I risultati del progetto europeo Sprintt dimostrano che un’attività fisica moderata e su misura, accompagnata da una dieta personalizzata, prevengono la fragilità connaturata all’invecchiamento.
Sprintt è il nome del progetto europeo, coordinato in Italia dai ricercatori della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli (Roma). Lo studio triennale, con un finanziamento di 49 milioni di euro, ha coinvolto più di 1500 over 70 di 9 Paesi europei e 14 centri universitari. Obiettivo della ricerca era identificare gli strumenti per contrastare la fragilità fisica e la sarcopenia (il calo fisiologico della muscolatura, responsabile delle cadute). Aspetti comuni nell’invecchiamento.
Un primo passo verso un invecchiamento salutare
Il campione era composto da ultra settantenni europei “medi”, né troppo sani né troppo malati. Ma comunque già fragili, con difficoltà a camminare, ad alzarsi dalla sedia o a rimanere in equilibrio, anche se lontani ancora da una condizione di disabilità. Si trovavano dunque in un momento cruciale del processo di invecchiamento, in cui è ancora possibile intervenire con successo.
Lo studio
I partecipanti sono stati suddivisi in gruppi. Una parte ha seguito un programma di attività fisica, mentre altri hanno partecipato a corsi di formazione sull’invecchiamento sano e ad un programma “light” di esercizi stretch. I primi hanno affrontato oltre la camminata, prove di resistenza ed equilibrio, aumentando gradualmente la quantità di esercizio fino al limite stabilito dall’Oms. Tutti seguivano una dieta adeguata e su misura.
Il test finale
Il test finale, spiega il professor Roberto Bernabei, direttore del dipartimento di scienze dell’Invecchiamento del Policlinico, è stato piuttosto semplice. Si trattava di compiere 400 metri in meno di 15 minuti: chi non lo superava veniva iscritto tra i “fragili”. Lo studio, la cui importanza è confermata dal “British Medical Journal”, evidenzia che un’alimentazione personalizzata e la regolare attività fisica riducono del 22% il rischio di disabilità motoria nelle persone sopra i 70 anni.
Gli anziani fragili in Europa
Il progetto europeo Sprintt nasce dalla consapevolezza che la popolazione europea sta invecchiando rapidamente. Si parla di 151 milioni di over 70 nel 2060 e di un conseguente aumento dei casi di fragilità. Una condizione che ha un grande impatto sulla qualità della vita degli anziani ma anche sui sistemi sanitari e di assistenza sociale. Affatto rara, come dimostra lo studio SHARE (Survey of Health, Aging and Retirement in Europe), che rileva che il 17% degli over 65 in Europa è da considerarsi fragile mentre il 42% è in situazioni di “pre-fragilità”.
I dati in Italia
I dati sono pesanti anche nel nostro Paese, come risulta dal report Istat “Le condizioni di salute della popolazione anziana in Italia – Anno 2019” del luglio 2021. Si stima infatti che in Italia circa 1 milione e 400mila anziani (il 10,1%) viva con una forte riduzione dell’autonomia nelle attività essenziali della vita quotidiana. Circa 3 milioni e 860mila sono poi gli anziani con gravi difficoltà nelle attività di base. Di essi, 2 milioni e 833mila hanno gravi difficoltà nel camminare o nel salire o scendere le scale senza l’aiuto di una persona o il ricorso ad ausili. I risultati dello studio dunque acquisiscono una notevole importanza non solo dal punto di vista della salute degli over, ma anche sotto l’aspetto puramente economico.
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