La proposta delle organizzazioni del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”, in vista della riforma prevista dal PNRR
La riforma degli interventi a sostegno degli anziani non autosufficienti prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è l’occasione per realizzare un vero e proprio “Sistema Nazionale di Assistenza” (SNA). Questa la proposta avanzata dalle 50 organizzazioni del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”, sottoscritto a luglio scorso proprio per dare una rappresentanza unitaria e più forte agli anziani nel dibattito sulla riforma, attesa da oltre vent’anni.
Cuore della proposta, lo SNA racchiude tutti gli interventi pubblici di Stato, Regioni e Comuni dedicati all’assistenza degli over 65 non autosufficienti, da realizzare in partnership con i soggetti privati interessati. Questi interventi riguardano: servizi sociosanitari, servizi sociali, indennità di accompagnamento, agevolazioni fiscali, misure a sostegno dei caregiver familiari, regolazione dell’attività degli assistenti familiari.
«È necessario – sottolineano le organizzazioni del Patto – semplificare l’accesso degli anziani all’assistenza pubblica ed evitare che le famiglie debbano, come oggi accade, peregrinare tra una varietà di sportelli, luoghi e sedi». Il Patto sposa dunque l’iniziativa di realizzare un Punto Unico di Accesso (PUA) presso le Case della Comunità previste dal PNRR, iniziativa anticipata nella Legge di Bilancio 2022. L’accesso dell’anziano allo SNA si fonda su una sola valutazione, della non autosufficienza, definita Valutazione Nazionale di Base (VNB). La Valutazione spetta ad una équipe di specialisti in ambito sociale e sanitario ed è propedeutica all’individuazione delle misure nazionali di sostegno più adatte al singolo caso: indennità di accompagnamento, agevolazioni fiscali, benefici ai sensi della Legge n. 104/92, congedi e permessi di lavoro.
Una volta effettuata questa Valutazione, gli anziani ammessi allo SNA e i loro caregiver vengono indirizzati all’Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM) competente per residenza. All’Unità locale spetta definire le misure idonee di competenza regionale o comunale, come i servizi domiciliari, semi-residenziali o residenziali ed eventuali contributi economici, ma anche attivare la procedura per l’elaborazione del Progetto Assistenziale Integrato (PAI). Affidato agli operatori che prendono in carico l’anziano in accordo con i familiari, il PAI è l’insieme dei Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria (LEA) e delle Prestazioni Sociali (LEPS) e comprende dunque tutti i sostegni e le risorse garantiti alla persona non autosufficiente.
Oltre a costruire un percorso unico e semplice di accesso agli interventi di sostegno, lo SNA promuove anche la domiciliarità delle cure. Questo integrando i servizi domiciliari forniti da Asl e Comuni, sia di tipo sanitario, infermieristico e riabilitativo che più prettamente sociali, sia di sostegno all’anziano nelle attività fondamentali della vita quotidiana e di affiancamento e supporto a caregiver e badanti. Inoltre, il Patto sostiene la proposta di costruire “Soluzioni Abitative di Servizio”: abitazioni, individuali o in coabitazione, condominiali o collettive, dotate di tutti i servizi alla persona e alla socialità, necessari per garantire la sicurezza e la qualità della vita dei residenti, anche attraverso la tecnologia. A queste nuove forme di abitare deve affiancarsi la revisione dei servizi semi-residenziali per arricchire la socialità delle persone anziane non autosufficienti, aiutarle ad affrontare le più rilevanti limitazioni nelle attività quotidiane e garantire cure estensive in caso di problemi cognitivi o demenza. Così come il Patto sostiene la riorganizzazione delle RSA per garantire la qualità delle cure in ambienti amichevoli, domestici e familiari, che tutelino la privacy degli ospiti e dove siano presenti le giuste professionalità. La proposta prevede anche una complessiva revisione delle rette pagate dagli anziani per i servizi residenziali e semi-residenziali affinché siano eque e sostenibili. Il Sistema Nazionale di Assistenza deve infatti essere finanziato principalmente da risorse pubbliche “così da garantire l’adeguatezza delle risposte assistenziali rispetto al fabbisogno della popolazione anziana – spiega il Patto – e da consentire la piena attuazione dei livelli essenziali”.
Fra le novità, anche l’introduzione di una Prestazione Universale per la Non Autosufficienza. Si tratta di un contributo monetario universale che può essere scelto in alternativa all’attuale indennità di accompagnamento, cui hanno diritto tutti gli anziani non autosufficienti. “La logica – spiega il Patto – è quella di sostenere le famiglie anche dal punto di vista economico, ma differenziando l’importo in base al fabbisogno assistenziale. Oggi, in Italia, il contributo economico per gli anziani non autosufficienti è di 520 euro, uguale per tutti; in Germania, invece, si arriva a 901 euro mensili per chi ha maggiore fabbisogno di assistenza”. La Prestazione Universale deve poter essere fruita anche nella forma di servizi alla persona o poter essere utilizzata per remunerare gli assistenti familiari regolarmente assunti.
Oltre a individuare un profilo professionale nazionale di assistente familiare, che ne definisce l’insieme di competenze necessarie e il relativo iter formativo, nell’ambito dello SNA viene riconosciuta e salvaguardata anche la figura del caregiver, con specifici interventi per sostenerne l’impegno, rafforzarne le competenze e favorire la conciliazione tra i tempi di cura, di vita e di lavoro.
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