La creatività viene definita come la pratica del processo che permette all’arte di prendere vita. E l’esperienza artistica ha lo scopo di consentire alla persona lo sviluppo dell’espressione del proprio estro e originalità
L’immaginazione è il fondamento di ogni attività umana, sia di natura artistica che scientifica o tecnica. Ogni prodotto della fantasia è composto da elementi della realtà trasfigurati e rielaborati. L’immaginazione diviene così un mezzo di elaborazione dell’esperienza, la possibilità di immaginare ciò che non si è mai visto. I prodotti finali della fantasia, una volta creati, cominciano ad esistere come oggetti reali.
Il termine “creatività” (che etimologicamente significa “far nascere dal nulla”) rimanda a produzioni personali libere da vincoli o condizionamenti. Se in epoche passate questo concetto era associato al divino, oggi sopravvive ancora l’idea romantica di creativo come persona eccezionale e talentuosa; recenti studi sottolineano, però, l’importanza dei fattori contestuali nello sviluppo dell’estro.
Qualsiasi prospettiva alternativa nel guardare il mondo implica anche un’accettazione e una condivisione sociale; senza di essa il risultato di questo processo sarebbe destinato a non avere un impatto più ampio del semplice piacere personale. Il problema del riconoscimento pubblico è però uno degli ostacoli maggiori alla creatività, come testimoniano le incomprensioni (talvolta, perfino le persecuzioni) a cui molte grandi menti sono state sottoposte nel corso della storia, anche recente, prima che le loro idee fossero dichiarate ammissibili o addirittura straordinariamente rivoluzionarie. Si pensi a quanti tra scienziati e artisti furono stroncati o messi al bando per il semplice fatto che le loro intuizioni precorrevano i tempi.
L’elenco di pittori poco apprezzati dai loro contemporanei e rivalutati successivamente sarebbe interminabile: da Caravaggio a Van Gogh, Toulouse-Lautrec, Duchamp e molti altri. Negli Anni ’60-’70, Palma Bucarelli, celebre direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (prima donna italiana direttrice di un museo) ha dovuto affrontare pesanti critiche e ha difeso con convinzione la scelta di esporre le opere Il Grande Sacco di Alberto Burri e Merda d’Artista di Piero Manzoni.
Anche Walt Disney aveva da poco cominciato a lavorare come disegnatore di fumetti per un giornale, quando il direttore lo convocò nel suo ufficio per licenziarlo. Il creatore di Topolino dimostrava, secondo lui, “mancanza di idee e di immaginazione”.
Steven Spielberg, uno dei registi più amati, ha dichiarato: «Io di mestiere sogno». Non si è mai posto limiti ed è riuscito a far materializzare mondi e creature fantastiche quando nessuno credeva fosse possibile.
Nel mondo letterario è celebre l’esordio di Stephen King, 73 anni e oltre 60 romanzi pubblicati in tutto il mondo. Da sempre convinto che sognare aiuti a tenere a bada le emozioni negative e a dare spazio alla creatività, stava per smettere di scrivere a causa degli innumerevoli rifiuti ricevuti dagli editori. Aveva buttato nella spazzatura la bozza di Carrie, convinto che non fosse un prodotto riuscito. Sua moglie ha salvato il manoscritto e lo ha spinto a terminare l’opera. Sull’orlo della povertà, senza prospettive per il futuro, arrivò un’offerta di 200mila dollari per la pubblicazione del romanzo: è stato l’inizio di una splendida carriera.
Il mondo della musica è altrettanto ricco di forti personalità che hanno faticato a trovare il consenso del grande pubblico. Beethoven, definito “senza speranza” dal suo insegnante, si è rivelato essere uno dei più grandi geni della musica. Schubert avrebbe trovato la gloria meritata solo nel secondo Ottocento, dopo la sua scomparsa. I Beatles, all’inizio della loro carriera, hanno avuto difficoltà a trovare un’etichetta che li producesse. In tempi più recenti contaminazioni del rock, quali la musica punk e grunge, hanno rappresentato le avvisaglie di una rivoluzione generazionale e sociale prendendo le distanze dai generi mainstream.
Oltre a essere una forma di espressione, la creatività è un’efficace chiave di lettura per interpretare rilevanti fenomeni della società contemporanea.
Prendiamo la moda. Non rappresenta solo le tendenze del momento, è soprattutto fermento culturale, strumento d’espressione di idee politiche, spesso anche forma di protesta. Uno dei nomi più sovversivi e avanguardisti di sempre è quello di Vivienne Westwood, inglese, classe 1941. Dall’inarrestabile movimento della moda punk all’attivismo sociopolitico, ha indagato il tema della ribellione senza omologarsi: catene e tanto tartan, commistione tra modernità ed elementi classici, t-shirt con slogan tanto patriottici quanto ribelli, sono diventati i pezzi chiave di un nuovo abbigliamento popolare sulla scena londinese. In opposizione al dominante stile hippie, la Westwood è stata ed è ancora oggi, alla veneranda età di 80 anni, paladina di uno stile ritenuto scandaloso ai tempi. Uno strumento di sensibilizzazione in materia di diritti umani e femminismo, una donna simbolo della determinazione, con una creatività che sa scioccare il pubblico e ispirare al cambiamento.
Nel corso della Storia, l’idea di creatività ha subìto delle evoluzioni ed è stata affiancata a varie discipline come la matematica, l’arte, la letteratura, la musica… e, per ognuna, sembra assumere sfaccettature diverse.
Simbolo indiscusso di genialità e creatività su più fronti, figura decisamente anticonformista, è Albert Einstein. I suoi esordi non sono brillanti, niente a che vedere con i bambini prodigio. Non parla fino a 3 anni, è introverso e non riesce a leggere prima dei 9 anni. Studente mediocre, genio precoce, diventerà il più grande fisico di sempre, presentando a soli 26 anni la “teoria della relatività ristretta” (1905). Le sue posizioni pubbliche verso il pacifismo e in difesa delle minoranze afroamericane, così come le opinioni politiche controcorrente rispetto a quelle dominanti negli ambienti scientifici ne alimentano la popolarità. La sua fede nella scienza e la predisposizione alla curiosità gli varranno il Premio Nobel per la Fisica. I capelli arruffati e la pipa, gli abiti di taglie più grandi caratterizzano l’immagine di un geniale creativo, consacrato a icona pop, convinto che “La creatività non è altro che un cervello che si diverte”.
I prodotti della creatività di ciascuno non devono necessariamente obbedire a canoni comuni che ne permettano una facile interpretazione, ma raccogliere in sé un linguaggio originale. I gusti cambiano ma la diversità di prospettiva, in qualsiasi disciplina venga espressa, se condivisa, non fa che arricchire tutti quanti.
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