Ogni volta che vogliamo raggiungere un obiettivo, ci troviamo inevitabilmente davanti a una sfida. L’obiettivo che 50&Più si è posta per il primo mezzo secolo di attività è certamente quello di cambiare la rappresentazione e la percezione sociale delle persone anziane nel nostro paese. La sfida è stata quella di accompagnare questo cambiamento alla parallela evoluzione della società italiana, dal punto di vista tecnologico, demografico e di stili di vita, superando un pregiudizio resistente a tutti i cambiamenti, quello legato all’età.
Questo pregiudizio generico oggi ha una definizione e si chiama ageismo: ed è in sintesi la convinzione che le persone anziane non siano più in grado di contribuire in modo decisivo al vivere comune. È una convinzione insidiosa, talora silente, eppure riemerge nel tempo, talvolta con caratteristiche inaspettate. Pensiamo alla cesura storica della pandemia, che ha travolto gli anziani a partire dalle Rsa e isolato in modo particolare le persone agèe, considerate più fragili ed esposte. D’altro canto, questa stessa generazione era anche quella che aveva talvolta minori strumenti di ‘compensazione’ della deprivazione relazionale: dal vivere da soli alla minor confidenza con l’universo digitale. Come 50&Più abbiamo, come tanti altri, utilizzato le tecnologie per affrontare il momento, ma soprattutto abbiamo deciso di utilizzare il momento per formare e socializzare i nostri associati a queste stesse tecnologie.
La pandemia ci ha dunque insegnato che non sappiamo cosa riservi il futuro, ma che è possibile trasformare una debolezza in un’occasione per crescere, indipendentemente dall’età. Come diceva una famosissima trasmissione di tanti anni fa: «non è mai troppo tardi». È una lezione fondamentale che portiamo nel futuro del paese, che apre a una società demograficamente sempre più anziana, ma non per questo destinata inevitabilmente ad invecchiare nello stato di salute e nelle prospettive. Serve dunque una vera e propria alleanza tra generazioni, fondata su un principio in particolare: quello di partecipazione. Grazie alla partecipazione, infatti, si inverano i diritti e si consolidano le responsabilità. La partecipazione supera le distanze generazionali, sociali, economiche e crea ponti tra le vite delle persone, e anche dentro la propria stessa vita, contribuendo a tessere quel senso che ci fa sentire utili ad uno scopo più grande dell’orizzonte della nostra giornata e della nostra esistenza. Se la trasmissione citata prima ripeteva «non è mai troppo tardi», con 50&Più potremmo allora dire che «non è mai troppo presto»: non è mai troppo presto per partecipare, per lavorare insieme, per dare di (50&)più.
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