L’Università di Pavia e Cooper Consumer Health presentano i risultati di una ricerca sulla sessualità maschile in Italia, evidenziando differenze generazionali nell’approccio ai problemi e l’importanza dell’educazione sessuale.
Una nuova ricerca condotta dall’Università di Pavia, in collaborazione con la società di ricerche Cooper Consumer Health, sta tracciando un quadro dettagliato della salute sessuale maschile in Italia.
La seconda fase dell’Osservatorio “Occupiamoci di uomini – La salute sessuale maschile fra tabù e disinformazione”, iniziato lo scorso giugno con il supporto di SIAMS (Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità), ha coinvolto un campione più ampio e diversificato di partecipanti, includendo uomini di diverse fasce d’età, le loro partner e un gruppo di uomini omosessuali. L’obiettivo è stato quello di comprendere come gli italiani vivono la sessualità e affrontano eventuali patologie correlate.
I risultati della ricerca
I risultati della prima fase avevano già evidenziato una netta divisione tra pazienti più anziani e più giovani. Gli uomini di 50 anni o più, secondo i medici intervistati, tendevano a nascondere le proprie difficoltà sessuali, rivolgendosi al medico solo in casi estremi. Spesso, questa reticenza era legata alla scarsa educazione sessuale ricevuta in famiglia e a scuola, impedendo un dialogo aperto con il partner e gli amici. Al contrario, gli uomini più giovani (sotto i 30 anni) mostravano una maggiore propensione a condividere i propri dubbi e a cercare aiuto, grazie a un approccio più libero e informato alla sessualità.
Imbarazzo e stigma sociale
La seconda fase della ricerca ha approfondito queste osservazioni, intervistando direttamente cinque gruppi di uomini eterosessuali le loro partner e un gruppo di uomini omosessuali. Analizzando il caso della disfunzione erettile, sono emersi aspetti interessanti a seconda della fascia d’età.
Tra gli uomini di 51-60 anni, l’imbarazzo e lo stigma sociale legati alla disfunzione erettile erano prevalenti. Molti intervistati hanno ammesso di rivolgersi al medico solo quando la situazione diventava insostenibile, provando profonda vergogna. L’invecchiamento veniva spesso usato come spiegazione, frenando la ricerca di una diagnosi e di una cura.
Le soluzioni preferite erano quelle di “auto-gestione”, disponibili in punti vendita di fiducia.
Rassegnazione (40-50 anni)
Nel gruppo di uomini tra i 40 e i 50 anni, la situazione era simile, ma con l’aggiunta di un forte desiderio di “normalità” e il rifiuto dell’idea di invecchiamento precoce. Solo i più giovani di questa fascia d’età si aprivano con gli amici, mentre gli altri tendevano alla rassegnazione. Anche in questo caso, l’accesso a soluzioni discrete e di facile utilizzo era fondamentale.
Il sarcasmo dei giovani (20-30 anni)
La situazione si ribalta nettamente nel gruppo dei 20-30enni. Questo gruppo, caratterizzato da un alto livello di istruzione, si mostrava molto più aperto al dialogo e meno intimorito dal confronto con i pari e con i medici. Anche se l’imbarazzo persisteva, non bloccava la ricerca di aiuto. Questo target ha mostrato anche una maggiore libertà nel parlare del proprio orientamento sessuale.
Un aspetto interessante emerso in questa fascia d’età è l’uso di toni sarcastici per sdrammatizzare la disfunzione sessuale, un atteggiamento che, seppur comprensibile, potrebbe ritardare l’accesso a cure adeguate.
Una nuova pubertà precoce
Un’altra tematica importante riguarda la pubertà precoce, influenzata dall’esposizione precoce a contenuti sessualmente espliciti attraverso i media digitali. Alcuni intervistati hanno descritto uno sviluppo sessuale anticipato, con possibili implicazioni negative sul benessere psicologico.
Le donne intervistate, partner di uomini con disfunzione erettile, hanno espresso una forte sensazione di esclusione quando il partner non condivideva il proprio disagio. Questa mancanza di comunicazione veniva percepita come una perdita di fiducia e complicità. La percezione del ruolo della sessualità variava a seconda delle circostanze e delle aspettative di genere, ma la mancanza di dialogo veniva sempre vista come un problema serio.
Consapevolezza e apertura
Infine, il gruppo di uomini omosessuali intervistati ha mostrato una maggiore consapevolezza sessuale e meno timore nel rivolgersi al medico, ma con l’esigenza di trovare un professionista sensibile e non giudicante. La sessualità era vista come parte integrante del benessere relazionale e identitario.
“Le nuove generazioni – ha concluso il Prof. Ceravolo, professore di sociologia presso l’Università di Padova– sono più aperte al confronto con una problematica sessuale, non hanno paura di parlarne con i contatti fidati e con un medico. Questo ci lascia ben sperare anche nell’approccio alla vita di coppia con un atteggiamento proattivo e rispettoso di sé e dell’altro. Le generazioni più adulte invece hanno un atteggiamento più chiuso”.
Un cambio generazionale
La ricerca evidenzia dunque un cambiamento generazionale nell’affrontare la salute sessuale maschile, con le generazioni più giovani che mostrano una maggiore apertura e proattività. L’arrivo di nuovi dispositivi medici, come un gel topico per la disfunzione erettile, facilmente accessibile e discreto, potrebbe ulteriormente facilitare l’approccio a queste problematiche. L’educazione sessuale e un dialogo aperto rimangono comunque fondamentali per superare i tabù e promuovere un benessere sessuale completo.
© Riproduzione riservata