Chi sono i caregiver familiari? Un esercito silenzioso di donne e uomini spesso costretti a lasciare il lavoro per prendersi cura di un parente, anziano o con disabilità, aspettando una legge che non c’è, tra richieste di aiuto e lavori fermi in Parlamento
Caregiver familiare. Se ne parla da tanto, troppo tempo. Ne ha parlato proprio pochi giorni fa – martedì 25 febbraio scorso – la ministra della disabilità Locatelli, in audizione alla Camera (Commissione Affari Sociali). “Oggi non possiamo più permetterci di ritardare la risposta concreta che dobbiamo alle famiglie e soprattutto alle persone che, con dedizione e impegno, si prendono cura di un proprio caro”, ha detto, riferendosi alla legge che nel nostro Paese ancora non c’è. E sulla quale, ha aggiunto, “ancora ci sono diversi nodi da sciogliere, ma sono certa che siamo pronti per compiere questo percorso insieme e dare finalmente una risposta che raccolga le esigenze dei caregiver, in particolare familiari e conviventi”.
Caregiver familiare, chi è costui?
Ma chi è esattamente il caregiver familiare? In estrema sintesi, è la persona responsabile di un altro soggetto non autosufficiente, di cui si prende cura in un ambito domestico, in modo continuativo e costante. Di solito, si tratta del familiare di riferimento. Niente a che vedere, quindi, con il caregiver professionale, o assistente familiare (detto comunemente “badante”), incaricato (e remunerato) per accudire la persona non autosufficiente.
Più precisamente, si definisce caregiver familiare la persona che assiste e si prende cura di un familiare non autosufficiente entro il secondo grado o, in presenza di un handicap grave, entro il terzo grado.
Un “esercito silenzioso”
C’è chi li ha definiti un “esercito silenzioso”: perché i caregiver sono tanti, sì, sono operosi, sono fondamentali, ma non “fanno rumore”. Quasi sempre trascorrono gran parte del proprio tempo in casa, o comunque dediti alle necessità del proprio familiare, sia questi una persona anziana, o una persona con disabilità. Spesso sono costretti per questo a lasciare il lavoro (specialmente se si tratta di donne) e dover accettare una lunga serie di rinunce. In quanto ai numeri, secondo Istat (Indagine EHIS 2019), il totale dei caregiver familiari che ha fornito cure ed assistenza almeno una volta alla settimana a membri della propria famiglia ammonta, complessivamente, a oltre 7 milioni di persone. Netta la prevalenza di caregiver donne:4,1 milioni, circa il 60% del totale. In base a dati Epicentro – Istituto Superiore di Sanità, il 65% dei caregiver familiari sono donne di età compresa tra i 45 e i 55 anni.
Una legge che (in Italia) non c’è
Molti Paesi d’Europa hanno riconosciuto giuridicamente questa figura e i suoi diritti: come la Francia, che in materia ha una delle normative più avanzate, ma anche la Germania, la Spagna, il Regno Unito, la Svezia, i Paesi Bassi. Spostandosi verso Est, Ungheria e Slovenia hanno introdotto differenti forme di supporto a beneficio dei caregiver familiari. In Italia, ci stiamo ancora lavorando. Numerosi e diversi i riferimenti in varie normative, tra cui il Programma nazionale di Ripresa e Resilienza e la legge n. 33/2023 (la cosiddetta Riforma Anziani), che contengono riferimenti espliciti al caregiver familiare, figura cruciale soprattutto in quella domiciliarità che si intende implementare
Le iniziative parlamentari in attesa della legge che non c’è
Tuttavia una legge dedicata al caregiver familiare e destinata a riconoscerne ruolo, diritti e tutele, ancora non c’è. Esistono invece ben 12 proposte di iniziativa parlamentare, come ha ricordato martedì in audizione la stessa ministra Locatelli: “Cominciano ora le interlocuzioni dirette tra i ministeri della Disabilità e del Lavoro per scrivere la proposta. Sarà indispensabile, e molto utile, – ha sottolineato – il confronto nel corso dell’iter parlamentare, auspico infatti l’unificazione del testo con il lavoro già svolto in questi anni dalle commissioni parlamentari, che potranno contribuire certamente a migliorarlo”.
Ministra Locatelli: Tutele differenziate per i caregiver
Tra i punti cruciali, la definizione della platea e delle diverse tutele spettanti alle differenti tipologie di bisogno: “Tutele differenziate rispetto alle diverse intensità dei carichi di cura anche all’interno della stessa famiglia per avere diritto a supporti, sostegni e servizi di varia natura – ha detto a tal proposito la ministra – Dobbiamo individuare al meglio la platea. Dobbiamo individuare quali sono i sostegni migliori per le diverse figure che ci sono all’interno del nucleo familiare”.
La strada, insomma, è ancora lunga, mentre circa 7 milioni di caregiver familiari attendono di essere riconosciuti e tutelati.
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