Hanno grandi potenzialità, ma servono competenze per saperle sfruttarle al meglio. Possono avere un impatto sulla solitudine, tuttavia non possono sostituire le relazioni umane. Possono anche aiutare la salute cognitiva e fisica.
Parliamo ovviamente delle risorse digitali. I senior che hanno imparato ad usarle, hanno visto un miglioramento nella loro qualità di vita. In Italia però il divario digitale resta profondo. Il dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università degli Studi di Milano Bicocca ha da poco realizzato un’indagine sul rapporto dei senior italiani ed europei con le nuove tecnologie.
La presentazione dei risultati è avvenuta lo scorso 13 gennaio e ha visto nello stesso incontro la discussione di altri due studi che hanno approfondito le preferenze dei senior in tema di App e l’incidenza dell’uso dei social sulle loro relazioni sociali.
Lo studio principale è stato condotto nell’ambito del progetto Ageing in a Networked Society, coordinato da Emanuela Sala, docente del dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale di Milano-Bicocca, con il sostegno della Fondazione Cariplo.
Analizzando un campione di oltre 32.000 europei, tutti over 65 (fonte dati Eurostat Community Statistics on Information Societies) è emerso che, dal 2013 al 2016, gli over 65 italiani che usano i social network sono passati dal 3 al 7%.
Gli over 65 italiani risultano essere “social” ad un tasso che è meno della metà rispetto a quello dei loro coetanei europei (pari al 16%). Il divario rispetto alle generazioni più giovani in Italia (39%) è invece in linea con la media europea (38%). Dunque, il “grey digital divide”, ovvero il divario tra l’utilizzo delle nuove tecnologie fra senior e resto della popolazione, è ancora piuttosto marcato.
Quanto alle modalità con cui usano le App, un esperimento condotto installandone una di monitoraggio sugli smartphone di 30 volontari fra i 65 e 75 anni, ha fornito i seguenti risultati: ogni partecipante ha acceduto allo smartphone 127 volte al giorno per un’ora ed 8 minuti; in un mese il campione ha passato allo smartphone circa 35 ore con un tempo medio di permanenza di 32 secondi a volta; durante la giornata l’uso dello smartphone è abbastanza stabile dalle 8 alle 20, subendo una flessione tra l’una e le cinque del mattino; sembra che lo smartphone sia la prima cosa che i partecipanti controllano appena svegli e l’ultima prima di dormire.
Dall’indagine sono emersi anche altri elementi: i partecipanti usano soprattutto siti di social network, in particolare di piattaforme come WhatsApp e Facebook. La prima è l’applicazione social più utilizzata per oltre la metà (52%) del tempo totale passato sullo smartphone, seguono Facebook (36%), YouTube (10%), LinkedIn (1%) ed Instagram (1%). Le applicazioni legate a shopping e salute non hanno fatto rilevare un uso significativo.
Ovviamente, il coinvolgimento spesso dipende da molti fattori, come la maggiore apertura mentale, l’interesse verso il nuovo e la capacità di apprendere. In genere, chi ha un titolo di studio più elevato, si mostra meno spaventato dalle novità. E questo vale anche per l’uso del pc, di internet e di tutte le nuove tecnologie.
C’è poi un altro aspetto che è stato esaminato: la Fondazione Golgi Cenci di Abbiategrasso, in collaborazione con i ricercatori di Milano-Bicocca, ha promosso un ulteriore approfondimento per comprendere l’effetto dei social sulla solitudine e sulle funzioni cognitive degli over 65. All’esperimento hanno partecipato quasi 150 senior per due mesi. L’analisi preliminare dei dati ha rivelato che chi ha utilizzato lo smartphone nel periodo oggetto dell’indagine non ha riportato miglioramenti apprezzabili rispetto a chi è stato impegnato in attività di socializzazione tradizionali.
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