Simonetta Manasia. Laureata in Economia e Commercio, insegnante di Economia Aziendale dopo la pensione si è dedicata alla scrittura. Ha partecipato ad alcune edizioni del Concorso 50&Più e nel 2014 e nel 2022 ha ricevuto la Menzione speciale della giuria per la prosa. Vive a Livorno.
Vorrei abbracciarti, coccolarti, avere un dialogo con te e non scambi di monosillabi su cose di poca importanza.
Desidererei uno scambio reciproco di pareri, di emozioni, di parole di conforto e di risate in libertà. Invece…
Invece non sono stata abbastanza brava a costruire il nostro rapporto. Forse sarà stata l’educazione ricevuta, non avendo a mia volta mai avuto effusioni né manifestazioni esplicite di affetto e di comprensione.
È come se una forza inspiegabile si fosse impossessata di me obbligandomi a lasciarti in l’eredità quella stessa eredità che mia madre mi ha lascia to. È come se qualcosa mi obbligasse a farti un appunto quando in realtà avrei una gran voglia di abbracciarti.
Quando eri una bambina ritenevo che la mia rigidità derivasse dalla ferma convinzione che avrei formato una persona rispettosa, decisa e capace di districarsi nella difficile gincana della vita. Ma ora? Ora non ha più senso, ora sei una donna che, al di là delle parole, stimo ed ammiro. Il fatto è che for se, lasciandomi andare al sentimento, temo di perdere la mia autorevolezza ed il ruolo di madre e di consigliera.
Sin dall’età di cinque anni ti ho iscritta ad un’attività sportiva, perché pensavo che tu dovessi abituarti sia a perdere che a vincere, dicendoti che una volta scelto uno sport, questo non andasse cambiato. Era giusto tanto rigore? Perché e da cosa era dettato?
Ti ho iscritta all’associazione Scout perché tu avessi l’opportunità di conoscere la diversità, la solidarietà e di sconfiggere alcune paure che tutti, durante l’infanzia, possiamo avere.
Si, è vero, ho riempito talmente le tue giornate che non hai avuto tempo di renderti conto che passava velocemente sia la tua infanzia che la tua adolescenza. I tuoi impegni sono stati così numerosi che in un batter d’occhio sei diventata una donna.
Si, una donna sicura e determinata, proprio come ho desiderato che tu fossi e sono contenta.
Che ne è oggi del nostro rapporto? È perso? È recuperabile?
È il mio grande rammarico. Non ho saputo impostare un efficace colloquio con te. Non sono stata in grado di far sì che tra noi ci fosse uno scambio libero di opinioni e un aiuto reciproco.
Non sono d’accordo con la mamma amica, l’amicizia è un grande sentimento, ma l’amore di una madre è più viscerale, più vero, più sincero. Una figlia è una sua creatura, è sangue del suo sangue.
Il cordone ombelicale è stato reciso, ormai siamo due persone adulte… Oggi ti rivolgo una preghiera, sbagliando non l’ho fatto prima, lo faccio ora: ti prego fammi partecipare al trascorrere della tua vita.
Tua nonna è morta. Oggi io mi sento in colpa per non aver saputo comunicare, ascoltare e comprendere mia madre ed ho il rimpianto per una vita trascorsa senza armonia e punteggiata da continui scontri perché, in fondo, mia madre era la persona che più mi voleva bene al mondo.
E non vorrei che un domani, dopo che avrò definitivamente chiuso gli occhi, tu provassi i miei stessi rimorsi.
I caratteri non si cambiano, ma si possono migliorare e questo possiamo farlo solo non esaltando i nostri difetti, ma cercando la parte migliore di noi due.
Un giorno sarai madre anche tu, forse commetterai degli errori così come fanno tutti i genitori, e saprai quanto è difficile comprendersi quando c’è di mezzo un amore così profondo.