2000-2025. Vogliamo fare un viaggio negli eventi degli ultimi anni perché questo primo quarto di secolo è stato spettatore e protagonista di fatti e accadimenti che raccolgono l’importante eredità del passato e spianano la strada a nuovi orizzonti e prospettive. Personaggi e personalità si sono avvicendati sulla scena nazionale e internazionale dando il loro contributo alla trasformazione sociale, diventando parte della storia. Usi, costumi, politica, televisione, cinema e sport hanno subito – ma al tempo stesso hanno promosso – metamorfosi che hanno portato alla costruzione di quel modello sociale ed economico che oggi tutti noi conosciamo.
Era il 1° gennaio del 2002 quando una nuova moneta iniziava a circolare nei Paesi dell’Unione. L’entrata in vigore dell’euro è stata – senza se e senza ma – una delle più avvincenti rivoluzioni degli ultimi anni. Ricordo ancora lo scetticismo di quei tempi e la paura di soccombere: in tanti usavano un maneggevole convertitore alle casse dei supermercati, nei negozi di quartiere e in quelli della grande distribuzione, affinché i conti tornassero. Oggi sarebbe impossibile immaginare la quotidianità senza l’euro. Due anni più tardi è arrivato Facebook a stravolgere le nostre giornate, garantendo iperconnessione, certamente, ma con qualche punto debole, come la diffusione dell’hate speech. Anche all’epoca eravamo timidi e premurosi nei confronti di questa innovazione: oggi siamo talmente tanto abituati a usare i social network che quasi non ricordiamo come fosse la vita prima e questo utilizzo spasmodico è così sfuggito di mano che in alcuni stati – l’Australia sta facendo da apripista – i social network vengono vietati agli adolescenti.
Tante altre cose sono successe in questi ultimi venticinque anni. In un recente sondaggio dell’istituto di ricerca Quorum/YouTrend, gli italiani hanno indicato tra gli eventi più significativi del primo quarto di secolo, la pandemia da Covid-19, l’invasione dell’Ucraina, il terremoto a L’Aquila, la morte di Giovanni Paolo II e ancora l’ascesa a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni, come prima donna presidente del Consiglio dei ministri. All’interno di questa classifica trovano posto – certamente – anche fatti avvenuti fuori dai confini nazionali ma che hanno sfiorato e tratteggiato la nostra quotidianità: l’attentato alle Torri Gemelle, il conflitto in Iraq, la crisi economica del 2008. E mentre celebravamo successi sportivi come l’oro di Jacobs e di Tamperi e ci emozionavamo con la vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio del 2006, prima di soffrire poi per l’esclusione ai mondiali del Qatar, accadevano due cose straordinarie: da una parte, la globalizzazione e, dall’altra, l’aumento degli over 65 che ci ha resi il paese più anziano d’Europa.
50&Più, dal 1974, non solo è parte della storia ma ne ha scritto anche alcune pagine. Già perché in questo periodo di grandi trasformazioni sociali non siamo mai rimasti seduti a guardare, non ci siamo mai adeguati. Abbiamo voluto leggere i cambiamenti, interpretarli e abbiamo voluto diffondere un concetto di terza età che per noi ha un significato imprescindibile: le persone anziane sono un patrimonio da valorizzare.
A questo si è poi aggiunta la volontà di proiettarsi nel nuovo millennio con un progetto innovativo: la nascita di 50&Più come Sistema associativo e di servizi per mettere al centro la persona, in maniera coordinata e uniforme, apportando il nostro contributo alla società. Da associazione, dunque, siamo diventati un sistema: un sistema figlio dei tempi e frutto dei cambiamenti culturali. Non ci siamo fermati e lo scorso anno abbiamo istituito anche Fondazione 50&Più con l’obiettivo di supportare in maniera maggiormente incisiva le politiche in favore delle persone anziane. Come saranno, per noi, i prossimi venticinque anni? Ci impegneremo ancora di più per promuovere partecipazione e trasformazione, continueremo a lavorare con le istituzioni e la società civile per implementare progetti concreti e sostenibili, per ripensare il nostro modello di sviluppo, per puntare ad una crescita possibile e inclusiva che valorizzi il capitale umano.
Dobbiamo creare un paese più giusto e più equo, dove ogni cittadino, a prescindere dalla sua età o dal suo background, abbia pari opportunità. Siamo un paese complesso e contraddittorio, segnato da una storia millenaria e da sfide contemporanee, ma anche ricco di risorse e di potenzialità. Siamo noi a decidere quale futuro vogliamo costruire, in relazione alla nostra capacità di affrontare il presente e di cogliere nuove opportunità. Investiamo nell’innovazione, nella ricerca e nello sviluppo delle risorse umane, affinché sia il progresso la nostra bussola.
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