La vita di ognuno è ricca se ogni giorno si impara. Non è mai troppo tardi, non è mai così buio attorno, non vi è mai un silenzio così assordante da impedirci di ascoltare e quindi di imparare. La donna e l’uomo sono naturalmente delle “spugne,” spesso senza rendersene conto. Partendo da questa certezza l’individuo deve porre attenzione perché le capacità di cogliere i messaggi, di capire la realtà, di apprendere e di ricordare possano essere esplicate. È quindi doveroso mettere in atto accorgimenti che, con il passare del tempo, fanno conservare queste prerogative umanissime; dobbiamo essere attenti e generosi perché le dinamiche della vita vanno lette e interpretate, non subìte in un’atmosfera di tristezza e di adeguamento acritico.
Di seguito, mi permetto di indicare alcuni aspetti particolarmente delicati dei nostri comportamenti, quelli che più di altri influiscono sulla capacità di imparare. Si può farlo in modi diversi; c’è chi lo fa per il gusto di apprendere cose nuove, e così rinnovare e ampliare la propria cultura; c’è, invece, chi lo fa per sentirsi sempre più adeguato alle richieste della vita, ai progressi della tecnica che si riflettono sull’organizzazione della giornata, ai progressi degli stili di vita, delle aspirazioni, delle credenze. L’apprendimento, attraverso lo studio di cose nuove, permette di non essere mai depressi e stanchi laudatores temporis acti, persone ripiegate su se stesse, che divengono un peso in famiglia e nella cerchia di amici e conoscenti. Chi è legato al passato, e ne tesse le lodi indipendentemente dalla realtà, è persona incapace di avere fiducia nelle proprie potenzialità. In questi casi è importante avere legami di affetto, o almeno di consuetudine, con chi invece è aperto al futuro e al presente, cerca di studiarli, certo che così riesce a vivere meglio, senza angosce e paure. Chi si impone di guardare avanti vede una realtà che può essere chiaroscura, ma è la sua, e quindi deve cercare di infilarvisi dentro per coglierne gli aspetti migliori, che sempre ci sono. La cecità pessimista uccide la speranza e così non si cambia nulla nella vita; si accetta il presente, talvolta anche colorandolo di tonalità più scure di quelle che sono in realtà.
Per apprendere è necessario utilizzare tutti i sensi; in alcuni casi è quindi importante farsi assistere dai tecnici per compensare eventuali deficit. I sensi sono la finestra sul mondo; ci permettono di ascoltarne tutti i rumori (con gli occhi, le orecchie, il naso, il tatto, il gusto). L’anziano non è mai troppo vecchio (escluso il caso di alcune malattie) per diventare incapace di interpretare una condizione e di darle un significato, perché, a seconda dei casi, oltre allo sguardo ha avuto la possibilità di udirne i segnali, di percepirne gli odori, di toccarli, talvolta anche di coglierne il sapore. Il nostro cervello è in grado di integrare la grande massa di dati che giungono da una passeggiata nella natura, dall’ascoltare un concerto, dal curiosare in una cucina durante la preparazione di un pasto, dal leggere un libro in una biblioteca, dall’entrare nella casa di un figlio, di un amico, della persona amata… Non si dispiaccia il lettore se avvicino realtà così apparentemente diverse, perché tutte sono esperienze vitali e tutte permettono di apprendere qualche cosa di nuovo, di piacevole o doloroso, di ricordarlo, per riceverne indicazioni importanti al fine di indirizzare la vita. Queste capacità di comprendere hanno inoltre la caratteristica di essere auto-riproduttive: l’oggi vivo induce a costruire un domani vivo. Al contrario, un oggi privo di stimoli induce ad abbandonare qualsiasi impegno, innescando tonalità vitali sempre più tristi e scure.
Per permettere un’evoluzione dei comportamenti positivi, contrastando le pigrizie dell’età, il desiderio di mettere “la poltrona al centro”, cioè la quasi naturale tendenza al riposo, è necessario essere in grado di controllare gli stress provocati da eventi negativi, sia situazioni non ricercate sia conflitti e tensioni che si possono creare, ma anche evitare. Lo stress, infatti, crea una barriera all’ingresso di qualsiasi stimolo proveniente dall’esterno, ne impedisce l’elaborazione e quindi toglie all’individuo ogni desiderio di crescere.
Ulteriore caratteristica che permette di apprendere e di memorizzare è la generosità, verso gli altri e verso se stessi. È un atteggiamento di fondo di apertura, di attenzione, di disponibilità, che permette un contatto più intenso con l’esterno e quindi con tutto quello che si vuole e si può apprendere. La generosità stimola la curiosità, impedisce la chiusura; chi è curioso ha uno sguardo sempre aperto verso l’esterno e così, a qualsiasi età, è persona che più facilmente studia, elabora e ricorda. La generosità verso gli altri è spesso accompagnata dalla generosità verso sé stessi, perché la persona non è avara di attenzione nei propri confronti, mantenendosi allenata e sempre pronta ad affrontare le difficoltà della vita. Non è mai troppo tardi, quindi. Per sé e per le comunità dove si vive è necessario costruire (o mantenere) la capacità di apprendere e di ricordare. Così si vive bene e si collabora alla costruzione di convivenze positive, città nelle quali è per tutti più facile vivere.
Marco Trabucchi è specialista in psichiatria. Già Professione ordinario di Neuropsicofarmacologia all’Università di Roma “Tor Vergata”, è direttore scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia e direttore del Centro di ricerca sulle demenza. Ricopre anche il ruolo di presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria e della Fondazione Leonardo.
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