Il film di Kumjana Novakova, dedicato alle violenze sulle donne durante la guerra in Bosnia, trionfa al festival Archivio Aperto di Bologna. Premi anche a opere che esplorano la vita dei pescatori, le relazioni di genere in Romania e la storia del cinema.
Il festival Archivio Aperto di Bologna ha decretato i vincitori della sua terza edizione del concorso internazionale dedicato al found footage (materiale cinematografico privato, sperimentale e inedito). A conquistare il primo premio per il miglior lungometraggio, è stato Silence of Reason di Kumjana Novakova (Macedonia del Nord, Bosnia ed Erzegovina, 2023) un documentario sulle violenze alle donne.
L’orrore della guerra in Bosnia
Il film, della durata di un’ora e tre minuti, utilizza esclusivamente materiali d’archivio: video testimonianze e documenti forensi che raccontano le terribili violenze inflitte alle donne nei campi di stupro di Foča durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina. La giuria dell’evento, composta dalla curatrice Garbine Ortega, dalla docente Teresa Castro e dal regista Massimo D’Anolfi, ha motivato la scelta definendo il film “sorprendentemente rigoroso e assolutamente necessario che rivela le atrocità della guerra spesso invisibili, come la violenza sessuale sistematica e la schiavitù, attraverso una ricerca meticolosa”.
Fotografie dal mare
Il premio per il miglior cortometraggio è andato a Le voyage de documentation de Madame Anita Conti di Louise Hémon (2024, Francia, 38’). La pellicola utilizza filmati, fotografie e documenti degli Anni ‘50 realizzati da Anita Conti, la prima donna oceanografa francese ad imbarcarsi su un peschereccio per studiare la vita dei pescatori di merluzzo nell’Atlantico.
La giuria, come si legge nelle motivazioni, ha apprezzato “il mare, il lavoro, la luce, le tempeste. La regista Louise Hémon attraverso le riprese e le fotografie realizzate a metà del ‘900 da Anita Conti ci regala immagini memorabili e di rara bellezza che ci ipnotizzano e ci ricordano che siamo ospiti passeggeri di questo mondo”.
Documenti dalla Romania
Triton di Ana Lungu (2024, Romania, 85’) ha ricevuto il premio per la Miglior valorizzazione dei materiali privati d’archivio. Il film esplora le relazioni di genere nella Romania del ‘900 attraverso storie di donne e prospettive maschili, ottenendo il riconoscimento per “la scrittura audace, l’inventiva e l’approccio originale a tre archivi privati”.
Una menzione speciale è stata assegnata a 24 Cinematic Points of View of a Factory Gate in China di Ho Rui An (2023, Singapore/Spagna, 24’), per “la sua talentuosa acutezza e il suo brillante coinvolgimento della storia del cinema”. Il lavoro utilizza riprese di videocamere di sorveglianza posizionate davanti ai cancelli di fabbriche cinesi, creando un parallelismo con il celebre film dei fratelli Lumière.
Anche la Giuria Giovani ha espresso le sue preferenze. Fragments of Ice di Maria Stoianova (2024, Ucraina, Norvegia, 93’) ha vinto il premio per il miglior lungometraggio, descritto come “una valorizzazione in chiave narrativa dell’archivio privato che riesce a dipingere tra frammenti di memorie famigliari una storia collettiva: l’intimità dello sguardo registico ci coinvolge e ci accompagna lungo lo sgretolamento del blocco sovietico”.
Il miglior cortometraggio è andato a Grandmamauntsistercat di Zuza Banasińska (2024, Paesi Bassi / Polonia, 23’), definito una “narrazione audiovisiva disturbante che sovverte e riscrive il folklore est europeo tramite lo sguardo giocoso di una bambina”. Infine, una menzione speciale è andata a A Fidai Film di Kamal Aljafari (2024, Palestina, Germania, Qatar, Brasile, Francia, 78’), per “la sua sovversiva e poetica riappropriazione delle immagini, e per mantenere in vita la storia visiva del popolo palestinese la cui memoria viene minacciata ogni giorno”.
Riscoprire perle nascoste
Con questa edizione, Archivio Aperto (progetto della Fondazione Home Movies – Archivio Nazionale del Film di famiglia) conferma il suo importante ruolo nel panorama culturale italiano e internazionale, promuovendo un cinema che sa coniugare la ricerca storica con l’innovazione formale, la memoria privata con la riflessione sociale. Un appuntamento che guarda al futuro del cinema partendo dalla riscoperta del suo passato più nascosto e sorprendente.
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