Da una parte c’è Andrée, una donna di 91 anni; dall’altra c’è il giovane Saif di 22. Lei è francese, lui afghano. Da quando è avvenuto l’isolamento sanitario si chiamano ogni settimana, unendo l’utile al dilettevole. Andrée infatti può fare affidamento su un “amico di videochat”, mentre Saif si esercita parlando il francese.
Arriva dalla Francia questa iniziativa semplice ma geniale allo stesso tempo. Si tratta del progetto ShareAmi (tradotto suonerebbe come “Condividi un Amico”): prova a mettere in contatto gli anziani, ancora costretti all’isolamento preventivo vista l’emergenza Covid, con i giovani che non possono più viaggiare. A pensarlo e realizzarlo è stata l’Associazione no-profit Oldyssey, nota per il suo approccio al tema dell’invecchiamento nelle diverse culture grazie a molti progetti di scambio intergenerazionale.
Uno scambio “alla pari”
L’obiettivo di ShareAmi è costruire rapporti intergenerazionali, mettendo in comunicazione – tramite video chat – giovani studenti di francese con anziani che vivono in Francia. Uno scambio alla pari.
I primi, infatti, desiderosi di migliorare le loro conoscenze linguistiche, non possono più viaggiare e soffrono della socialità perduta. I secondi, dopo più di un anno di solitudine, hanno voglia di distrarsi, magari raccontando le loro esperienze di vita. «Lo scopo è sviluppare una solidarietà reciproca – spiega Juliette Neyran, fondatrice del progetto -, che permetta agli anziani di sentirsi utili e meno soli e ai giovani di praticare la lingua».
Come funziona ShareAmi
Le prime video chat sono avvenute con la collaborazione dell’Università inglese di Warwick, ma grazie ai Social l’iniziativa in pochi mesi ha superato i 7.000 iscritti sparsi nel mondo.
Le modalità del progetto sono descritte sulla pagina apposita del sito dell’Associazione. Qui è persino possibile trovare alcuni utili suggerimenti per “rompere il ghiaccio” della prima videochiamata. Ai giovani partecipanti, che devono avere meno di 35 anni, si richiede una conoscenza base della lingua francese e l’impegno a conversare con il loro amico almeno una volta ogni 15 giorni.
Per iscriversi bisogna compilare un modulo in cui sono richieste alcune informazioni di carattere personale. In questo modo i volontari possano formare una “coppia” con le caratteristiche giuste per durare a lungo.
Nuove amicizie crescono “a distanza”
Elliott ha 20 anni. Dopo l’interruzione del progetto Erasmus, è tornato in Inghilterra. Ora però ha una nuova amica: è l’ottantenne madame Tolu, ospite di una casa di riposo. Lei non ha più parenti che la vadano a trovare e lui si sta preparando per l’esame di francese. «Madame ha viaggiato molto – racconta Elliott – così abbiamo una passione in comune. Ma parliamo anche di sport, perché lei è stata una nuotatrice, e poi di politica, libri e tanto altro». Isabel invece di amiche ne ha trovate due, Martine e Marie-Christine e, pandemia permettendo, ha già un progetto per la prossima estate: andare in Francia per conoscerle di persona.
A scuola d’inglese in Brasile
Ma l’idea di fondo di ShareAmi viene da molto più lontano. Geograficamente parlando, ovvio. Nasce infatti da un’esperienza simile sperimentata in Brasile. Qui una scuola di lingue di San Paulo ha inserito, nel programma di studi, alcune sessioni di Skype in cui gli studenti parlano inglese con gli anziani ospiti della case di riposo in Inghilterra, Stati Uniti e Canada.
Oltre ad essere un modo “diverso” di praticare le lingue, il progetto ha un merito di fondo: vuole abbattere i pregiudizi di una società, quella brasiliana, che considera l’anziano non una risorsa ma un peso. Soprattutto a causa delle carenze strutturali nel settore della cura e dell’assistenza. Sebbene virtuale, l’incontro tra le generazioni aiuta i giovani a scoprire – a volte con stupore – i diversi punti di contatto tra persone di età differente. Anche così, dopo tutto, possono nascere nuove amicizie.
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