Fattori diversi condizionano la salute degli over 50. Incide molto la situazione economica, oltre a ragioni demografiche e di storia personale. Al crescere del reddito percepito corrisponde un aumento percentuale di chi dichiara di godere di un buono stato di forma. E viceversa
Secondo l’indagine condotta da Format Research per il Centro Studi 50&Più, l’85,7% degli over 50 intervistati gode di uno stato di salute che non influisce sulla vita di tutti i giorni. Nel complesso sta meglio la fascia d’età tra i 50 e i 64 anni: il 49,5% dichiara di stare “molto bene o bene”. Seguono i 64/74enni con il 44,1%. Le condizioni di salute tendono a peggiorare col crescere dell’età: dichiara di sentirsi “molto bene o bene” il 37,6% degli over 74.
Il Nord Ovest – con il 47,4% – registra la percentuale più alta di chi sta “molto bene o bene”. Seguono il Centro (44,9%) e il Nord Est (44,4%).
Sud e Isole presentano una situazione diversa. Gli over 50 appaiono meno in salute: a stare “molto bene o bene” è il 40,8%, mentre lamenta uno stato di salute “cattivo o molto cattivo” il 15,5% (sono l’11,3% al Nord Ovest, il 14% al Nord Est ed il 14,1% al Centro).
Sono i pensionati, per ragioni di età, a rappresentare uno dei gruppi che sta meno bene. Il 16,2% sostiene di stare “male o molto male”. Quelli che stanno “molto bene o bene” sono invece il 38,2%: è una percentuale più bassa rispetto a quella di occupati (50,7%), casalinghe (46,8%) e disoccupati (43,2%).
Anche la condizione economica influisce sul benessere della persona: a mano a mano che il reddito familiare cresce, sale il numero di coloro che dichiarano di stare bene. Infatti, tra coloro che possono disporre di un reddito fino a 15.000 euro e coloro che possono vantarne uno oltre i 55.000, la forbice è notevole: mentre nel primo caso il 21% denuncia un cattivo stato di salute, nel secondo è solo il 7,2% a lamentare tale condizione. Viceversa, il 56,3% di coloro che dispongono del reddito massimo si definiscono in buona salute contro il 36,7% di coloro che hanno un reddito minimo. Se si osservano poi le altre due classi di reddito intermedie – quelle che vanno dai 15.000 ai 25.000 euro e dai 25.000 ai 55.000 -, rispettivamente lo stato di salute è cattivo per il 17,2% e il 12,1%.
Questa discrepanza è frutto dell’impari possibilità di curarsi, di fare prevenzione. La disuguaglianza di reddito – insieme alla scarsa qualità dei servizi e ad un basso livello di istruzione – resta una delle cause che alimentano il divario di salute tra la popolazione, come sostiene da diverso tempo anche l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
I DISOCCUPATI, IL GRUPPO MENO IN SALUTE
Se è vero che a un reddito più basso corrisponde uno stato di salute meno buono, questa equazione trova conferma in un dato rilevato dall’indagine. Rispetto alle categorie “occupati”, “pensionati” e “casalinghe”, è proprio quella dei disoccupati a mostrare la percentuale più alta di persone che dichiarano uno stato di salute cattivo o molto cattivo: sono il 27,6% contro il 9,3% degli occupati, il 16,2% dei pensionati e il 12,8% delle casalinghe. Economicamente e socialmente più fragili, soffrono una condizione fatta di stress, disturbi del sonno, ansia, depressione, disturbi cardiaci, etc. spesso collegati in buona parte all’incertezza in cui vivono, a cui si aggiunge per certi versi un diritto negato di curarsi in tempi accettabili.
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