All’ultimo Film Festival di Torino la diva hollywoodiana ha ricevuto la Stella della Mole alla carriera. Regista e produttrice, ha iniziato a Milano il suo percorso, quando sognava di fare la modella. Il sex simbol di Basic Instinct porta avanti battaglie umanitarie e sociali
Un vero sex symbol e, ancora oggi a 66 anni, una donna dal fascino e dall’intelligenza invidiabili. Sharon Stone è sempre stata una delle dive indiscusse di Hollywood. Eppure l’attrice, ospite dell’ultimo Torino Film Festival, dove ha ricevuto la Stella della Mole alla carriera, non si è sentita sempre capita. Il motivo? Essere donna.
Superati gli anta, la star americana, come molte altre colleghe, ha sentito di non avere più le stesse possibilità degli inizi. Si è sentita messa in dubbio da un mondo patriarcale come quello cinematografico. Dopo aver recitato in pellicole che l’hanno resa un’icona, da Basic Instinct a Casinò, e prodotto film come Pronti a morire, avrebbe voluto anche dirigerne uno. «Quando mi sono proposta agli Studios, ho sentito la resistenza al lavoro delle donne. La mia intelligenza era sprecata per insistere con uomini meno intelligenti di me. Purtroppo, ancora oggi intelligenza e bellezza sono un peso per le donne».
Spostando la riflessione sulla violenza di genere, Stone ha anche detto di sentirsi «una sopravvissuta e questo è stato possibile solo perché noi donne ci siamo sostenute le une con le altre. Ora anche gli uomini perbene ci dovrebbero aiutare, e ammettere che esistono uomini violenti e pericolosi, che vanno tenuti lontani».
Nel 1995 l’attrice ha prodotto Pronti a morire, di cui è stata anche protagonista femminile, e che ha riproposto a Torino. «In quel film diedi un ruolo importante a un giovane Leonardo Di Caprio e feci arrivare a Hollywood Russell Crowe – ha raccontato, parlando di quella esperienza -. Scelsi anche il regista, Sam Raimi, che fino a quel momento aveva fatto solo film di serie B. Dopo Pronti a morire la sua carriera ebbe una svolta, portandolo a dirigere la trilogia di Spider-Man. Non mi ha mai ringraziato per questo, né chiesto di lavorare di nuovo insieme». Poi la diva ha spiegato il perché le avessero offerto di produrre il film: «Non volevano pagarmi la cifra che chiedevo come attrice, ossia un milione di dollari. Non avevano mai pagato nessuna donna una cifra del genere. Io, però, ero convinta di valere quel denaro, visto il successo dei miei film precedenti. Così mi proposero quel milione, facendomi fare anche la produttrice. Quando chiesi una colonna sonora moderna da western, mi risposero di no. Insomma, potevo decidere, ma fino a un certo punto. E allora non ho più prodotto film per un lungo periodo».
Oggi Stone, più che recitare, preferisce dipingere, come racconta anche nei suoi post sui social. Presto presenterà una personale di quadri all’Ara Pacis di Roma. «In questo momento di conflitti, l’arte è il modo non politico che abbiamo per esprimerci, con grazia e senza violenza», ha detto la star, che porta avanti anche delle battaglie umanitarie e sociali, come la lotta all’Aids.
Per lei l’Italia è sempre stata importante. «A 19 anni mi sono trasferita a Milano per fare la modella. Ho avuto anche un fidanzato italiano. Sono tornata più volte in questo paese, ci ho portato i miei figli perché volevo che conoscessero quant’è ricca la cultura italiana». Uno dei suoi registi del cuore è stato Bernardo Bertolucci: «Un vero genio. Mi manca molto». Stone avrebbe potuto lavorare con Sergio Leone in C’era una volta in America: «Ho fatto diversi provini per quel film – ha rivelato -. Non sono stata presa perché avevo troppo seno e per il personaggio cercavano una ragazza che non ne avesse. Ho avuto, però, la fortuna di conoscere Robert De Niro, con cui sono diventata amica. Ho fatto altri casting per film dove c’era lui. Non mi hanno mai presa fino a quando Martin Scorsese non mi ha scelta per Casinò. Dopo quel film, però, hanno smesso di offrirmi ruoli interessanti. E così ho deciso di dedicarmi ad altro. Mi sono sposata, ho cresciuto i miei figli e ho ripreso a lavorare solo quando sono diventati più grandi».
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