Il patrimonio italiano delle spiagge è eroso da sfruttamento e dalla carenza di una normativa a tutela di questa parte del paesaggio marittimo. I dati del Rapporto Spiagge 2024 di Legambiente.
Una risorsa ambientale, turistica e culturale, ma fragile. Le spiagge italiane sono un patrimonio a rischio erosione: la superfice complessiva è di soli 120 km², meno dell’estensione del territorio di Ostia a Roma, con una profondità media di circa 35 metri; a ciò si aggiunge che le spiagge occupano solo il 41% delle coste. Nell’ultimo Rapporto Spiagge 2024, Legambiente spiega che a condizionare lo stato di conservazione delle spiagge ci sono in particolare alcuni fattori, come l’aumento degli eventi meteo estremi, a partire dagli allagamenti da piogge intense, trombe d’aria, mareggiate, ma anche grandinate e siccità prolungata.
Dal 2010 a giugno 2024 gli eventi meteo estremi registrati sono stati 816, di cui 104 nell’ultimo anno. La prima regione per eventi meteo estremi è la Sicilia con 170 casi, seguita da Puglia (104), Calabria (82), Campania (78), Liguria (75). Con danni che ricadono anche sul patrimonio delle spiagge, sempre più trascurate e sfruttate anche da un “Far west delle concessioni balneari”, come le definisce Legambiente.
Proposte per la tutela e valorizzazione delle spiagge
L’associazione in difesa dell’ambiente nel suo report rivolge al Governo sette proposte di intervento. Partendo dall’attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici – PNACC con cui procedere allo stanziamento delle risorse e all’emanazione del decreto per l’insediamento dell’Osservatorio Nazionale per l’Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Altre proposte prevedono il superamento degli interventi invasivi per la difesa delle coste dall’erosione, la rinaturalizzazione delle coste, l’approvazione di una legge che fermi il consumo del suolo (la cui proposta di legge è bloccata in Parlamento dal 2016).
Legambiente chiede inoltre di “garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge”, prevedendo che almeno il 50% di aree costiere siano disponibili a tutti in ogni Comune e, al tempo stesso, incentivando chi garantisce una gestione delle spiagge più sostenibile con, ad esempio, l’uso di strutture amovibili. E infine, Legambiente ha chiesto di ristabilire la legalità, fermando il cemento sulle spiagge, e di rilanciare la costruzione e l’adeguamento dei sistemi fognari e di depurazione.
Le buone pratiche da Livorno a Rimini, passando per Regno Unito e Belgio
Non mancano casi in Italia, e all’estero, che sono esempi a cui ispirarsi. Come la creazione delle Dune di Posidonia nella provincia di Livorno, con l’utilizzo di materiale vegetale spiaggiato, reso utile contro l’erosione costiera. Oppure la realizzazione del “Parco del mare” nel comune di Rimini, che ha previsto la pedonalizzazione e riqualificazione del lungomare.
Occhi puntati inoltre sul progetto “Citybeach”, nel Regno Unito a Southend-on-Sea, che mira a immagazzinare in modo sicuro e in luoghi ad hoc l’acqua in eccesso, raccolta durante i grandi temporali. E il Belgio non è da meno: sono stati avviati “interventi per la protezione dalle inondazioni Hedwige e Prosper Polders, tramite il rafforzamento delle dighe e le pareti delle banchine e l’apertura di aree che possono essere inondate, per proteggere la terra durante le maree” riferisce Legambiente in un comunicato.
“È necessaria una visione illuminata e una pianificazione coerente che tenga conto degli obiettivi di adattamento ai mutamenti climatici e di mitigazione dei dissesti, elevando la qualità della gestione ambientale sostenibile delle nostre spiagge”, ha commentato Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia.
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