Un nuova inchiesta di 50&Più per scavare nel nostro immenso patrimonio d’arte. Tra musei, aree archeologiche e Siti Unesco possiamo vantare un realtà culturale, naturale e artistica sconfinata. Le sfide del futuro, la digitalizzazione, l’arte sconosciuta dei depositi, le risorse economiche a disposizione, la tutela necessaria a preservare questa ricchezza senza tempo.
«Ero già in una sorta di estasi all’idea di trovarmi a Firenze (…). Assorbito nella contemplazione della bellezza sublime, la vedevo da vicino, la toccavo per così dire. Ero giunto a quel livello di emozione, dove si incontrano le sensazioni celestiali date dalle arti e i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere». Era il 1817 quando uno scrittore francese all’epoca semi sconosciuto, un certo Marie-Henri Beyle, descrisse le sensazioni violente che gli aveva procurato visitare una delle più belle basiliche del nostro Paese, Santa Croce a Firenze. La città toscana faceva parte di un Grand Tour che Marie-Henry Beyle stava effettuando lungo l’Italia e di questo viaggio teneva un diario che poi diede alle stampe, col titolo Roma, Napoli e Firenze, firmandolo con uno pseudonimo: Stendhal.
Il “malessere” che colpì lo scrittore francese è oggi conosciuto come Sindrome di Stendhal (che da lui prese il nome), ed è un disturbo psicosomatico che si manifesta in alcune persone particolarmente sensibili alla visione della bellezza scaturita dalle opere d’arte, siano esse statue, dipinti, opere architettoniche o monumenti.
A ben guardare nel nostro Belpaese, tutti dovremmo essere in un costante stato di estasi solo per l’essere circondati da un patrimonio artistico-culturale di ineguagliabile valore. Basta scorrere i numeri: in Italia ci sono oltre 3.400 musei, circa 2.100 aree e parchi archeologici e 58 siti Unesco, riconosciuti Patrimonio dell’Umanità. Nessun’altra Nazione eguaglia la nostra ricchezza artistica. Eppure, in base agli ultimi dati Istat, la spesa pubblica che il nostro Paese assegna alla tutela e alla valorizzazione del proprio patrimonio artistico è pari a 5,1 miliardi di euro, il 2,9 per mille del suo Pil (la media europea è del 4 per mille). Non un granché, se si pensa che Francia e Germania investono nel loro patrimonio artistico rispettivamente 14,8 e 13,5 miliardi.
La realtà è che la maggior parte degli italiani non ama frequentare musei e aree archeologiche, e in troppi credono che la cultura non sia fondamentale nella vita delle persone. Una credenza che colpisce tanto il cittadino quanto la classe dirigente, poco incline a considerare anche l’alto valore economico che ha il nostro patrimonio artistico e a valorizzarlo. È importante cambiare rotta, e dare la possibilità alle nuove generazioni di godere delle magnificenze delle nostre opere come ne abbiamo goduto noi. Facciamo provare anche a loro che cosa significa “l’estasi della bellezza”. Stendhal approverebbe.
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