In Giappone, ogni anno, migliaia di anziani vengono abbandonati dai propri familiari che non sono più in gradi di sostenerli economicamente. E così, in molti, si lasciano morire.
È il Paese con la più alta percentuale di anziani al mondo: sono il 28,7% della popolazione, pari a circa 36,2 milioni di persone. Ma il Giappone detiene anche un altro record, quello del tasso di fertilità delle donne che è di appena l’1,36, inferiore alla soglia del 2,07, considerata essenziale per garantire il ricambio generazionale.
Una popolazione che invecchia, quella giapponese, in gran parte concentrata nelle grandi aree urbane e che ora sta facendo i conti con un altro fenomeno, quello dell’abbandono degli anziani da parte dei giovani, oppressi dal costo della vita sempre più alto e dalla mancanza di sostentamento da parte dello Stato. E così, genitori e nonni, diventati improduttivi, vengono parcheggiati nelle case di riposo o abbandonati a se stessi, finché non si lasciano morire di inedia. È il kodokushi, la “morte solitaria” che in Giappone colpisce circa 30mila persone l’anno, secondo i dati ufficiali, in realtà sottostimati. L’80% di chi si abbandona al kodokushi è di sesso maschile, e vive principalmente nelle grandi città, dove l’indifferenza e la solitudine colpiscono duramente. Perché nel Paese del Sol Levante mostrare la propria difficoltà e chiedere aiuto viene considerato un segno di debolezza e quindi condannato dalla società. Il Governo nipponico sta correndo ai ripari, creando case di riposo per chi ha meno disponibilità economiche e sgravi fiscali per le giovani coppie, ma non è sufficiente. Gli anziani oggi sono considerati un fardello di cui disfarsi. Meglio se in silenzio.
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