Eppure siamo ancora lontani dai livelli raccomandati. Ben il 41% degli intervistati presenta almeno tre fattori di rischio. Fra questi, ipertensione e ipercolesterolemia soprattutto fra gli over 50. Fra le persone a rischio, il 43% è in sovrappeso e più del 92% non consuma le giuste porzioni di frutta e verdura.
Il consumo consapevole del sale è diffuso fra gli italiani, ma anche i fattori di rischio cardiovascolare legato anche all’uso di questo diffuso ingrediente di cucina. É questo il principale risultato emerso dai dati raccolti dalla Sorveglianza Passi dell’Istituto Superiore di Sanità nel biennio 2020-2021.
In particolare, il 56% delle persone coinvolte nell’indagine ha dichiarato di prestare attenzione alla quantità di sale assunta a tavola, nella preparazione dei cibi e nel consumo di quelli conservati. Inoltre, il 76%, quindi quasi 8 persone su 10, sceglie il sale iodato, ovvero il sale arricchito di iodio, un elemento chimico che favorisce il funzionamento del metabolismo e della tiroide.
Tuttavia, il 41% degli intervistati presenta almeno tre fattori di rischio cardiovascolare che, come abbiamo detto, dipende anche dall’uso di sale nell’alimentazione. Mentre appena il 2% non è esposto al rischio.
Il sale, nemico del cuore e non solo
Un consumo eccessivo di sale – ricorda Passi – aumenta il rischio di sviluppare una patologia cardiovascolare correlata all’ipertensione arteriosa. Non solo: chi consuma troppo sale si espone anche ad altre malattie cronico-degenerative, come i tumori dell’apparato digerente, in particolare quelli dello stomaco, osteoporosi e malattie renali.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non si dovrebbe consumare una quantità di sale superiore ai 5 grammi al giorno, corrispondenti a circa 2 grammi di sodio. Tuttavia, in Italia i livelli di consumo sono ancora ben lontani dai valori raccomandati.
Donna, over 50, laureata: ecco il profilo del consumatore consapevole
Secondo i dati raccolti dal sistema di sorveglianza Passi, dunque, più di 5 persone su 10 (56%) fanno attenzione o cercano di ridurre la quantità di sale assunta. A fare un uso più consapevole del sale a tavola e in cucina sono soprattutto le donne (il 61% contro il 50% degli uomini), in particolare se in gravidanza (69%). Il consumatore più attento è inoltre over 50 (il 64% fra i 50-69enni è attento all’uso del sale a fronte del 45% fra i 18-34enni). Ancora, gli italiani (56%) sono più attenti al consumo rispetto agli stranieri (51%).
Fra i fattori che influenzano il consumo del sale, c’è anche il livello di istruzione: i laureati prestano infatti un’attenzione maggiore all’impiego di sale nell’alimentazione. Ancora, l’attenzione al consumo di sale è maggiore fra i residenti nelle regioni del Nord (62% contro il 51% dei residenti nel Sud Italia).
La percentuale di persone che fanno attenzione all’uso del sale fra coloro che soffrono di almeno una patologia cronica, in particolare ipertensione arteriosa o insufficienza renale, arriva infine al 74%. Una percentuale elevata? Non a sufficienza: 1 paziente su 4 – osserva Passi – sembra non prestare attenzione ad un importante fattore di rischio.
Il ruolo dei medici resta marginale
Un altro aspetto che mette in evidenza l’indagine Passi è che, come accade per fumo, alcol, sedentarietà, il consiglio del proprio medico di fiducia è uno strumento ancora poco utilizzato e in gran parte finalizzato a contenere danni già provocati dall’abuso di sale. Infatti, fra coloro che hanno avuto un contatto con un medico o un altro operatore sanitario nei dodici mesi precedenti l’intervista, solo 1 su 4 (25%) riferisce di aver ricevuto il consiglio di un utilizzo appropriato del sale nella dieta; anche se si arriva al 56% fra le persone con ipertensione o insufficienza renale, queste percentuali non migliorano nel tempo.
Il consumo di sale iodato
Come abbiamo anticipato, c’è invece una particolare attenzione al consumo di sale iodato. Un consumo che deve comunque essere moderato ma da preferire al comune sale da cucina. Lo dice perfino una legge, la n. 55 del 2005, nella quale si stabilisce, fra l’altro, che il sale iodato sia reso disponibile in tutti i punti vendita di sale destinato al consumo diretto, mentre il comune sale da cucina sia fornito solo su specifica richiesta del consumatore.
Fra il 76% delle persone che scelgono di utilizzare il sale iodato, il 42% lo usa sempre, il 18% qualche volta, il 15% spesso. Ma il 21% riferisce di non usarlo mai e circa il 3% di non sapere neppure cosa sia. Anche in questo caso, prevalgono le donne (79% contro il 73% degli uomini; il 72% delle donne in gravidanza, il 79% di quelle che allattano al seno); le persone più istruite (80% dei laureati contro il 67% di chi ha al più la licenza elementare); i cittadini italiani rispetto agli stranieri (76% contro 68%); i residenti al Nord (82% contro il 73% al Sud).
Inoltre, il consumo è più diffuso fra le persone benestanti (è al 78% fra chi non ha difficoltà economiche contro il 70% di chi riferisce di averne molte). Non ci sono invece particolari differenze a livello di fasce d’età: le percentuali restano sempre superiori al 70% .
Le malattie cardiovascolari e i rischi che possiamo evitare
Le malattie cardiovascolari – ricorda il report Passi – sono la prima causa di morte nel mondo occidentale e comprendono patologie gravi e diffuse, fra cui le più frequenti sono l’infarto miocardico e l’ictus cerebrale, che spesso causano una condizione di disabilità.
Fra i fattori che incidono su queste malattie, alcuni sono modificabili, ovvero dipendono da abitudini che possiamo abbandonare o rimodulare. Si tratta dell’ipertensione arteriosa, dell’ipercolesterolemia, di diabete, fumo, sovrappeso e obesità, sedentarietà, scarso consumo di frutta, verdura e pesce. Nonché l’eccessivo contenuto di sale e grassi saturi nei cibi.
Fra le persone a rischio, il 43% in sovrappeso e il 92% poco attento alla dieta
Su 100 intervistati, la Sorveglianza Passi ha rilevato che 19 soffrono di ipertensione, 19 di ipercolesterolemia, 34 sono sedentari, 25 fumatori, 5 diabetici. I dati più preoccupanti riguardano sovrappeso e dieta: quasi la metà degli intervistati, 43 persone, hanno un eccesso di peso e meno di 8 persone consumano 5 porzioni di frutta e verdura al giorno, come raccomandato.
Complessivamente, quindi, il 41% degli intervistati presenta almeno 3 dei fattori di rischio cardiovascolare e solo una piccolissima percentuale (2%) è del tutto libera da rischio cardiovascolare noto.
Ipertensione e ipercolesterolemia si diffondono al crescere dell’età
Un ulteriore aspetto messo in luce dall’indagine Passi è lo stretto legame fra i rischi di ipertensione e ipercolesterolemia e l’età. Il rischio di soffrire di ipertensione passa da meno del 3% prima dei 35 anni al 36% fra i 50-69enni. Supera inoltre il 30% fra le persone in sovrappeso o obese ed è più frequente fra gli uomini (21% contro il 18% fra le donne). Gli stili di vita incidono anche sull’ipertensione, come accade per gli altri fattori di rischio cardiovascolare, quindi la patologia è più frequente anche fra le persone socialmente svantaggiate, per disponibilità economiche o istruzione.
Il 78% delle persone ipertese dichiara infine di assumere farmaci, e molti di aver ricevuto consigli per tenere sotto controllo la pressione arteriosa e dunque il rischio cardiovascolare: da diminuire il consumo di sale (85%) a svolgere regolarmente attività fisica (79%) o controllare il peso corporeo (78%).
Per quanto riguarda l’ipercolesterolemia, cresce da meno del 5% fra i 18-34enni al 31% fra i 50-69enni e ed sofferta dal 24% delle persone in sovrappeso o obese. Sembra poi più frequente fra le donne e si associa allo svantaggio sociale, per istruzione o risorse economiche.
Quasi 4 ipercolesterolemici su 10 si curano con medicine. La maggior parte ha ricevuto il consiglio di consumare meno carne e formaggi (87%) e più frutta e verdura (77%), di fare regolare attività fisica (81%) e controllare il peso corporeo (75%). Ma, visti i dati Passi, purtroppo molti sembrano ancora ignorare questi importanti suggerimenti.
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