In meno di un secolo siamo passati da 2 miliardi a 7,7 miliardi di persone e molti si preoccupano del fenomeno della sovrappopolazione. L’ascesa, però, sta rallentando e si azzererà entro la fine del secolo
È vero che sulla Terra ci sono troppi abitanti? I numeri parlano chiaro: in meno di un secolo siamo passati da 2 miliardi a 7,7 miliardi di persone. Un’ascesa però che, negli ultimi anni, sta rallentando. Oggi è appena al +1,1%: non accadeva dal 1950.
EFFETTO COVID
È innegabile che, almeno in parte, la pandemia del Coronavirus abbia influito su questi dati. In Italia, ad esempio, c’è stato un calo delle nascite durante il lockdown iniziato nel marzo 2020. Secondo una prima stima dell’Istat condotta su 15 città italiane, si sarebbe registrato un crollo dei bebè del 21%. Non va molto meglio al di là dell’Oceano: secondo le rilevazione del Brookings Institution pubblicate sul New York Times, negli Stati Uniti è prevista una diminuzione dell’8%. Detto in altri termini: 300mila nascite in meno.
Sono tanti i fattori che hanno frenato nelle coppie l’idea di dare alla luce un figlio in questo periodo: un mercato del lavoro incerto, che non dà alcuna sicurezza e non permette di fare programmi, e poi la grande incognita della salute. E non è una novità: anche durante l’influenza spagnola del 1920, la preoccupazione per lo stato della salute pubblica aveva portato ad un drastico calo dei concepimenti. A tutto ciò dobbiamo aggiungere anche il fattore “scuola”: i lunghi periodi di didattica a distanza hanno costretto molti genitori a barcamenarsi tra una maggiore presenza e una maggiore attenzione nei confronti dei figli che sono stati chiusi in casa per vari mesi. È comprensibile pensare che abbiano optato per rimandare l’eventuale allargamento della famiglia, non sapendo cosa ancora ci possa riservare l’imminente futuro.
RALLENTAMENTO IN CORSO
Secondo l’Organizzazione Mondiale delle Nazioni Unite, entro il 2030 la Terra sarà abitata da 8,5 miliardi di persone. Diventeremo 10 miliardi entro il 2050 e poco meno di 11 entro la fine del secolo. Il tasso di crescita, dunque, diminuirà gradualmente ed è destinato ad azzerarsi entro la fine del secolo. Ogni anno, in media, nascono 140 milioni di bambini. Un numero che dovrebbe rimanere costante fino alla metà del secolo. Poi inizierà a diminuire gradualmente, tanto che, nel 2100, scenderà sotto i 126 milioni. Letto in questi termini, anche quello della sovrappopolazione diventa un problema a breve scadenza, considerato appunto il calo delle nascite globali. Del resto, negli ultimi decenni, quasi tutte le regioni del mondo hanno sperimentato sulla loro pelle un calo della fertilità. In Nord America, in Australia, in Nuova Zelanda e in Europa, i livelli di fertilità già nel 1990 erano al di sotto di una media di due nascite per donna. E lo sono ancora oggi.
IL CALO DI FERTILITÀ
L’Italia si piazza nella parte bassa della classifica dell’Ue con 1,3 neonati per donna. Secondo gli esperti, questi dati vanno letti all’interno della cosiddetta “transizione della fertilità”. Significa che, quando i Paesi si arricchiscono e le persone escono da una condizione di povertà, iniziano a scegliere di dare vita a famiglie più piccole. È stato dimostrato, ad esempio, che un Paese che supera circa 5mila euro di reddito annuo per persona, difficilmente sarà in grado di mantenere un alto tasso di fertilità ma, al contrario, darà vita ad un calo delle nascite.
IL FIGLIO UNICO
Ancora oggi diversi Paesi mettono a punto sanzioni fiscali per scoraggiare le coppie ad avere bambini, preoccupati per la sovrappopolazione. Celebre, da questo punto di vista, si è rivelata la “politica del figlio unico”, messa in atto dalla Cina dal 1980 al 2016. Questo provvedimento ha evitato la nascita di 400 milioni di bambini e ha portato con sé milioni di sterilizzazioni e aborti non volontari. Sempre in questo periodo si è registrato, inoltre, un significativo incremento degli infanticidi di bambine neonate, a cui nella scelta del “figlio unico” sono stati preferiti dei maschi. Si calcola che ad oggi, in Cina, ci siano 1,16 maschi per ogni femmina.
LA SFIDA DEL FUTURO
Per anni si è temuto che la sovrappopolazione avrebbe esaurito le risorse del pianeta e portato una carestia diffusa. Queste previsioni non si sono avverate: nel giro di pochi decenni l’umanità è riuscita, infatti, a rendere le risorse più abbondanti, usandole in modo più efficiente, incrementando l’offerta di cibo. E quindi, anche se oggi assistiamo ad un livello record di popolazione mondiale, allo stesso tempo fame e carestie sono quasi scomparse. E per il futuro? La grande sfida, secondo le Nazioni Unite, sarà quella di “distribuire omogeneamente” gli abitanti della Terra, assicurando i servizi essenziali ad una popolazione che cambia età. Già dal 2018 nel mondo, ci sono più over 65 che bambini sotto i 5 anni. Entro il 2050, ad avere più di 65 anni sarà una persona su 6. Per questo, avverte l’ONU, è necessario investire nel capitale umano, potenziare i servizi come la sanità e portare un’educazione permanente e maggiori occasioni di lavoro anche a quella fetta di popolazione che, ad oggi, ne è rimasta esclusa.
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