«Lungo la Via Emilia, costeggiata a nord da Forlì e a sud da Cesena, sorge Forlimpopoli, la città in cui vivo. Nei primi anni ’40 conta poco più di 7mila abitanti e molto famiglie coltivano i campi e si occupano del bestiame. Io mi chiamo Nello Bondi, sono nato nel 1929 e frequento la scuola di avviamento per prepararmi al mondo del lavoro. Ogni sabato pomeriggio devo andare alle lezioni di Mistica Fascista a Forlì, la città di Benito Mussolini. Lì ci insegnano che l’Italia è grande, è forte e discende dall’Impero Romano, conquistatore dei mari e delle terre. Dal 25 luglio 1943, però, quelle lezioni non si tengono più e in città si vedono passare sempre più tedeschi.
Il cambiamento dopo l’8 settembre 1943
Sembra che la fine della guerra sia vicina, così come si avvicina la fine dell’estate. A settembre la città è desolata, i negozi sono chiusi e anche con i pochi spiccioli che mio padre guadagna è difficile trovare da mangiare. Poco distante da qui c’è un grande silo in cui i tedeschi tengono il grano con cui si sfamano. Hanno deciso di vendere qualcosa anche a noi cittadini al prezzo di 350 lire al quintale, l’equivalente dell’intera paga mensile di mio padre.
Nel frattempo, i miei amici più grandi parlano di alleati, di resistenza, di armistizio. Pare che molti dei ragazzi che conosco saranno costretti ad arruolarsi ora che i militari stanno disertando. L’unica alternativa per salvarsi è scappare o unirsi alla resistenza, sui monti. Da quando il generale Badoglio ha detto che la guerra continuerà, infatti, incontriamo sempre più militari italiani diretti verso casa. Uno di loro ha persino bussato alla nostra porta. Mia madre gli ha dato qualcosa da mangiare, un paio di pantaloni e una camicia da civile e lui è ripartito di fretta, lasciando qui la sua divisa.
L’avanzata degli alleati
Sono passati quattordici mesi e poco più dalla caduta del fascismo. Sono rimasti in pochi ad indossare la camicia nera e gli alleati hanno liberato Cesena da poco. Anche i tedeschi se ne stanno andando dalla città, vanno a difendere Forlì perché è la città del Duce. Ogni tanto cade una bomba laggiù, nelle campagne. Le lancia Pippo, l’aereo con cui i tedeschi controllano la situazione dall’alto. Lo chiamiamo tutti così, ma non so perché. Dicono che gli ultimi soldati teutonici stiano piazzando delle mine rallentare l’arrivo degli inglesi, così ci stiamo nascondendo tutti in cantina. In casa c’è poco cibo, al mercato nero abbiamo comprato quello che potevamo, così di tanto in tanto qualcuno salirà dal nostro nascondiglio per prendere ciò che rimane e sfamarci per quanto possibile. Anche da qui si sente il rumore lontano degli spari di un carro armato…
25 ottobre 1944, gli alleati a Forlimpopoli
Ci sono voluti quattro giorni, ma gli alleati sono arrivati. Sono inglesi, indiani, polacchi, canadesi. In due ore la città si è riempita di camionette, carri armati e cingolati. Siamo usciti in strada a festeggiare e ad applaudire quando sono entrati in paese. E loro sono stati generosi: ci hanno regalato la cioccolata, il rancio, il pane e persino le sigarette per i più grandi. La fame a poco a poco se ne va. L’acquedotto della città è distrutto e anche il grande palazzo della Congregazione di Carità. Ci hanno detto che c’è un grosso combattimento anche sul letto del fiume Ronco che divide Forlimpopoli da Forlì, ma gli inglesi e gli americani saliranno fino a Nord per liberare tutta l’Italia. Probabilmente ci aspettano ancora alcune settimane di combattimenti, ma adesso non siamo soli.
L’Italia è libera
Da qualche mese gli inglesi vivono qui in paese e continuano a darci da mangiare. Le nostre mamme li aiutano facendo per loro il bucato e vengono ripagate con cibo in abbondanza. Dalla radio ci arrivano notizie: Bologna è stata liberata e così anche Genova. Nel Nord Italia ancora si combatte, ma dicono che tutti i gerarchi fascisti dovranno arrendersi. Qui la vita riprende: il capitano Barkley, il generale inglese che ci ha liberati, ha nominato un sindaco e la città viene ricostituita piano piano. Ci è arrivata la notizia che anche Milano è stata liberata e abbiamo festeggiato di nuovo».
Gli alleati sono rimasti a Forlimpopoli per quasi due anni e hanno costruito un deposito di benzina che ha permesso a molte famiglie di lavorare e di ricominciare a guadagnare. Quello è stato l’inizio di una nuova vita e di una grande attività di documentazione per non dimenticare mai ciò che è accaduto.
25 aprile 2020. Nello Bondi vive a Forlimpopoli (FC). Oggi ha 91 anni.
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