibili.
Tra i maggiori consumatori green vediamo i giovani tra i 18 e i 34 anni residenti soprattutto nelle regioni del Nord- Est e del Centro. Al lato opposto si piazza il 15,1% del campione totale, che ha dichiarato di non aver mai acquistato prodotti ecosostenibili non alimentari (figura 2).
I motivi di questa scelta dipendono dall’elevato costo della merce, seguito dalla mancanza di tempo per andare alla ricerca dei giusti prodotti, dalla difficoltà nel distinguere i prodotti sostenibili e nel reperirli.
LA SPESA ALIMENTARE
I risultati dell’indagine si fanno più positivi, però, quando si parla di cibo. La frequenza di acquisto di prodotti alimentari sostenibili, infatti, si attesta intorno al 77%. A comprare spesso questi prodotti sono le donne, gli over 65 e i residenti al Sud e nelle Isole. Anche in questo caso, l’elevato costo della merce, la difficoltà nel distinguere e reperire i prodotti alimentari sostenibili e la mancanza di tempo scoraggiano l’8,4% della popolazione (figura 3).
Che si tratti di alimenti o di prodotti per l’igiene e per la casa, comunque, chi decide di acquistare lo fa soprattutto tramite la grande distribuzione organizzata (GDO), seguita da negozi specializzati, mercati e bancarelle. I supermercati e la GDO, in particolare, sono i luoghi prediletti dagli over 65 che, al contempo, utilizzano le piattaforme di e-commerce o i siti internet dei produttori molto meno del campione totale.
Sembra che il digital divide, in questo senso, colpisca ancora visto che i consumatori virtuali più assidui sono i giovani tra i 18 e i 34 anni. Nonostante questo, però, chi decide di acquistare green vuole farlo in modo consapevole. Circa il 97% dei consumatori ecologici ricerca informazioni sulla merce che intende acquistare e in 7 casi su 10 presta attenzione quasi esclusivamente all’etichetta (figura 4).
I COMPORTAMENTI
Analizzando la spesa sostenibile in base alla tipologia di prodotto, si può anche notare come gli alimenti biologici o ecologici siano al primo posto nell’interesse degli italiani. Il 15,8% del campione totale e il 21% degli associati, infatti, hanno comprato oltre il 50% di prodotti alimentari green. Meno attenti all’acquisto di detersivi e prodotti per la pulizia della casa, dove circa il 12% di entrambi i gruppi ha superato il 50%. Un risultato che scende intorno al 9% se si tratta di cosmetici e igiene personale, e tocca il 3% nel campo dell’abbigliamento (figura 5).
Eppure, il sentiment legato al commercio sostenibile ed ecologico è piuttosto positivo. Confermando l’idea iniziale in merito al consumatore provetto, infatti, chi acquista questa merce sente di aver fatto la “cosa giusta” o qualcosa di buono per il mondo. Un entusiasmo che si rileva maggiormente nei soci 50&Più residenti al Sud e nelle Isole.
In ogni ambito della vita quotidiana, poi, ogni gruppo adotta le proprie strategie. Per la spesa alimentare, anche se in percentuali diverse, gli intervistati dei due gruppi dichiarano di portare una busta della spesa riutilizzabile e di scegliere prodotti di stagione e del territorio (figura 6). Gli associati, però, affermano anche di tenere d’occhio le date di scadenza evitando inutili sprechi.
Per la gestione dei rifiuti, invece, il campione totale effettua al meglio la raccolta differenziata, non getta immondizia per strada e porta i rifiuti speciali nelle isole ecologiche. Un esempio seguito anche dagli associati che, in aggiunta, si impegnano a comprare sacchetti biodegradabili per l’umido e a non buttare oli (vegetali o minerali) nel lavandino o nel wc.
Approfondendo il tema della raccolta differenziata, circa l’87,1% del totale ritiene che sia un’attività poco o per niente difficile. Tra quelli che, invece, non riescono ad effettuarla, viene evidenziata la mancanza di tempo e il malfunzionamento dei servizi. Il 36,2%, ad esempio, afferma di non avere abbastanza tempo e nel 23,6% dei casi sostiene anche che nel proprio comune non si faccia la raccolta (figura 7). Un dato che deve far riflettere visto che dal 2009 è stato previsto l’obbligo per tutti i Comuni di raccogliere in maniera differenziata almeno il 35% dei rifiuti, e una successiva normativa ha previsto il vincolo di raggiungere il 65% entro il 2012.
In materia di mobilità, invece, i comportamenti adottati dal campione si traducono in una predilezione per gli spostamenti in bici o a piedi per brevi distanze (64,4%), il mantenimento di pneumatici gonfi e della parte meccanica dell’auto in piena efficienza (45,4%) e lo spegnimento del motore in caso di coda o ingorgo (35%). Un trend seguito dagli associati, anche se il 71% di essi si sposta molto più spesso a piedi o in bici (figura 8).
Infine, guardando al risparmio energetico, il 76,6% dei rispondenti usa lampadine a basso consumo, il 70,5% spegne le luci quando esce dalla stanza e il 60,4% utilizza la lavatrice solo a pieno carico. Comportamenti attuati anche dai soci che, pure in questo caso, sembrano un po’ più ligi e dichiarano di utilizzare lampadine a basso consumo nell’84% dei casi.
LE RIFLESSIONI
Ma se fare la raccolta differenziata, cercare prodotti ecologici o spostarsi a piedi ci costa tempo, la pandemia, che ci ha regalato innumerevoli momenti liberi, potrebbe averci aiutato? Secondo il 55% dei rispondenti, sì. Sono loro, infatti, a dichiarare che l’emergenza sanitaria è stata un’occasione per riflettere sul tema della sostenibilità e per prestare maggiore attenzione ai prodotti acquistati. Inoltre, il 60% dei consumatori totali ritiene che la pandemia li abbia portati a prediligere l’acquisto di prodotti locali, anche con l’intento di aiutare le imprese del territorio (figura 9).
I TREND FUTURI
E se si pensa al prossimo futuro, quasi il 68% dei consumatori non ha dubbi: il tema dell’efficientamento energetico è prioritario. Le questioni primarie segnalate sono l’uso di veicoli elettrici per i trasporti, l’incentivazione della vendita di auto elettriche e il miglioramento dell’efficienza energetica di case ed edifici (figura 10). Un aspetto, quest’ultimo, condiviso soprattutto dalle donne under 65. Tra le categorie green del futuro in cui è importante ci siano più prodotti ecologici, infatti, svettano i veicoli, seguiti dall’alimentazione, dai detersivi e i prodotti per la pulizia e l’edilizia.
È evidente, come già anticipato, che chi sta adottando (o ha già adottato da tempo) dei comportamenti ecosostenibili sia appagato dalla propria scelta. Quasi il 65% dei consumatori ritiene che l’adozione di uno stile di vita sostenibile porti dei cambiamenti nella propria vita personale. Coloro che attuano comportamenti green, infatti, si aspettano miglioramenti nella qualità della vita, più garanzie per la salute, un maggiore entusiasmo e un rinnovato senso di appartenenza alla comunità (figura 11).
E quali sono, allora, i motivi che possono ostacolare, oggi, i consumi o i comportamenti sostenibili? Secondo gli intervistati, sarebbero principalmente tre: mancanza di buona volontà da parte dei cittadini, mancanza di cultura e sensibilità sul tema e costi troppo elevati. Il prezzo dei prodotti ecologici e sostenibili, infatti, rappresenta una criticità e il 53,2% dei rispondenti ha dichiarato che il loro acquisto rappresenta un lusso. Una percentuale che scende al 43,6% tra gli associati (figura 12).
Coloro che credono che questo stile di vita non sia affatto oneroso sono gli over 65, al contrario delle fasce più giovani che lo ritengono molto o abbastanza costoso. Un dato che va di pari passo con le ultime rilevazioni rilasciate da Istat in merito alla povertà assoluta del Paese, secondo cui l’unica classe di età che sembra mantenere una certa stabilità economica è proprio quella dei senior.
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