Francesco Simula. Laureato in materie letterarie, dirigente nella scuola media attualmente in pensione. E’ Presidente dell’Associazione di volontariato Parkinson Sassari Onlus. Partecipa al Concorso 50&Più per la prima volta. Vive a Sassari.
Qualche sera fa, dopo alcune ore trascorse a scrivere al computer, stanco morto, con gli occhi ormai annodati, spengo meccanicamente il computer, ma, ancora sopra pensiero, vengo attirato da una scritta che appare sullo schermo: arresta il sistema. Arresta il sistema? E che vuol dire? Io non ho mai arrestato nessuno, intendo una persona, immaginiamoci se sarei capace di arrestare un sistema. Sistema… sistema… sistema? Ma che cos’è un sistema? Ma è roba innocua o è roba che scoppia? Non sarà per caso una di quelle trappole che ogni tanto inviano alle persone in vista che quando aprono la busta gli scoppia tutto fra le mani e lo sfregia per la vita? Io per non sapere né leggere né scrivere vado in questura racconto tutto al Commissario e poi si vedrà.
Chissà cosa penseranno di me; mi prenderanno per matto. Ma perché dovrebbero prendermi per matto? Un sistema è sempre un sistema: è sempre certamente una cosa complessa. Prova a pensare al sistema metrico decimale: non è solo un metro composto da dieci decimetri e cento centimetri; può essere, per esempio, un complesso di misure i cui multipli e sottomultipli sono in rapporto decimale; o al sistema Tolemaico e a quello Copernicano: sembra che uno metta al centro dell’universo la terra e l’altro il sole: tutto da dimostrare, naturalmente, perché a guardare bene nel cielo si vede il sole che si muove e che la sera tramonta dietro l’orizzonte mentre la terra sta ferma: comunque gli studiosi dicono che al centro dell’universo c’è il sole e che pianeti e satelliti girano intorno ad esso compiendo giri di rotazione e di rivoluzione. Pensa quanto è complicato capire il concetto di sistema dal momento che in questa storia la Rivoluzione Francese non c’entra niente. Quindi capire che cos’è un sistema è molto difficile e non mi interessa niente se in Commissariato mi prendono per matto: meglio matto che morto per uno scoppio. Ma quante fantasticherie! Io sto pensando che in Commissariato possano mettere in preallarme il TSO, ma può essere anche probabile che pure loro considerino il sistema un concetto complesso e di difficile “arresto”, comunque proverò ad andarci tanto è qui vicino, a due passi da casa.
Vado in Questura, cerco il commissario, ma l’attesa non è né breve né priva di sorprese perché mi capita di incrociare varie persone che, nervosamente aspettano anche loro qualcuno a cui denunciare le loro disavventure. Un signore per esempio non sa darsi pace perché gli hanno rubato la macchina che lui, ingenuamente ma imprudentemente, aveva lasciato per strada col motore acceso e quindi con le chiavi inserite, pronta per essere rubata: come è poi realmente capitato. Si riempiva di improperi da solo pensando che col semplice accorgimento del togliere le chiavi avrebbe evitato questo grattacapo che forse gli costerà di dovere acquistare una nuova macchina dato che al ladro ha consegnato direttamente la propria . Un altro malcapitato non sa tenersi in corpo ciò che gli è capitato -anche stavolta per eccesso di sbadataggine- e racconta anche in forma colorita che ha smarrito, in qualche modo che non riesce a definire, il cartoncino del Bancomat col PIN attaccato in gran bella mostra. Chi l’ha trovato o rubato con destrezza, con la medesima destrezza ha dato sfogo alla sua fantasia spendendo e spandendo di tutto e di più: benzina per sé e per gli amici, generi alimentari per un intera stagione e poi I-phone, asciugacapelli, radioni, materiale scolastico dato che si era ai primi di settembre sino ad arrivare a prosciugare il conto del povero malcapitato-disperato anche perché si era ancora a metà mese e per un impiegato delle poste rimanevano pur sempre altri quindici giorni di quaresima da “metabolizzare”.
Dunque per me l’attesa del Commissario si annunciava alquanto lunga. L’attesa però non la sprecai sbadigliando ma arzigogolando sulla maniera migliore e più adatta per arrestare il sistema. Finalmente arrivò il mio turno di colloquio col Commissario il quale senza por tempo in mezzo mi affrontò di petto: “Mi dica qual è il suo problema”.
“Veramente… Commissario io non ho problemi”.
E allora il Commissario cominciando a perdere la pazienza: “ Ma se non ha problemi, che cosa è venuto a fare da me?”.
“Cercavo di dirle che più che problemi ho dei dubbi, delle mie personali incertezze”.
Il Commissario, cercando di assumere un atteggiamento più accomodante e comprensivo: “Mi racconti, possibilmente in fretta, quelli che sono i suoi crucci, le sue angosce”.
“Vede Commissario, l’altro giorno mentre mi accingevo a spegnere il computer è comparsa sul monitor una scritta, a mio giudizio pericolosamente eversiva che diceva: “Arresta il sistema”. Intanto io mi son posto una drammatica domanda: chi o che cosa sia un sistema e soprattutto come si faccia ad arrestarlo senza conoscerne l’identità senza sapere quali possibili reati abbia commesso il sistema ; e poi che autorità avrei io per arrestare un sistema dal momento che non so quali procedure seguire, io che non ho mai arrestato neanche un gatto?”.
“Mi scusi”, dice apparentemente remissivo il Commissario, “probabilmente l’arresto era riferito allo spegnimento del computer”.
“Sarà pure come dice Lei, ma perché allora il computer ha usato il verbo “arrestare” e non il verbo spegnere che era la cosa più logica?”.
“Mi ascolti bene, signore, vedo che Lei con argomentazioni dialettiche anche convincenti riesce a darsi ragione, ma io non ho molto tempo da dedicarle perché ho altre cose molto più importanti da fare . Se Lei ha questo “problema” così grave e impellente col suo computer faccia quello che vuole: lo arresti, lo spenga, lo imprigioni, lo ammazzi, faccia quello che vuole ma mi lasci lavorare in pace su situazioni ben più gravi”.
Un po’ imbarazzato mi alzo e vado via, pensando ancora che il mio problema era rimasto irrisolto. Poi, però, ripensando con maggiore attenzione a tutte le scritte apparse sul computer ricordo di aver letto prima che il computer si spegnesse: “sto arrestando il sistema”.
Un po’ sorpreso ma anche un po’ avvilito, penso: “Me lo poteva dire subito che faceva tutto da solo: che accendeva, spegneva, arrestava, faceva tutto; non avrei fatto perdere tempo al Commissario, non mi sarei, io, lambiccato il cervello cercando di fare una cosa… inesistente”.
Comunque provo un grande senso di liberazione sapendo che non devo arrestare più nessuno… neanche il computer.