Il virus è ancora in circolazione e lo stato di emergenza prosegue fino al 15 ottobre 2020. Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri, su parere del Comitato tecnico scientifico, e il Parlamento ha approvato il documento di proroga.
Lo stato di emergenza sanitaria è stato dichiarato con Delibera del Consiglio dei Ministri il 31 gennaio 2020 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 1° febbraio 2020. La dichiarazione è successiva al quella del 30 gennaio dell’Organizzazione Mondiale delle Sanità che aveva dichiarato lo stato di emergenza internazionale causato dal Covid-19.
Sono trascorsi 6 mesi con in mezzo un lungo lockdown. Il virus continua a circolare, la curva dei contagi e dei decessi si è abbassata notevolmente, ma il virus in Italia c’è ancora. C’è intorno a noi con picchi in Spagna, Portogallo, Romania, senza contare nel resto del mondo.
Cosa accadrebbe senza la proroga dello stato di emergenza?
Tutti i provvedimenti per il contenimento cautelativo del contagio decadrebbero automaticamente al 31 luglio. Nessun obbligo di mascherine, nessun limite agli affollamenti, nessun provvedimento per gli studenti di tornare tra i banchi in sicurezza (per quanto sarà possibile), ovvero oltre 10 milioni di persone coinvolte tra studenti, personale amministrativo e docenti. I pensionati ritornerebbero a sovraffollare gli uffici postali per il ritiro della pensione. Tutto aperto, tutto come prima. Non è ancora tempo.
Con lo stato di emergenza invece…
Le misure di contenimento tutt’ora vigenti proseguiranno. Proseguirà, ad esempio, l’attività di consulenza del Comitato Tecnico Scientifico, il servizio Cross, “Centrale operativa remota di soccorso sanitario”. Quest’ultimo prevede il trasferimento obbligatorio presso altre Regioni in caso di sovraffollamento degli ospedali. Proseguirà l’attività del numero verde 1500 per l’assistenza alla popolazione.
«Con questa decisione – ha detto il presidente Giuseppe Conte nel suo discorso al Senato – consentiamo di prorogare gli effetti di misure necessarie, la cui efficacia sarebbe compromessa, in caso di cessazione dello stato di emergenza. Con questa decisione, infine, in base al principio di precauzione e in corrispondenza dei criteri che ci hanno sempre guidato sin qui, di adeguatezza e proporzionalità, ci predisponiamo a mantenere un cauto livello di guardia, potendo così intervenire con speditezza, ove mai dovessimo registrare un peggioramento della situazione».
Sarà, tra le altre cose, possibile lavorare in smart working, nonché continuare a ritirare la pensione secondo un calendario determinato. Si potrà riorganizzare il ritorno degli alunni in classe e creare, all’occorrenza, delle zone rosse.
Dallo smart working alla gestione dei migranti: le misure in campo
Smart working – Si potrà ricorrere a questa modalità di lavoro agile con l’attuale modalità semplificata dal punto di vista degli accordi contrattuali. Inoltre, per tutta la durata dell’emergenza i lavoratori con figli minori di 14 anni potranno continuare a lavorare da casa.
Pensioni – Con la prosecuzione dello stato d’emergenza continuerà, anche nei mesi successivi ad agosto, l’anticipo dei termini di pagamento dei trattamenti pensionistici. L’obiettivo è consentire un accesso contingentato e scaglionato presso gli uffici postali.
Scuola – Lo stato di emergenza, come ha spiegato il premier Conte in aula al Senato, permette al commissario Domenico Arcuri di provvedere alle misure straordinarie per la scuola, come l’acquisto dei banchi. Il provvedimento permetterà di acquistare tutto il materiale necessario (mascherine, gel, banchi, distanziatori di plexiglas), saltando alcuni passaggi per l’affidamento degli appalti che seguono percorsi agevolati.
Blocco degli ingressi – Lo stato di emergenza consente, per motivi sanitari, anche di bloccare i voli da e per gli Stati ritenuti a rischio. Oppure di limitare gli ingressi in e da alcuni Paesi.
Navi per la sorveglianza dei migranti – Con il permanere dello stato d’emergenza – ha ricordato Conte – «c’è anche il noleggio di navi per la sorveglianza sanitaria dei migranti e non sfugge a nessuno di quanto sia attuale il ricorso a questo strumento per un ordinato svolgimento della quarantena per la tutela della sanità pubblica».
Quanto può durare lo stato di emergenza?
Il Decreto Legislativo n.1 del 2 gennaio 2018 (Codice della Protezione Civile), all’articolo 7 (Tipologia degli eventi emergenziali di protezione civile), lettera c) dispone che gli eventi emergenziali di Protezione Civile sono «emergenze di rilievo nazionale connesse con eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell’uomo che in ragione della loro intensità o estensione debbono, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo». La durata dello stato di emergenza di rilievo nazionale non può superare i 12 mesi, ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi.
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