Abusarne danneggia la salute, ma non usarlo affatto è ugualmente nocivo. Insomma, anche per lo smartphone vale la solita raccomandazione: in media stat virtus. Dopo un’infinita serie di studi dedicati agli adolescenti e al loro simbiotico rapporto con lo schermo dei telefonini, arriva finalmente una ricerca scientifica che analizza l’altro lato della medaglia. Cosa succede quando i cellulari vengono usati poco o niente? Le conseguenze sono paradossalmente le stesse e altrettanto gravi: isolamento e depressione.
È evidente che la fascia più interessata da quest’ultimo problema è quella delle persone anziane, che sicuramente si salvano dal pericolo di dipendenza tipico dei teenager, ma che rischiano di rimanere tagliate fuori dal mondo se non sanno o non vogliono chattare su WhatsApp o mandare un sms.
La novità è spiazzante: non usare lo smartphone può far male tanto quanto usarlo troppo. La prova è contenuta in Smartphone Nonusers: Associated Sociodemographic and Health Variables, uno studio spagnolo condotto su più di 6.000 abitanti di Madrid tra i 15 e i 65 anni di età che posseggono un cellulare. Solamente il 7,5% del campione aveva dichiarato di non usare il dispositivo regolarmente. Si trattava per lo più di persone anziane che si dichiaravano poco soddisfatte della loro qualità di vita e della loro salute fisica e mentale. Tutte affermavano di soffrire di solitudine.
L’indagine consisteva in una serie di domande telefoniche del tipo “Usi regolarmente il cellulare?” e “Quante volte ti sei sentito solo nell’ultimo anno?”. Incrociando le risposte del questionario è emerso l’identikit tipico del “non utilizzatore di smartphone”: una persona over 60, più spesso maschio, piuttosto scontenta della sua vita, sedentaria, tendente al sovrappeso e soprattutto sola.
Il paradosso non può sfuggire: si è sempre detto che un uso eccessivo degli smartphone aumenti il rischio di depressione e isolamento e riduca l’attività fisica, ora si scopre che vale lo stesso anche quando i cellulari si usano troppo poco. Non c’è nulla di strano, affermano gli autori dello studio, perché il telefonino può tanto isolare quanto connettere, tutto dipende dal modo in cui lo si usa.
Gli scienziati spagnoli sono convinti che sia arrivato il momento di distogliere lo sguardo dagli adolescenti per rivolgerlo alle persone più avanti con gli anni. Per ragioni diametralmente opposte anche queste ultime rischiano l’isolamento dalla società. «I dati della ricerca – scrivono gli autori nelle conclusioni – suggeriscono che il gruppo di persone che possiede un telefono ma non lo usa rappresenta una fascia di popolazione interessante da analizzare, che non è ancora stata sufficientemente studiata. Quasi tutti gli studi sono stati effettuati su campioni di adolescenti. L’impatto della rivoluzione tecnologica associata alla diffusione degli smartphone non si limita all’infanzia, all’adolescenza o alla prima giovinezza, ma piuttosto raggiunge tutte le persone di tutte le età. I cambiamenti che si sono verificati nel mondo della comunicazione tra gli esseri umani non riguardano solo i nativi digitali, ma hanno anche stravolto il mondo relazionale (e il mondo intellettuale, occupazionale e culturale) di tutti coloro che avevano sviluppato codici stabili e adattivi prima della comparsa di questi dispositivi. Saranno necessari ulteriori studi per analizzare l’impatto dei telefonini in tutte le fasce di età e tutti gli strati sociali, in contesti urbani e rurali e, in generale, per valutare il modo in cui le persone hanno modificato il loro comportamento e le relazioni in questo nuovo mondo tecnologico».
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